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4:18 pm, 6 Luglio 23 calendario

Caso Cospito, imputazione coatta per Delmastro. Ira di Palazzo Chigi. Le opposizioni: “Sottosegretario si dimetta”

Di: Redazione Metronews
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Il gip di Roma ha disposto l’imputazione coatta per il sottosegretario FdI alla Giustizia Andrea Delmastro indagato per rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso Cospito, l’anarchico detenuto al 41 bis.

Delmastro e il caso Cospito

Per il giudice in particolare sussiste sia l’elemento oggettivo che quello soggettivo del reato.
La Procura di Roma, che ora dovrà formulare una richiesta di rinvio a giudizio, aveva chiesto l’archiviazione per Delmastro ritenendo l’esistenza oggettiva della violazione ma che non ci fossero prove sull’elemento soggettivo, ovvero che fosse consapevole dell’esistenza del segreto.

Delmastro: “Prendo atto, insisterò per il non luogo a procedere”

“Prendo atto della scelta del Gip di Roma che, contrariamente alla Procura, ha ritenuto necessario un approfondimento della vicenda giuridica che mi riguarda – dichiara Andrea Delmastro delle Vedove, deputato FdI  e sottosegretario alla Giustizia-  Avrò modo, davanti al Giudice per l’Udienza Preliminare di insistere per il non luogo a procedere per insussistenza dell’elemento oggettivo, oltre che di quello soggettivo. Sono fiducioso che la vicenda si concluderà positivamente, convinto che alcun segreto sia stato violato, sia sotto il profilo oggettivo che sotto il profilo soggettivo”.

Fonti di Palazzo Chigi: “Una parte di magistratura fa opposizione?”

Dura reazione del governo sui casi Santanché e Delmastro. A 24 ore dell’informativa della ministra del Turismo in Senato e a poche ore dalla decisione del gip di Roma di disporre l’imputazione coatta per il sottosegretario alla Giustizia, arriva infatti una durissima la presa di posizione da parte di fonti di Palazzo Chigi. “In un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l’archiviazione e il” gip “imponga che si avvii il giudizio. In un procedimento in cui gli atti di indagine sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente nel giorno in cui si è chiamati a riferire in Parlamento, dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria. Quando questo interessa due esponenti del governo in carica è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione – la stilettata – E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee”.

«Con l’accusa di Palazzo Chigi alla magistratura di svolgere il ruolo di opposizione, lo scontro istituzionale assume un livello di gravità preoccupante –  rispondono  i capigruppo Pd di Camera e Senato Chiara Braga e Francesco Boccia – Sarebbe bene che la premier Meloni rendesse nota la sua posizione rispetto ad affermazioni uscite in forma anonima in prossimità dell’inizio del Consiglio dei Ministri. La destra vuole aprire uno scontro pericoloso e irresponsabile tra poteri dello stato che ci riporta ad anni difficili e rischia di minare il funzionamento delle istituzioni e il rispetto dei ruoli previsto dalla Costituzione».

“Assolutamente inaccettabile in un sistema democratico che, anziché rispondere alle gravi accuse nel merito, Palazzo Chigi alimenti un pericoloso scontro tra poteri dello Stato diffondendo una nota con toni intimidatori nei confronti della magistratura”, dice la segretaria Pd Elly Schlein. “A questo punto è inevitabile  che la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni esca dal suo silenzio e si assuma le sue responsabilità. Hanno passato il segno e non si può andare avanti così. Soprattutto se questo significa farlo ai danni del Paese che, nel frattempo, continua a non ricevere risposte”.

FdI: “Stupiti dalla decisione del Gip”

«Siamo stupiti dalla decisione del gip che ha disposto l’imputazione coatta dell’amico Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia – dice Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera – Ed è uno stupore più che motivato se solo si pensa che la Procura di Roma aveva chiesto l’archiviazione del procedimento aperto a suo carico. Siamo sempre stati convinti, e continuiamo ad esserlo, dell’inesistenza del reato che si vorrebbe contestare al collega Delmastro e siamo certi che nelle ulteriori fasi del procedimento si giungerà comunque a tale conclusione. Porgo intanto ad Andrea la vicinanza e la solidarietà umana e politica di tutti i parlamentari di Fratelli d’Italia».

