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3:07 pm, 14 Dicembre 23 calendario

Slitta ancora la ratifica del Mes. Opposizione scatenata: “Meloni in difficoltà, gioco delle tre carte”. E spunta un nuovo fax: ok deciso molto prima, non “col favore delle tenebre”

Di: Redazione Metronews
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Slitta ancora una volta, alla prossima settimana, l’esame dell’Aula della Camera della ratifica del trattato sul Mes, sul quale pesa l’ostilità di FdI e Lega e che viene ancora considerato dal Governo Meloni, in una logica “a pacchetto”, come carta nelle trattative sul Patto di Stabilità nella Ue.

Lo slittamento è stato stabilito dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio.

Mes, Lupi: “Noi favorevoli, ma…”

«L’indicazione del Parlamento sul Mes è stata molto chiara: è importante che si modifichino i criteri del Meccanismo, noi siamo favorevoli alla ratifica e alla possibilità di finanziare crescita e sviluppo. Ma questo potrà avvenire solo dopo che verrà cambiato il Patto di stabilità», scrive su X il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi.

Il nuovo fax: tutto stabilito dal 10 dicembre 2020

Ma intanto è spuntato un nuovo documento, dopo quello mostrato in aula da Meloni. Che dimostra come tutto era già stabilito, ma non dal 20 gennaio, come si legge nel fax mostrato ieri  da Giorgia Meloni per puntare il dito contro Giuseppe Conte e il suo governo, accusati dalla premier di aver agito alla chetichella sul Mes “col favore delle tenebre”. Ma  in realtà molto prima, più di un mese prima.

Il fax sventolato da Meloni

Si tratta di un appunto informativo, su carta stampata della Farnesina e datato 10 dicembre 2020, in cui si predispone – si legge- che, “a seguito dell’intesa raggiunta dall’Eurogruppo lo scorso 30 novembre” e che avrebbe avuto “formale luce verde” l’indomani, la firma “sarà apposta dai Rappresentanti permanenti presso l’Unione europea dei Paesi parte degli accordi, a margine del Coreper II del prossimo 27 gennaio”, come fatto dall’ambasciatore Maurizio Massari, citato ieri in Aula al Senato sempre dalla premier.

Come si giunse a quel 10 dicembre che figura nel nuovo documento?

Il 30 novembre 2020 l’Eurogruppo, presente l’allora ministro dell’Economia e attuale sindaco di Roma Roberto Gualtieri, diede il disco verde alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità.

Il 9 dicembre, quando l’allora premier Conte tenne le sue comunicazioni in Parlamento alla vigilia del Consiglio europeo chiamato a ratificare l’accordo raggiunto dall’Eurogruppo, venne approvata una risoluzione di maggioranza -allora composta da M5S, Pd e IV- che dava mandato al governo per il via libera alla revisione del Mes. Una scelta che, per giunta, creò un terremoto interno al M5S, con una fronda che a Roma disertò il voto, e 4 europarlamentari grillini -Piernicola Pedicini, Rosa D’Amato, Ignazio Corrao ed Eleonora Evi- che abbandonarono il gruppo pentastellato in segno di dissenso anche per la scelta assunta sul Mes. I vertici, in una riunione di fuoco del 4 dicembre, avevano infatti deciso di opporsi all’attivazione del Mes, ma di non fare ostruzionismo sul pacchetto di riforma. Una decisione sofferta, a cui il Movimento era giunto spaccato: ad avvelenare il clima, anche una lettera di protesta inviata da ben 58 parlamentari anti-Mes. Sulla stessa linea per giunta anche Beppe Grillo, che in quei giorni di fuoco dal suo blog aveva puntato il dito contro il Meccanismo europeo di stabilità, definendolo uno strumento “inutile” e “inadatto”. Si era arrivati a parlare, in quelle settimane, di una crisi di governo, che venne poi scongiurata: a far cadere Conte ci pensò, poco più di un mese dopo, Matteo Renzi.

