Intervista
12:01 am, 11 Aprile 23 calendario
3 minuti di lettura lettura

Franco Nero: «Il mio segreto? L’entusiasmo»

Di: Orietta Cicchinelli
condividi

Un Franco Nero in forma smagliante e sempre a caccia di nuove idee. I suoi occhi azzurri si accendono davanti a ogni cosa. Che sia uno spettatore, un amico di un amico che gli si para davanti per salutarlo, uno sconosciuto ammiratore che ha visto e rivisto i suoi tanti film, e che aspetta con ansia le prossime produzioni e interpretazioni della star. Un grande attore, regista e anche produttore, che ha attraversato i due mondi, dal cinema alla tv. Di ieri e di oggi.

Una scoppiettante e lunga carriera

Franco Nero, pseudonimo di Francesco Clemente Giuseppe Sparanero (classe 1941, parmense di nascita, romano d’adozione), “scoperto” da Sergio Corbucci che diceva: «Ford aveva John Wayne, Leone aveva Clint Eastwood, io ho Franco Nero». L’attore dal cipiglio da valoroso” incanta e ammalia ancora, grandi e piccini. Dal 2011 una stella “brilla” col suo nome nella Italian Walk of Fame a Toronto (Canada). Il suo successo parte da Abele in La Bibbia (1965) di John Huston, a cui segue “Un tranquillo posto di campagna” (1968) girato in coppia con l’amata Vanessa Redgrave. Tanto per citare i più noti. Poi il filone del giallo politico italiano (Il giorno della civetta, 1968; Il delitto Matteotti, 1973; Marcia trionfale, 1976…) e i western all’italiana (Django, 1966) che lo consacrano definitivamente agli occhi di registi come Quentin Tarantino che lo vuole in un cameo di Django Unchained, pellicola omaggio alla stagione degli spaghetti western.

Tra i suoi migliori film, Querelle de Brest (1982) di Fassbinder, Il giovane Toscanini (1988) di Zeffirelli, Diceria dell’untore (1990) di Beppe Cino, Fratelli e sorelle (1992) di Pupi Avati, Jonathan degli orsi (1994) che ha anche sceneggiato e prodotto. Ora, a 82 anni suonati, non fa bilanci (“mai farne” ammonisce) anzi, rilancia. È uscito il 2 marzo “L’uomo che disegnò Dio”, un “film particolare”, di cui è protagonista, nella parte di un non vedente che, con gessetto, disegna le persone solo sentendo le loro voci.

Franco Nero e la genesi del film L’uomo che disegnò Dio

«Un amico mi ha dato la storia e mi ha chiesto di realizzarla. In America avevano fatto una cosa con un cieco che guida l’aereo, ma era davvero ridicola. Allora, con Lorenzo De Luca abbiamo scritto la sceneggiatura per mettere a fuoco i problemi legati alla cecità, e anche all’immigrazione e alla tv spazzatura che approfitta per fare audience».

E lo ha fatto con un cast stellare.
«Sì, Massimo Ranieri ha accettato con entusiasmo, come pure Kevin Spacey che è stato molto umile nel suo ruolo. Il film è stato girato d’estate a Torino: c’erano 38 gradi, e nel tendone da circo dove si svolgevano le riprese eravamo a 47 gradi!».

Anche Papa!

Sarà al cinema il 13 aprile con “L’Esorcista del Papa”, horror diretto da Julius Avery.
«Finalmente in un ruolo che mi mancava: quello del Papa! Così potrò dire di aver fatto davvero di tutto. E il protagonista del film, che vanta un cast internazionale, è il grande Russell Crowe».

Guardando al suo percorso, chiudendo gli occhi, come il suo personaggio cieco, lei cosa vede?
«Una stagione piena di cose e di incontri: sono stato in più di 100 paesi del mondo… Ho avuto una vita ricchissima e che ancora continua!».

Un sogno?
«C’è un copione di Elio Petri che vorrei realizzare e ho altri 100 progetti in mente».

Il segreto della sua longevità artistica?
«Sta tutto nell’entusiasmo! Come i fanciullo, io continuo a sognare sempre. Come scrive Giovanni Pascoli: in noi c’è un fanciullino che sa stupirsi e guardare sempre con occhi nuovi alle meraviglie che lo circondano».

11 Aprile 2023 ( modificato il 6 Aprile 2023 | 14:19 )
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo