nucleare
4:47 pm, 4 Marzo 22 calendario

“Radiazioni nucleari, danni anche a bassi dosaggi”. Boom iodio

Di: Redazione Metronews
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“Le radiazioni nucleari che possono essere emesse da una centrale nucleare danneggiata sono nocive per l’uomo anche a bassi dosaggi e fanno danni a lungo termine. In Ucraina ci sono 15 centrali nucleari attive. Evidentemente il rischio che possano essere colpite accidentalmente o volontariamente in una situazione di guerra c’è, perché non esistono le bombe intelligenti”. Lo dice Umberto Tirelli, oncologo e direttore scientifico del Tirelli Medical di Pordenone, commentando le notizie sulla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, di cui le forze militari russe hanno preso il controllo e dove, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia nucleare (Aiea) non c’è stato nessun rilascio di radiazioni nell’ambiente.

Il caso Chernobyl

“Una nuova Chernobyl non può essere esclusa in uno scenario di guerra”, ribadisce l’oncologo che spiega i pericoli per la salute. “Le radiazioni di questo genere colpiscono le cellule alterando il Dna. Le persone più vicine alla fonte di radiazione muoiono, come è successo a Chernobyl per le persone che hanno lavorato là dopo l’incidente e hanno cercato di riparare il danno. Ma anche le persone più lontane subiscono irradiazioni che possono causare molti problemi, in particolare oncologici. Organo bersaglio è la tiroide che assume lo iodio radioattivo. Ma anche il midollo può essere colpito, con il rischio di leucemie, più temibili per la maggiore mortalità: il cancro alla tiroide, infatti, può essere curato nel 90% dei casi”.
Tirelli ha ricordato che le radiazioni che potrebbero essere emesse da un incidente nucleare “sono dannose anche in dosi piccole, aggiungendosi agli altri rischi ambientali, dall’alimentazione al radon, gas naturale radioattivo. Mi auguro che non si verifichi mai un incidente del genere che rappresenterebbe un danno nel danno per la popolazione ucraina che sta vivendo un momento di grande fragilità sul piano sanitario e delle possibilità di cura. L’emergenza sanitaria in Ucraina è sotto gli occhi di tutti. Teniamo conto che oggi nel Paese non ci sono interventi chirurgici, non ci sono trattamenti per malattie importanti come il cancro”, conclude Tirelli.

Radiazioni nucleari, il boom dello iodio

L’inizio dell’invasione russa in Ucraina e i combattimenti intorno alla centrale nucleare di Cernobyl hanno innescato in Belgio un boom della domanda di compresse anti radiazioni a base di iodio. Nel Paese che ospita sette reattori nucleari ancora in funzione (il cui spegnimento è previsto per il 2025) le compresse di ioduro di potassio vengono distribuite gratuitamente dalle farmacie su semplice presentazione della carta d’identità.

L’Associazione dei farmacisti belgi ha segnalato che solo giovedì scorso – quando sono arrivate le prime notizie sui combattimenti vicino alla centrale nucleare ucraina nota per il tragico incidente del 1986 – sono state consegnate 1.500 scatole da 10 compresse. Venerdì e sabato la domanda è salita a 4 mila confezioni al giorno e si stima che lunedì le consegne abbiano toccato quota 30 mila. Ritmi che si stanno avvicinando al record storico registrato nel mese di marzo 2018, quando vennero consegnate fino a 45 mila confezioni di compresse al giorno durante l’attuazione del piano di sicurezza nucleare.
Il nuovo boom della domanda ha costretto l’Agenzia federale belga per il controllo nucleare a ricordare che le compresse di iodio non vanno assunte preventivamente o di propria iniziativa, ma solo su indicazione delle autorità. «L’attuale situazione in Ucraina non richiede l’uso compresse di iodio», ha rassicurato l’Agenzia su Twitter.

Lo iodio e i rischi di cancro

Come ricordato dal giornale Le Soir, se lo iodio radioattivo viene rilasciato nell’aria, l’assunzione di ioduro di potassio «satura la ghiandola tiroidea, prevenendo così l’assorbimento di iodio radioattivo» e il conseguente «rischio di cancro alla tiroide».
Tuttavia «le pastiglie di iodio non offrono protezione contro altre sostanze radioattive» dalle quali, in caso di emergenza, è necessario ripararsi. Inoltre l’uso delle compresse è raccomandato solo per le persone in determinate fasce d’età. In caso di fuoriuscita di radiazioni, i minori di 18 anni, in particolare i più piccoli, sono maggiormente a rischio di sviluppare tumori. Lo stesso vale per le donne in gravidanza o in allattamento, mentre gli adulti dai 18 ai 40 anni hanno meno probabilità di sviluppare il cancro alla tiroide. Il rischio si abbassa ulteriormente per gli over 40, rendendo l’uso delle compresse «controproducente e persino potenzialmente tossico», ha chiarito l’Agenzia federale belga per il controllo nucleare ricordando che lo ioduro di potassio aumenta il rischio di disfunzioni della tiroide. Di qui l’appello ai cittadini a non assumere le compresse per un rischio attualmente inesistente.

Richiesta di nuovi bunker

La Svizzera e i bunker contro radiazioni nucleari

Dopo l’attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhya e le numerose domande da parte dei concittadini sule radiazioni nucleari, la Confederazione Svizzera ha pubblicato on line quanto al momento previsto per la protezione della popolazione su rifugi, scorte di emergenza, app e modalità informative per l’allerta, compresse allo iodio ed afferma: “In relazione alla situazione attuale, non vi sono scenari che rendano necessaria la distribuzione o l’assunzione delle compresse allo iodio. Attualmente la Confederazione rinuncia pertanto a ordinare misure di protezione previste per il caso di conflitto nucleare”.

La Svizzera dispone di circa 365mila rifugi privati e pubblici e circa 9 milioni di posti protetti per i suoi abitanti, che corrispondono ad un grado di copertura superiore al 100%. L’attribuzione della popolazione ai rifugi sarà resa nota quando la situazione nel campo della politica di sicurezza lo renderà necessario. I cantoni sono responsabili di elaborare e aggiornare regolarmente il piano d’attribuzione dei rifugi. In situazioni normali i rifugi vengono utilizzati soprattutto per altri scopi, come cantine, depositi o locali per associazioni. In caso di bisogno possono essere commutati in breve tempo in rifugi per la protezione della popolazione. La preparazione dei rifugi, come lo sgombero e l’equipaggiamento, avvengono solo su ordine delle autorità. I rifugi sono progettati in modo da permettere un soggiorno breve o lungo (da qualche ora fino a diversi giorni).

La popolazione deve poter provvedere al proprio sostentamento per diversi giorni senza aiuti esterni. A tal fine l’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico del Paese (Ufae) raccomanda di tenere delle scorte d’emergenza sufficienti per circa una settimana. Queste dovrebbero comprendere in primo luogo alimenti a lunga conservazione e 9 litri d’acqua per persona nonché i medicinali più importanti.

4 Marzo 2022
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