Covid
12:40 pm, 28 Ottobre 22 calendario

Covid, addio al bollettino quotidiano. Reintegrati medici no vax

Di: Redazione Metronews
condividi

Addio al bollettino quotidiano su casi, morti e ricoveri Covid: la conta giornaliera diventerà un report settimanale, ogni venerdì e saranno reintegrati i medici non vaccinati.
Lo ha deciso il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che “a 6 mesi dalla sospensione dello stato d’emergenza, e in considerazione dell’andamento del contagio da Covid-19, ritiene opportuno avviare un progressivo ritorno alla normalità nelle attività e nei comportamenti, ispirati a criteri di responsabilità e rispetto delle norme vigenti”, informa il ministero.
Pertanto, annuncia una nota da Lungotevere Ripa, “anche in base alle indicazioni prevalenti in ambito medico e scientifico, si procederà alla sospensione della pubblicazione giornaliera del bollettino dei dati relativi alla diffusione dell’epidemia, ai ricoveri e ai decessi, che sarà ora reso noto con cadenza settimanale, fatta salva – si precisa – la possibilità per le autorità competenti di acquisire in qualsiasi momento le informazioni necessarie al controllo della situazione e all’adozione dei provvedimenti del caso”.

Verso il reintegro dei 3400 medici no vax

Si va anche  verso il reintegro in servizio del personale sanitario sospeso perché non vaccinato contro Covid-19. Questo il percorso deciso da Schillaci, che annuncia un provvedimento in preparazione. “Per quanto riguarda il personale sanitario soggetto a procedimenti di sospensione per inadempienza all’obbligo vaccinale e l’annullamento delle multe previste dal dl 44/21, in vista della scadenza al prossimo 31 dicembre delle disposizioni in vigore e” alla luce “della preoccupante carenza di personale medico e sanitario segnalata dai responsabili delle strutture sanitarie e territoriali – si legge in una nota del dicastero – è in via di definizione un provvedimento che consentirà il reintegro in servizio del suddetto personale prima del termine di scadenza della sospensione“.Un provvedimento che incontra il favore dell’ordine dei medici: “Il ragionamento fatto dal ministro della Salute Orazio Schillaci è di buon senso e saggezza. Sono circa 4mila i medici sospesi che potranno tornare a lavorare in ospedale o comunque a disposizione della direzione” spiega Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri. “Noi è da luglio che chiediamo un intervento perché il tempo dell’obbligo vaccinale anti-Covid per i sanitari è finito, vista la situazione epidemiologica e della stessa malattia, che è molto cambiata – aggiunge Anelli – Su questo dobbiamo tornare a una normalità, ovvero ad adottare i provvedimenti ordinari previsti dalla legge 81: il direttore generale e il medico competente possono stabilire quali sono le regole di sicurezza e come determinare una corretta gestione del persone negli ospedali”.
I medici sospesi per inadempienza dell’obbligo vaccinale, in procinto di essere reintegrati in anticipo rispetto alla scadenza del 31 dicembre, come annunciato oggi dal ministro Orazio Schillaci, sono circa 3.400. E’ il dato più aggiornato, risalente al 20 settembre, in possesso della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), secondo cui a quella data i medici e odontoiatri sospesi erano 3.394, lo 0,7% dei 472.981 iscritti agli Albi, mentre erano 4.432 il 23 luglio scorso.

Esperti divisi

“E’ una decisione che mi lascia molto perplesso quella di Schillaci: l’importante è che almeno l’accesso ai dati sia garantito. Le strategie di comunicazione per il pubblico sono discrezionali, ma l’andamento dell’epidemia è preoccupante e quindi l’occhio degli epidemiologi è fondamentale» dice Walter Ricciardi, docente di Igiene all’università Cattolica di Roma e consigliere dell’ex ministro Speranza «E’ un errore gravissimo inoltre far tornare i sanitari non vaccinati a lavorare. Io avrei tenuto anche le mascherine nei luoghi affollati dove ci sono fragili. Dunque lasciare gli operatori non vaccinati accanto ai più deboli in ospedale è un errore gravissimo nei confronti di loro stessi e soprattutto dei pazienti”.

