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4:23 pm, 18 Gennaio 23 calendario

Perquisizioni nel reparto Oncologia dell’ospedale di Trapani

Di: Redazione Metronews
Perquisizioni nel reparto
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Perquisizioni nel reparto Oncologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani, dove sarebbe stato eseguito l’esame del Dna necessario alle cure chemioterapiche cui doveva essere sottoposto Matteo Messina Denaro. L’ex latitante si presentò come Andrea Bonafede, l’alias utilizzato anche a Palermo. Risulta indagato il primario e oncologo Filippo Zerilli per procurata inosservanza della pena aggravata, stessa ipotesi contestata al medico di base Alfonso Tumbarello che a Campobello di Mazara, paese dove ha passato gli ultimi sei mesi di latitanza l’ex padrino, ha firmato che richieste di accesso alle cure presso la clinica palermitana La Maddalena. I magistrati della Procura di Palermo sono convinti che sia necessario accendere i fari sul mondo dell’amministrazione e su quello della sanità per ricostruire la vasta rete della latitanza del superboss, catturato in una clinica privata. Seguendo il “percorso” di cura dell’ex padrino di Castelvetrano, afflitto da un forma aggressiva di cancro al colon, emergono infatti diverse figure in camice bianco. Oltre al medico di base 70enne di Campobello di Mazara – paese dove il capomafia avrebbe passato gli ultimi sei mesi della sua latitanza – è stato iscritto nel registro degli indagati anche un oncologo dell’ospedale di Trapani, dove sarebbe avvenuto il primo esame istologico.

Perquisizioni nel reparto a Trapani

«Apprendo dalla stampa che alcuni colleghi iscritti all’Ordine dei medici di Trapani risulterebbero coinvolti – afferma il presidente dell’Ordine dei medici di Trapani, Vito Barraco – nell’inchiesta relativa all’arresto del latitante Matteo Messina Denaro. Pur non avendo ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte delle Procure interessate, oggi stesso avvierò l’iter di accertamento di eventuali violazioni del codice deontologico da parte dei colleghi che risulterebbero coinvolti nell’inchiesta giudiziaria». E aggiunge: «Farò partire le convocazioni per i medici che risulterebbero coinvolti nell’inchiesta e da qui a dieci giorni sarò io stesso ad ascoltarli, così come previsto dal nostro regolamento nazionale. Una volta redatto il verbale di audizione, lo stesso verrà poi trasmesso al Consiglio di disciplina dell’Ordine che deciderà sull’avvio o meno di un eventuale procedimento disciplinare. Per i reati più gravi il Consiglio di disciplina può anche procedere alla sospensione immediata dall’Ordine dei medici».

Si valuta l’espulsione dall’Ordine

«Qualsiasi favoreggiamento della mafia è incompatibile con la professione». A ribadirlo è Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, a proposito delle indagini per favoreggiamento che stanno coinvolgendo dei medici che avevano avuto in cura Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza. «Qualsiasi attività di collaborazione, fiancheggiamento o favoreggiamento della mafia è per noi un elemento di gravissima compromissione dell’esercizio professionale – spiega Anelli – perchè la nostra missione nell’essere medici è legata principalmente alla salute delle persone e, al contrario, i comportamenti mafiosi hanno creato tanti morti e tante sofferenze. È compito della magistratura chiarire le posizioni degli indagati. In linea generale – specifica Anelli – a un medico non può essere contestato di aver prestato le proprie cure nei confronti di un indagato, la nostra professione non fa distinzioni. Ciò che può essere invece contestato è se, nell’esercizio di questa professione, il comportamento del medico abbia favorito dei comportamenti mafiosi ostacolando le indagini degli inquirenti».

18 Gennaio 2023
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