Opposizione scatenata sul Mes

«Cari Giuseppe Conte e Giorgia Meloni ma secondo voi un cittadino può capire questa specie di gioco delle (tre) carte che state facendo sul Mes? Potete più semplicemente spiegare al paese se siete pronti a votarlo o meno?». Lo scrive sui social il leader di Azione, Carlo Calenda.

“In Senato è emersa la difficoltà della premier Meloni ad affrontare un tema, quello della ratifica del Mes, su cui in Europa la stanno aspettando al varco”. Lo dice a Radio Leopolda il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva. “Se solo l’Italia non affronta la ratifica, è inutile immaginare che il Mes possa essere usato come elemento negoziale per altre partite, come quella sul Patto di stabilità. Meloni avrebbe avuto molta più forza se si fosse presentata al consiglio europeo con l’approvazione del Mes. E invece resta un tema che corrode dall’interno il governo e la maggioranza e non fa bene all’Italia”.
“Quando il populismo sale al governo, e vale per Meloni come per Conte che si è espresso contro il Mes dopo che il suo esecutivo l’aveva votato, viene a galla tutta la sua inadeguatezza. E oggi  siamo nella situazione paradossale per cui alla Camera assistiamo ad un ostruzionismo alla rovescia, la maggioranza che prende tempo per non discutere del Mes e non decidere, dimostrando le proprie contraddizioni interne”.

«La maggioranza ha confuso il Natale con il Carnevale, facendo qui alla Camera dei Deputati, come ieri, ostruzionismo a se stessa per non ratificare la riforma del Mes. Una maggioranza ed un governo che hanno delegittimato il parlamento con sistematici voti di fiducia oggi la maggioranza si trasforma in opposizione. Mentre il paese aspetta norme per finanziare la sanità, la scuola pubblica e il diritto allo studio, le pensioni, i provvedimenti contro la crisi ecologica». Lo afferma il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs Angelo Bonelli.

«Siamo al grottesco: mi stupisco che mentre Meloni è a Bruxelles per il consiglio europeo, la maggioranza anzichè supportarla dia questo spettacolo indecoroso dell’ostruzionismo. Se c’è un modo per dare un’idea di un governo fragile, incapace di decidere, voi lo state facendo». Lo ha detto nell’aula di Montecitorio il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova.

«Sulla questione del Mes il governo sbaglia. Siamo l’unico Paese che non ha ratificato una riforma che ha pochissimo rilievo, un meccanismo che non ha molta importanza che ci mette in una situazione di inutile isolamento». Lo dice il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ex ministro dell’Economia del governo Conte bis. «In Europa si negozia, si tratta anche duramente ed è giusto difendere l’interesse nazionale, ma solo se serve. Per il Mes è inutile mentre sul Patto di stabilità bisogna invece negoziare duramente».  E poi: «Se si tratta di negoziare la riforma del trattato, l’Eurogruppo a cui ho partecipato ha concluso bene il negoziato, il Parlamento ha votato, il ministro ha firmato. Ma non alla chetichella, nelle tenebre come dice la Meloni. Alla luce del sole, basta leggere i giornali», spiega Gualtieri.

«Ricapitoliamo: ieri Meloni sventola un fax pensando sia la pistola fumante con cui cogliere Conte con le mani nella marmellata. Invece agitava la corda con cui si sta legando a doppio nodo alla ratifica del Mes – scrive  Michele Gubitosa, vicepresidente del M5S – Non solo ha mentito sulla data del documento per perorare la stucchevole litania del favore delle tenebre, ma ignora il fatto che ogni decisione sul dossier Mes è passato dal dibattito parlamentare a cui lei stessa ha partecipato. Evidentemente, devono esserci due Meloni in giro: una che sedeva in Parlamento durante quei passaggi, che cantava l’inno italiano a Bruxelles dietro gli striscioni contro il Mes e un’altra che piega la realtà dei fatti alle sue volontà di scaricabarile e che è pronta a ratificare il Mes. Una Meloni a due facce, pronta a perderle entrambe con il suo elettorato davanti all’ennesima inversione a U».

14 Dicembre 2023
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