Mourinho, finale di Tirana: “Per me sarà la più importante”
Mourinho: la finale di Tirana «per me sarà la più importante». Mourinho e la Roma. La Roma e Mourinho. Un rapporto che l’allenatore giallorosso ha voluto stretto, strettissimo fino a dire, lui che ha vinto 25 trofei, che «questa finale, per me, sarà la più importante. Perché devo ancora giocarla e magari vincerla». Brodo di giuggiole per i tifosi. Ma prima, però, c’è da andare a Torino, per affrontare i granata in un match importante per l’Europa. «E io sento troppa euforia», osserva José Mourinho, prima a Sky e poi in conferenza, alla giornata media organizzata dalla Uefa a Trigoria.
Mourinho e la finale di Tirana contro il Feyenoord
A Roma si parla solo della finale contro il Feyenoord. Ovvio. Dei due uomini in dubbio (Smalling e Mkhitaryan), del fatto che vincerla può cambiare una stagione e forse anche il futuro. «Per me giocare una finale – dice Mourinho – è sempre importante. Arriveremo dopo aver giocato 15 partite, un impegno che in campionato abbiamo pagato, per questo vogliamo vincere. Abbiamo iniziato ad agosto, abbiamo viaggiato tanto, giocando partite difficili, specialmente in trasferta. Giocare in Europa e poi in campionato, quasi sempre contro squadre che si preparavano in una settimana, significa pagare in punti. Guardando la classifica rivedo subito le partite di giovedì e gli errori arbitrali. Dovevamo essere già quinti e con tanti punti di vantaggio, invece tra errori degli arbitri, del Var, nostri e miei ora non è così. Ma, ripeto, non pensiamo alla Conference».
La finale non è ancora vinta, Mourinho e l’ambiente romano
Roma è in festa. Come se avesse già vinto la Coppa, come se il campionato fosse già finito e con risultati lusinghieri, invece che un possibile settimo posto. Dopo il pari contro il Venezia già retrocesso in Serie B, il pubblico ha acclamato squadra ed allenatore: un fatto che ha stupito i commentatori di mezzo mondo ed in primo luogo il tecnico portoghese («è un fenomeno sociale»). Ma la verità è che la Conference non è ancora vinta. Ed il campionato non è ancora chiuso. Un fatto di mentalità: «All’Inter, nel 2010, prima della finale di Champions sapevamo che c’era la partita decisiva per lo scudetto e abbiamo pensato solo a quella. Qui no e per me non è facile far capire la mentalità: si parla solo della finale con il Feyenoord. Ma prima c’è il Torino». Piccole, ma grandi differenze.
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