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5:00 am, 8 Marzo 24 calendario

Festeggiare le donne per riconoscere loro identità e diritti

Di: Patrizia Pertuso
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“Donne”: cinque semplici lettere che nella lingua italiana servono a designare, come riporta il dizionario Treccani, “individui di sesso femminile che hanno raggiunto la maturità sessuale e quindi l’età adulta. Come in altre specie animali, anche in quella umana esiste una distinzione tra i due sessi basata sulle differenze biologiche tra l’organismo maschile e quello femminile”.

Non esiste una donna “al singolare”

Già in questa breve definizione si fa riferimento ad alcuni aspetti che definiscono il suo “ruolo”: la maturità sessuale, l’età adulta, la distinzione biologica tra i due sessi. Tre ambiti che, però, non sono universali variando in base al significato che si dà loro nei diversi modelli culturali. Perché non può esistere una “donna” al singolare: esiste una persona di sesso femminile che ogni cultura definisce secondo i suoi parametri.

Essere donna oggi in Italia è sicuramente diverso dall’esserlo in un contesto islamico o giapponese. Ma c’è un sottile filo che lega queste persone tra loro. Essere donna, oggi, significa dover lottare. Molto più degli uomini e in qualsiasi settore.

Femminicidi, violenze sessuali, maltrattamenti e stalking in casa e sul lavoro

Numeri alla mano, per quello che riguarda l’Italia: solo nel 2023 ci sono stati 118 femminicidi, di cui 96 avvenuti in ambito familiare e affettivo (i dati sono del Ministero dell’Interno). Quest’anno, fino al 3 marzo scorso, ne sono stati compiuti 20, tre in più rispetto allo stesso periodo del 2023. Secondo il report della Polizia, stilato per la Giornata internazionale dei diritti della donna, le violenze sessuali sono passate da 4.497 nel 2020 a 6.062 nel 2023, lo stalking da 16.744 casi a 18.664, i maltrattamenti da 21.709 a 24.474.

Numeri che dovrebbero far riflettere, se non tutto l’anno, almeno oggi (state tranquilli: da domani si può tornare a far finta di niente, se ce la fate). Dietro ogni numero c’è il corpo di una donna, vissuto sempre come qualcosa che si può oggettivare e, quindi, usare. Tanto in casa che sul posto di lavoro. Dove, secondo Fondazione Libellula, sette su dieci hanno subìto molestie, avendo ricevuto complimenti, allusioni e osservazioni sul proprio corpo che le hanno messe a disagio.

Lasciando l’Italia e allargando il quadro, la situazione non migliora affatto.

Per l’Oms la violenza di genere coinvolge un terzo delle donne nel mondo

Lasciando l’Italia e allargando il quadro, la situazione non migliora affatto. Secondo l’Oms la violenza di genere coinvolge circa un terzo delle persone di sesso femminile in tutto il mondo, indipendentemente dalla loro appartenenza alle diverse fasce della popolazione. Si tratta di un problema che si manifesta in vari contesti che contribuiscono in maniera importante alla costruzione della propria identità e del proprio benessere. Donne usate. Donne abusate. Fisicamente o psicologicamente. Donne che cercano, malgrado tutto e tutti, di crearsi un loro spazio in società che di spazi non ne offrono. Ancora oggi, nel 2024.

Parità di genere insufficiente per il 63% delle donne

Cinque italiani su 10 ritengono che l’attuale livello di parità di genere sia insufficiente, mentre per quasi 3 (il 28%) è sufficiente e solo per poco più di 2 (il 23%) è buono. Questi i dati del report FragilItalia “Osservatorio sulla parità di genere”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, per il quale le cose cambiano in peggio se dalla valutazione complessiva si passa a quella espressa dalla componente femminile. L’attuale livello di parità di genere è infatti ritenuto insufficiente da più di 6 donne su 10 (il 63%), mentre per il 24% è sufficiente e solo per il 13% buono. E si fa riferimento ad aspetti specifici: nelle relazioni, nel campo dell’istruzione e del lavoro, nella conciliazione vita-lavoro, nella vita pubblica e istituzionale, nel riconoscimento delle donne da parte delle imprese e nel livello di sicurezza. Quest’ultimo è giudicato insufficiente dal 63% delle donne.

Lavoro femminile, l’Italia all’ultimo posto nell’Unione Europea

Secondo il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum in Italia lavora poco più di una donna su due, un numero che pone il Paese all’ultimo posto per occupazione femminile in Europa, con quasi 15 punti percentuali in meno rispetto alla media Ue. Non solo, la busta paga arriva lo stesso giorno degli uomini, ma lo stipendio delle donne è diverso, mediamente più basso. E per raggiungere la parità dei salari bisognerà aspettare 130 anni, cinque generazioni. Anche rispetto all’importo mensile delle pensioni, le donne prendono il 36% in meno degli uomini. Le donne occupate sono circa 9,5 milioni, mentre i maschi che lavorano sono circa 13 milioni. A questo si aggiunga che una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro: il 52%, lo fa per esigenze di conciliazione con la famiglia e per il 19% per considerazioni economiche.

Amnesty International denuncia l’obbligo del velo alla guida in Iran

Intanto, da Amnesty International arriva la denuncia contro l’obbligo del velo anche all’interno delle auto in Iran; per chi non segue le regole, punizioni precise tra cui la confisca dei veicoli. Secondo la vicedirettrice per Medio Oriente e Nord Africa, Diana Eltahawy, si tratta di «un sinistro tentativo di indebolire la resistenza al velo obbligatorio» attraverso un’attività che mira a «terrorizzare donne e ragazze sottoponendole a costante sorveglianza e attività di polizia».

«L’accesso ai trasporti, agli aeroporti e ai servizi bancari viene regolarmente negato e subordinato all’uso del velo da parte delle donne», ha aggiunto. Altrimenti, si rischia il processo: nello scorso gennaio è stata eseguita una condanna alla fustigazione con 74 frustate contro una giovane donna, Roya Heshmati, per essere apparsa senza velo in pubblico.

PATRIZIA PERTUSO

 

8 Marzo 2024 ( modificato il 7 Marzo 2024 | 17:50 )
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