nucleare
10:12 am, 22 Marzo 23 calendario

Uranio impoverito, di cosa si tratta (e i rischi di contaminazione)

Di: Redazione Metronews
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L’uranio impoverito è il sottoprodotto del processo di arricchimento dell’uranio. Viene definito impoverito perchè durante il processo di arricchimento la percentuale dell’isotopo fissile U-235 viene ridotta dallo 0,7% allo 0,2%.

La radioattività dell’’uranio impoverito

Ha una radioattività corrispondente a meno del 60% di quella dell’uranio naturale. L’uranio allo stato naturale non ha la durezza del tungsteno, ma può essere indurito. Alla fine si forma un unico grande cristallo metallico, una struttura fortissima, che ha il vantaggio di costare meno del tungsteno e di avere un impatto devastante sugli obiettivi colpiti, per esempio i carri armati nemici. Le armi all’uranio impoverito sono da sempre anche il simbolo di un grande successo tecnologico.

Secondo un documento del Los Alamos National Laboratory del 1 marzo 1991 ‘l’uranio ha una modesta emissione di radioattività, le particelle emesse sono di tipo alfa. Esplodendo nebulizza nell’aria un aerosol di polveri chimicamente tossiche. Se ingerite, queste polveri possono danneggiare gli organi interni”.  Gli effetti delle armi di questo tipo sono micidiali, sia per i militari che subiscono gli attacchi, che per le popolazioni che abitano quei territori, anche molti anni dopo la fine di un conflitto.

Da 12 kg di uranio naturale si ottengono all’incirca 1 kg di uranio arricchito al 5% di  e 11 kg di uranio impoverito.

Utilizzo militare come proiettile perforante

L’uranio impoverito viene usato nelle munizioni anticarro e nelle corazzature di alcuni sistemi d’arma. Se adeguatamente legato e trattato ad alte temperature, l’uranio impoverito diviene duro e resistente come l’acciaio temperato. In combinazione con la sua elevata densità, se usato come componente di munizioni anticarro esso risulta molto efficace contro le corazzature, decisamente superiore al più costoso tungsteno monocristallino, il suo principale concorrente. Negli anni Sessanta le forze armate Usa iniziarono ad interessarsi all’uso dell’uranio impoverito. La tipica munizione all’uranio impoverito è costituita da un rivestimento  che viene perduto in volo per effetto aerodinamico e da un proiettile penetrante, chiamato “penetratore”, che è la parte che effettivamente penetra nella corazzatura.

Quando un penetratore all’uranio impatta su un obiettivo, o quando un tank con corazzatura all’uranio prende fuoco, parte dell’uranio impoverito brucia e si frammenta in piccole particelle. I penetratori all’uranio impoverito che non colpiscono l’obiettivo possono rimanere sul suolo, essere sepolti o rimanere sommersi nell’acqua, ossidandosi, disgregandosi e decadendo naturalmente nel corso del tempo. La dimensione delle particelle di uranio create, la facilità con cui esse possono essere inalate o ingerite e la loro capacità di muoversi attraverso l’aria, la terra, l’acqua o nel corpo di una persona dipendono dalla maniera in cui si è polverizzato l’uranio impoverito metallico.

22 Marzo 2023
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