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4:03 pm, 9 Giugno 23 calendario

Migrazioni e asilo, cosa cambia per l’Italia con il nuovo Patto Ue

Di: Redazione Metronews
Migrazioni e asilo
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L’Italia è tra gli Stati maggiormente interessati dal nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo. Al punto che nella giornata di negoziati di ieri al Consiglio Affari interni Ue a Lussemburgo ha avuto un ruolo determinante. In particolare l’Italia può ritenersi soddisfatta, come riferito anche dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dalla solidarietà concreta che potrà manifestarsi sotto diverse forme: dai nuovi fondi ai ricollocamenti (comunque non obbligatori). Nel dettaglio, è prevista la creazione di un nuovo fondo europeo gestito dalla Commissione europea per interventi nei Paesi terzi di origine e transito dei flussi, dedicato al rafforzamento della dimensione esterna su cui l’Italia punta tanto anche con il suo Piano Mattei per l’Africa. In questo fondo confluiranno i contributi di solidarietà versati dagli Stati membri che non accettano ricollocamenti. Gli ormai famosi 20 mila euro per ogni migrante non accettato dagli altri Paesi non finiranno nelle casse italiane, per scelta del Governo di Roma, ma andranno ad alimentare il fondo europeo.

Migrazioni e asilo con solidarietà

Per la prima volta, la solidarietà diventa un obbligo giuridico permanente. Ossia tutti i Paesi dell’Unione dovranno offrire solidarietà a seconda del Pil e della popolazione, secondo un criterio di equità. Quest’obbligo dovrà concretizzarsi in un minimo di 30 mila redistribuzioni ogni anno. Anche i migranti economici potranno essere ricollocati, e non solo i rifugiati, e il Paese di destinazione non potrà più scegliere arbitrariamente chi accettare e chi no. Se le ricollocazioni offerte non raggiungeranno la soglia minima, il Paese beneficiario avrà diritto a chiedere a titolo di compensazione l’interruzione dei trasferimenti dei dublinanti (cioè la ripresa in carico di quanti si erano trasferiti in altri Stati membri, obbligatoria secondo le regole vigenti). Vengono inoltre superate le regole di Dublino con passaggio da una responsabilità permanente dei Paesi di primo ingresso per le persone non riconosciute come non bisognose di protezione (i migranti economici illegali) a una responsabilità di soli 15 mesi.

Differenziati gli arrivi dagli sbarchi

I casi Sar (sbarcati da operazioni di ricerca e soccorso in mare) che per la prima volta vengono differenziati dai comuni arrivi irregolari. Pertanto sul piano della durata la responsabilità per i migranti sbarcati viene dimezzata rispetto ai normali arrivi irregolari (mantenuta a 12 mesi, contro i 24 proposti dalla presidenza di turno dell’Ue); sul piano dei criteri di assegnazione della responsabilità, vi è il ribilanciamento, per cui i Paesi di migrazione secondaria devono giustificare il loro rifiuto di prendere in carico i migranti. È prevista una revisione del sistema istituito dal Regolamento sulle procedure di frontiera, dopo un anno di applicazione al fine di garantire un primo test di sostenibilità. Infine è previsto un Piano di finanziamenti straordinario, a carico del bilancio Ue, per il rafforzamento delle capacità ricettive e dei sistemi di asilo dei Paesi di primo ingresso più esposti alla pressione migratoria.

9 Giugno 2023
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