Villaggio Olimpico in anticipo. Ma è caos sulla pista da bob
Il cantiere del villaggio olimpico per Milano-Cortina 2026 è in anticipo di tre mesi rispetto alla tabella di marcia. A dirlo oggi il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi inaugurando il progetto artistico “Scalodarts – L’arte urbana a Scalo Romana”.
«L’ottimismo e la fiducia non devono essere un’ossessione, ma quando c’è una concretezza che qui tocchiamo con mano è bene metterla in campo. Qui abbiamo delle soluzioni che si stanno portando avanti. Arriveremo alla chiusura del cantiere del Villaggio Olimpico sei mesi prima dell’apertura delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi e siamo tre mesi in anticipo rispetto al piano. È un meraviglioso esempio che va coltivato», ha detto.
«Un’eredità formabile è quella che vogliamo lasciare per ogni appuntamento sportivo, qui ci saranno 1.400 atleti e poi 1.700 studenti. Grazie a chi lavora, alle imprese che stanno rispettando gli impegni assunti e a Coima», ha aggiunto.
Entro 48 ore la decisione sulla pista da bob
Ma intanto tiene banco la questione della costosissima pista da bob di Cortina, la cui costruzione non è neanche iniziata, con un costo stimato di oltre 81 milioni di euro. Dopo l’ultima gara andata deserta, si fanno sempre più probabili le opzioni di spostare le gare sull’impianto di Torino o in Austria.
«Sulla pista da bob, skeleton e slittino ci siamo riservati circa 48 ore per decidere, al fine di ottenere le informazioni e i dati che serviranno a chi dovrà prendere la decisione. Perché noi diamo indirizzi politici, poi a prendere la decisione tecnica sarà una società che si chiama Simico», ha speigato il ministro.
«Il piano B – aggiunge – è nelle opzioni. E, siccome non ce n’è soltanto una, a seconda delle opzioni ci sarà la soluzione del problema. Non abbiamo un piano B, ma semplicemente dobbiamo rispettare un contratto con il Comitato olimpico internazionale e questo faremo». E sulle opzioni estere aggiunge: «Nelle opzioni – conclude – ci sono offerte anche di località straniere. Valuteremo tutte le opzioni, con la lucidità e la freddezza necessaria. Quelle straniere non sono le prime scelte».
Malagò: «Aspettiamo con grandissima urgenza di sapere che ne sarà del bob»
«Noi non costruiamo le opere», gli ha fatto eco il presidente del Coni, Giovanni Malagò, «Noi aspettiamo con grandissima urgenza, penso al massimo nel giro di pochi giorni, di avere» una risposta «da parte di chi ha oneri o onori di occuparsi della realizzazione della venue. Vorrei ricordare che abbiamo vinto presentando una candidatura con un dossier in cui il bob, lo skeleton e lo slittino» sono previsti a Cortina. «Qualsiasi altra alternativa la stiamo valutando, perché il nostro mestiere è capire la soluzione migliore», ha aggiunto.
Quale potrebbe essere l’alternativa? «Io in testa magari ce l’ho ma siamo ancora fiduciosi che nel giro di qualche giorno rispettiamo gli impegni che abbiamo preso», ha sottolineato. A chi gli chiedeva se quella di Torino possa essere un’ipotesi concreta, Malagò ha replicato: «Io non posso rispondere, perché è chi deve realizzare l’opera che deve dire sì e noi a quel punto come comitato organizzatore lo recepiamo». L’uso di una struttura esistente accorcerebbe i tempi? «Certo che ridurrebbe costi e tempi, però c’è un problema: se c’è un impianto esistente tu lo devi adottare alle nuove esigenze e implica che devi spendere molti altri soldi», ha chiarito il numero uno del Coni.
Cirio ricandida Torino
Intanto il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, ha ricordato l’utilizzabilità dell’impianto di Cesana: «Abbiamo fin dal primo giorno ribadito agli organizzatori olimpici che noi qua abbiamo un patrimonio straordinario che è fatto dal palazzo del ghiaccio, dalla pista del bob di Cesana e da tante infrastrutture che possono essere opportunamente messa a disposizione con costi molto inferiori, risparmiando denaro pubblico e non inquinando l’ambiente, perché costruire nuove opere vuol dire invadere la montagna».
«Credo che sarebbe paradossale andare a spendere soldi pubblici all’estero quando a pochi chilometri di distanza, in Italia, abbiamo impianti come quelli di Cesana che abbiamo messo a disposizione e che permetterebbero di far risparmiare soldi, tutelare l’ambiente e sentirci tutti con spirito olimpico italiano», ha concluso.
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