Salario minimo, la Cassazione: “Retribuzione sia proporzionata e sufficiente”, potrà essere fissata dal giudice

La Cassazione anticipa la politica stabilendo che il Salario minimo costituzionale può essere fissato dal giudice in modo che sia proporzionato e sufficiente a garantire gli standard minimo di legge.
La Cassazione nelle sentenza 27711, di cui LaPresse ha preso visione, fissa una serie di paletti.
I giudici e il salario minimo
Il giudice deve in via preliminare fare riferimento alla contrattazione nazionale di categoria, dalla quale però può “motivatamente discostarsi” se questa è in contrasto con il principio di proporzionalità e sufficienza fissati dalla Costituzione.
In secondo luogo, ai fini della determinazione del “giusto Salario minimo costituzionale” il giudice può riferirsi a contratti collettivi di settori affini.
Infine, nell’opera di verifica della retribuzione minima adeguata il giudice può fare riferimento all’occorrenza a indicatori economici e statistici, come suggerito dalla Direttiva Ue dello scorso anno.
La Corte ha così accolto il ricorso presentata dal dipendente di una cooperativa. La cornice è l’articolo 36 della Costituzione, che prevede che “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa“. Ma anche la direttiva 2022/2041 che ha l’obiettivo della “convergenza sociale verso l’alto” dei salari per assicurare condizioni di vita dignitosi.
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