Messina Denaro
7:59 pm, 23 Gennaio 23 calendario

Arrestato anche Bonafede: “Uomo d’onore al servizio del boss”

Di: Redazione Metronews
Matteo Messina Denaro audio
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Il geometra con la passione per i viaggi Andrea Bonafede in realtà era un “uomo d’onore riservato “al servizio del boss latitante Matteo Messina Denaro. Dunque intorno alle 19 i carabinieri del Ros lo hanno arrestato nella casa della sorella a Tre Fontane, a Campobello di Mazara (Trapani).

Bonafede “’affiliato riservato” al servizio  di Messina Denaro

L’uomo, al momento dell’arresto, non ha detto una parola. E’ salito sull’auto dei carabinieri in silenzio. Durissimo il gip Alfredo Montalto nella ordinanza di custodia cautelare. Il giudice per la indagini preliminari ricorda il “ruolo di eccezionale rilevanza sia fattuale che simbolica ricoperto da Messina Denaro nell’ambito dell’associazione mafiosa”.

“La figura del Bonafede appare, dunque, piuttosto riconducibile a quella dell’affiliato riservato al servizio diretto del capomafia – scrive il gip di Palermo Alfredo Montalto – E tale qualifica appare confermata dal protrarsi nel tempo della condotta del Bonafede e dalla reiterazione di condotte di diversa tipologia attuate da quest’ultimo per consentire al Messina Denaro non soltanto di proseguire la sua latitanza, ma altresi e soprattuto per mantenere il suo ruolo di comando nell’organizzazione mafiosa ben dimostrato dalle molteplici risultanze delle indagini che in questi anni hanno condotto ad innumerevoli arresti di affiliati oltre che da ultimo, al momento dell’arresto del Messina Denaro, dalla sua disponibilità di ingenti risorse economiche che non possono trovare altra spiegazione se non nella detta persistenza del ruolo direttivo ed operativo al vertice dell’organizzazione mafiosa”.

L’identità ceduta

«L’odierno indagato, come si è detto, ha consapevolmente fornito a Matteo Messina Denaro, per oltre due anni, ogni strumento necessario per svolgere le proprie funzioni direttive: identità riservata, un covo sicuro, mezzi di locomozione da utilizzare per spostarsi in piena autonomia», sostiene il gip che ha disposto la misura cautelare del carcere. «Risulta inconfutabilmente accertato, innanzitutto – aggiunge il Gip – l’utilizzo da parte del latitante Messina Denaro Matteo dell’identità del Bonafede, il quale, a tal fine, gli ha fornito, direttamente o indirettamente, la propria carta di identità (sulla quale il Messina Denaro ha apposto la propria effige fotografica), la tessera sanitaria (e, quindi, anche il codice fiscale), l’immobile nel quale abitare e le autovetture necessarie per gli spostamenti senza esporsi al rischio di essere individuato dalle Forze di Polizia da molti anni impegnate nella sua ricerca».

 

23 Gennaio 2023
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