Stadio della Roma Una causa da 100 milioni

ROMA La travagliata storia dello Stadio della Roma rischia di finire in tribunale, con una richiesta di danni nei confronti del Comune di Roma pari a 100 milioni di euro, nel caso in cui il Campidoglio formalizzi la revoca della delibera di pubblico interesse per l’opera.
A fine febbraio la nuova proprietà del club giallorosso, la famiglia Friedkin, ha scelto di non andare avanti con l’operazione ereditata dalla gestione di Jim Pallotta – che si trascina dal 2014 – il club ha specificato che, dopo la pandemia di Covid, «non sussistono più i presupposti per confermare l’interesse». Tre mesi dopo la giunta di Virginia Raggi ha spiegato di voler revocare la delibera che concede il pubblico interesse per la realizzazione dell’impianto. Nel frattempo la Cpi di Radova Vitek, che ha rilevato da Eurnova progetto e aree, non intende rinunciare all’operazione senza combattere. Mentre l’As Roma ritiene di avere diritto a lasciare Tor di Valle e scegliere una nuova area per avere uno stadio moderno e qualificato.
I 100 milioni stimati corrisponderebbero a quello che in linguaggio giuridico viene chiamato il «danno emergente», ovvero la somma degli investimenti già sostenuti e dunque certificabili. Ma a far lievitare ulteriormente la cifra potrebbe essere il lucro cessante, più difficile da stimare perchè considera tutti i profitti che avrebbero potuto essere realizzati con l’opera a regime. Anche in questo caso i legali sono al lavoro per quantificare la somma, si partirebbe da una base di 200-300 milioni. Il gruppo Cpi avrebbe richiesto un incontro alla Raggi per discutere della prosecuzione del progetto.
Nel frattempo l’atto di revoca della delibera di pubblico interesse giace da settimane all’ordine del giorno in Assemblea Capitolina per l’approvazione ma non è stato ancora messo in discussione. Rimbalza di seduta in seduta tra assenze dei consiglieri M5s e defezioni nella maggioranza, che ormai conta 20 voti (compreso quello della sindaca) su un’Aula di 49 eletti.