Cinema
11:00 pm, 18 Ottobre 22 calendario
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Placido: «Caravaggio mi ricorda Pasolini»

Di: Orietta Cicchinelli
Caravaggio
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“L’ombra di Caravaggio” di Michele Placido conquista la festa del Cinema di Roma.

La pellicola (dal 3 novembre in sala) conta su un cast di razza: Riccardo Scamarcio, Louis Garrel, Isabelle Huppert, Micaela Ramazzotti, Tedua, Gianluca Gobbi, Vinicio Marchioni, Alessandro Haber. Scritto, diretto e interpretato da Placido che (50 anni di carriera e 4 di lavoro sul progetto all’attivo) firma il suo 14° film da regista riprendendo un’idea del 1968 quando, giunto a Roma, frequentava l’Accademia d’arte drammatica.

All’ombra di Giordano Bruno

«Questo film è maturato all’ombra di Giordano Bruno, la statua di Campo de’ fiori, quando da ragazzo partecipavo alle manifestazioni contro la guerra nel Vietnam. Appena arrivato a Roma ero ignorante e con un compagno di accademia abbiamo pensato di scrivere un testo in cui Caravaggio incontra Giordano Bruno». Così Michele Placido racconta la genesi di “L’ombra di Caravaggi”. Idea nata nel ’68 che è stata ripresa dell’attore e regista pugliese 5 anni fa quando ne ha parlato con lo sceneggiatore Sandro Petraglia.

«Con lui ho fatto Pummarò, Romanzo criminale, La piovra e mi conosce bene – continua Placido – ci siamo chiesti cosa c’è dietro quei quadri, cosa rappresentano? Alcuni capirono subito la grandezza di quelle opere, ma compresero anche che potevano rendere la vita difficile a Caravaggio. Dicevano che era venuto dalla Lombardia a distruggere la pittura».

Caravaggio come Pasolini

«Il percorso che ha fatto Caravaggio mi ricorda quello che ha fatto Pasolini quando è venuto a Roma. Anche lui arrivava dal Nord e partiva dalla borgate. Caravaggio partiva dai luoghi più malfamati e qui nasce questa nuova forma di “mise en scene”: io sono convinto che lui faceva delle vere e proprie prove teatrali. E aveva i suoi attori che erano queste persone. Mi fa ricordare Pasolini con i personaggi delle periferie, poi raccontati nei film come Accattone». Spiega ancora Michele Placido.

«Lui era un credente che segue la strada del Vangelo. Sapeva a memoria il Nuovo Testamento ed è questo l’aspetto che più mi ha interessato di lui. Le persone che amava erano gli ultimi. Inoltre, vere compagne della sua vita sono state le prostitute. È vero che era omosessuale, ma le persone che gli stavano più vicino e che lui amava di più erano le prostitute, quelle che lo capivano veramente. Caravaggio oggi? Avrebbe fatto il reporter di guerra, per la sua grande capacità di immortalare il momento» chiosa Placido.

Scamarcio seconda scelta

Placido, che dice di aver scelto Riccardo Scamarcio in un secondo momento (“quando ho deciso mi hanno sconsigliato di prendere lui come protagonista dicendo che Riccardo è antipatico per certe sue prese di posizione. Io ho risposto: ma perché, Caravaggio era simpatico?», il racconto di Placido), aggiunge: «Metto in scena l’uomo, non l’artista. Nel film non si vede praticamente mai che dipinge – racconta – era un grande mistico, un grande conoscitore dell’anatomia. Conosceva bene le posizioni dei corpi che aveva studiato. Per me è come un regista contemporaneo: i suoi quadri hanno i protagonisti in luce, ma dietro non ci sono scene. Sul nero lui incide le figure del personaggi e poi sopra ci mette la sua sensibilità, i suoi colori, la sua armonia. Qui sta l’idea del film».

L’umanità di Caravaggio

E per raccontare la vita di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio da una prospettiva inedita, inventa il personaggio dell’Ombra (Garrel). Un investigatore che spia il pittore per conto di Paolo V. Caravaggio non è solo una rockstar ante litteram e un genio maledetto, ma anche un ribelle contro il potere che non accetta l’urgenza di verità insita nei suoi dipinti. L’umanità sofferente, gli ultimi, gli oppressi che nelle tele l’artista eleva a santi, apostoli, madonne o addirittura a Cristo è troppo per la Chiesa di allora. E il film cerca di ricostruire il vero di un passato contaminato, lontano da una rappresentazione patinata, per restituire la dimensione umana e dolorosa del pittore e del suo tempo. Una ricerca di autenticità che si evince nella scelta delle location, nelle ricostruzioni scenografiche, nei costumi e nelle tecniche sofisticate usate per riprodurre quadri celebri.

Alice nella Città con Dylan e Hopper Penn

Restando alla Festa di Roma ma in casa Alice, è stato il giorno dei fratelli Dylan e Hopper Penn protagonisti del film in Concorso “Sings of Love”, intensa opera prima di Clarence Fuller. Frankie vive in un quartiere malfamato di Philadelphia con la sorella alcolista e il nipote, al quale vorrebbe riuscire a dare una vita migliore. L’incontro con Jane, ragazza sorda di famiglia facoltosa, lo porterà a sperare nell’amore e nel futuro.

 

18 Ottobre 2022
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