“Trovo la decisione di togliere il bollettino giustissima.  E’ necessario togliere l’isolamento obbligatorio dei positivi, creare bolle nei reparti e togliere il bollettino quotidiano. Inoltre andrebbero fatti meno tamponi anche a chi entra in ospedale. Mi sembra si vada nella direzione di una normalizzazione del fenomeno e questo è importante». E’ il commento dell’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. «Schillaci ha dato un «messaggio giusto di un uomo di sanità» – aggiunge -. Credo vada valutato bene anche il reintegro dei sanitari. Secondo me è buona norma che un medico e un infermiere si protegga dalle infezione. Oggi è meno urgente, ma io preferisco avere personale nel mio reparto comunque protetto. Si potrebbe pensare a un obbligo solo in reparti delicati: terapia intensiva, al pronto soccorso e in malattie infettive».

Stop al bollettino dopo due anni e mezzo

Si chiude quindi simbolicamente un’epoca, dopo oltre due anni e mezzo durante i quali non c’è stato un solo giorno, domeniche e festivi compresi, in cui gli italiani non conoscessero nel dettaglio il numero di contagi nelle 24 ore precedenti, suddivisi per regioni, a cui si aggiungono i ricoveri, le terapie intensive, i guariti, i decessi, il numero di tamponi e il numero delle persone attualmente malate. Una storia che inizia il 23 febbraio 2020: solo due giorni prima, a Codogno, la notizia del primo contagio interno di Covid in Italia, il «paziente 1» Mattia Maestri, nemmeno quarantenne e in terapia intensiva. Parte il rito della lettura dei dati nella sede della Protezione Civile, da parte dell’allora capo del dipartimento Angelo Borrelli. Il tempo del lockdown, varato pochi giorni dopo, e del dolore, in cui gli italiani intorno alle 17 di ogni pomeriggio si sintonizzano per seguire, prima con speranza poi con crescente angoscia, l’andamento di dati terribili, fino al tanto atteso calo di fine primavera. Il bollettino diventa una sorta di istituzione: nella directory della Protezione Civile che li raccoglie tutti il primo file Pdf è datato 2 marzo 2020, un’era geologica fa: i casi totali erano 2.036 (oggi sono oltre 23 milioni), e in molte Regioni del Sud la casella segnava ancora zero. Inevitabili, trattandosi di numeri, le letture contraddittorie o errate: la prima questione fu su quale fosse il dato più rilevante per capire cosa stava succedendo: Borrelli dava lettura della variazione nel numero dei malati attuali, che da un punto di vista di protezione civile è ovviamente il più interessante perchè sono persone che hanno bisogno di assistenza, e per alcuni giorni l’equivoco serpeggiò anche nei media, per poi dirottarsi tutti sul dato che davvero interessava ai fini dell’andamento epidemiologico, ossia la variazione dei casi totali (quello degli attualmente positivi è un numero viziato dai guariti e dai deceduti, che escono dal «bacino» dei malati). Sulla scorta dello stesso principio, dopo un anno il bollettino cambiò con una aggiunta significativa: al numero delle terapie intensive totali, che variava in base ai nuovi ricoveri ma ovviamente anche alle dimissioni e ai decessi, venne aggiunto quello degli ingressi giornalieri in rianimazione.

Mattarella: battaglia non ancora vinta. Elogio ai medici

“Dopo oltre 2 anni e mezzo di pandemia, non possiamo ancora proclamare la vittoria finale sul Covid-19. Dobbiamo ancora far uso di responsabilità e precauzione. La sanità pubblica ha il compito di mantenere alta la sicurezza soprattutto dei più fragili, dei più anziani, di coloro che soffrono per patologie pregresse”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della celebrazione al Quirinale de ‘I Giorni della ricercà Airc.  “Tuttavia – ha proseguito il Capo dello Stato – sentiamo che il periodo più drammatico è alle nostre spalle. La scienza è stata decisiva. Come lo è stata la dedizione del personale sanitario, in ogni ruolo”.  “Se oggi possiamo, nella gran parte dei casi, affrontare il Covid come se si trattasse di un’influenza poco insidiosa, è perché – ha ribadito Mattarella – ne è stata fortemente derubricata la pericolosità per effetto della vaccinazione; della grande adesione alla vaccinazione, dovuta all’ammirevole senso di responsabilità della quasi totalità dei nostri concittadini, sollecitati a farvi ricorso dalla consapevolezza di salvaguardare, in tal modo, la salute propria e quella degli altri”.

28 Ottobre 2022
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo