Nuove intercettazioni a “Mafia Capitale”

ROMA Avrebbero dovuto testimoniare al processo Mafia Capitale. E invece non hanno nemmeno avuto il tempo di sedersi di fronte ai giudici dell’aula bunker di Rebibbia. L’avvocato di Luca Gramazio, Antonio Giambrone, ha deciso di rinunciare alla  testimonianza dei 15 presidenti del municipio in carica nel 2014, dopo averli convocati con urgenza la scorsa settimana per  difendersi dalle nuove contestazioni mosse dai pm al suo assistito.  Per Giambrone, infatti sono stati sufficienti le parole rese di fronte al tribunale dal’assessore regionale al bilancio Alessandra Sartore e dal direttore del dipartimento regionale Marco Merafini, i quali entrambi hanno assicurato di non aver mai subito pressioni da Luca Gramazio per dirottare fondi regionali sui municipi di Roma Capitale.
Nel frattempo però, il pm Luca Tescaroli ha depositato un nuovo gruppo di intercettazioni fra cui una in particolare del 29 settembre 2014 in cui Massimo Carminati e Salvatore Buzzi discutono dei progetti per i municipi. “Gliele devi dare a Luca, lui le presenta, a chi le do?”, dice Buzzi parlando della documentazione necessaria per accedere a fondi regionali. “Benissimo, gliele do a pranzo, gliele do”, risponde subito Carminati, che insieme allo stesso Buzzi e a Fabrizio Testa incontrerà l’ex consigliere regionale Luca Gramazio al ristorante il Casale, dove “al termine del pranzo – si legge nell’informativa del Ros – era possibile osservare  Testa mentre consegnava della documentazione cartacea a Gramazio che quest’ultimo visionava e poi deponeva in una copertina di plastica trasparente da portare con se”.
Agendo in questo modo, secondo l’accusa, l’ex capogruppo Pdl si sarebbe messo a disposizione del sodalizio criminale, che puntava in particolare, oltre ad Ostia, ai fondi per i progetti da realizzare in primo municipio, nel terzo, nell’Undicesimo e al Bioparco. “Guarda Massimo – dice Buzzi a Carminati, in un’altra intercettazione – questi sono gli emendamenti perchè i presidenti del municipio ci chiedono che vogliono le ricevute delle presentazioni”.
MARCO CARTA