“Non scherziamo, non se ne parla”. dicono autorevoli fonti di governo all’Adnkronos, circa l’ipotesi di dimissioni del sottosegretario alla Giustizia. L’ipotesi di un passo indietro di Delmastro dal ruolo che riveste nel dicastero di via Arenula non sarebbe dunque sul tavolo –“resta dov’è, le dimissioni non gli sono state chieste né lo saranno”-, mentre le stesse fonti non nascondono la sorpresa per la decisione del gip arrivata dopo che la Procura di Roma, che ora dovrà formulare una richiesta di rinvio a giudizio, aveva chiesto l’archiviazione per Delmastro ritenendo l’esistenza oggettiva della violazione ma che non ci fossero prove sull’elemento soggettivo, ovvero che fosse consapevole dell’esistenza del segreto.

L’opposizione: “Delmastro si dimetta”. “Meloni e Nordio ora chiariscano”

“Se non ci fosse stato il mio esposto alla Procura della Repubblica, l’uso spregiudicato che Delmastro e Donzelli hanno fatto di atti riservati dello Stato sarebbe passato come se nulla fosse. La decisione della Procura di Roma è una buona notizia perché non c’è nessun cittadino, a maggior ragione parlamentare o esponente di governo che debba poter pensare di utilizzare atti riservati dello Stato come strumento per attaccare l’opposizione”. Così il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli.

Andrea Delmastro
Andrea Delmastro

“Nonostante le critiche ricevute per aver presentato tale esposto – prosegue – oggi chi deve chiarire sono la presidente Meloni e il ministro Nordio che, in un incredibile e inaccettabile difesa del sottosegretario di Stato, sono riusciti ad affermare che i documenti resi pubblici da Delmastro non erano atti riservati. Non solo uno sgradevole venir meno del senso delle istituzioni, ma è una questione che pone un interrogativo per me preoccupante: ovvero come le ragioni del diritto, della legge a cui tutti siamo obbligati a rispondere, a maggior ragione da chi sta al Governo, siano state piegate dalla presidente Meloni e dal ministro Nordio per difendere il proprio rappresentante politico di riferimento con dichiarazioni e lettere inqualificabili”. “Auspico che, a prescindere dall’esito giudiziario, Delmastro rassegni immediatamente le proprie dimissioni da sottosegretario di Stato alla Giustizia“, conclude.

“Il gip di Roma chiede l’imputazione coatta per Delmastro. Il sottosegretario che ha usato informazioni riservate contro avversari politici. Non poteva che finire così. Crolla l’imbarazzante e imbarazzata difesa di Nordio. Ancor più grave la copertura politica di Giorgia Meloni”, dice Peppe Provenzano, deputato del Pd e responsabile Esteri, Europa e Cooperazione internazionale della segreteria.

“La notizia dell’imputazione coatta del sottosegretario alla Giustizia Delmastro per rivelazione di segreto d’ufficio non è un fulmine a ciel sereno. Abbiamo sostenuto sempre, in sedi politiche e istituzionali, come l’utilizzo da parte del sottosegretario alla Giustizia, esponente di spicco del partito della presidente Meloni, di informazioni riservate fosse rivolto come unico obiettivo a colpire l’opposizione. E ben prima che la Procura di Roma aprisse un fascicolo, peraltro non su nostra richiesta. Tesi smentita improvvidamente più volte dalla stessa presidente Meloni e dal ministro Nordio, il quale in Parlamento in diverse occasioni ha confermato come per gli uffici non fossero riservate quelle intercettazioni di conversazioni in carcere di Cospito, veicolate da Delmastro a Donzelli e utilizzate contro il Pd in Aula alla Camera”, affermano la deputata Pd Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del partito, i deputati Silvio Lai e Andrea Orlando e il senatore Walter Verini. “Non resta che attendersi un chiarimento politico e istituzionale da parte della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del ministro della Giustizia Nordio su un affare che si configura come un gravissimo e illecito utilizzo delle prerogative istituzionali per colpire un avversario politico, un grave precedente”.

6 Luglio 2023
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