È un record dell’Italia cambiare legge elettorale
ROMA Le due leggi elettorali al momento in vigore per Camera e Senato sono figlie di due pronunciamenti della Consulta che ne ha cassato alcune parti incostituzionali. Il “Porcellum” era stato varato nel 2006 e l’“Italicum” appena nel 2015. Prima, dal 1994, c’era il Mattarellum, e prima ancora il proporzionale della Prima Repubblica, su cui intervennero i referendum. Se non ci saranno ulteriori interventi del Parlamento, già con le modifiche della Corte le schede con cui gli italiani votano da 11 anni a questa parte sono cambiate 5 volte. Questo senza prendere in considerazione il fatto che esistono sistemi differenti tra Regioni (oltretutto diversi da regione a regione), Province e Comuni, anch’essi più volte modificati.
All’estero
Tutto normale? Forse. D’altro canto le leggi elettorali cambiano anche nelle altre maggiori democrazie dell’Occidente. Solo che lì cambiano (spesso di pochissimo) circa una volta al secolo. Non considerando l’ampliamento dell’accesso al voto sempre più universale.
Negli Stati Uniti si potrebbe dire che il sistema di elezione uninominale maggioritario della Camera e del Senato siano fondamentalmente gli stessi quasi dai tempi dell’indipendenza e della proclamazione della Costituzione nel Settecento. A inizio Novecento furono apportate modifiche all’elezione del Senato. In Gran Bretagna nel 1885 il Redistribution of Seats Act generalizzò il collegio uninominale, principio rafforzato nel 1948. Nello stesso lungo periodo sono cambiati i partiti dominanti e l’equilibrio fra le due Camere, ma non il modo di eleggere i deputati. In Germania l’attuale sistema elettorale è entrato in vigore nel 1956. Nel 2008 e nel 2012 ha subito dalla Corte Costituzionale una modifica minore rispetto al numero dei seggi, ma nient’altro. Con la sola eccezione del 1986, la V Repubblica francese è sin dal 1958 maggioritaria uninominale a doppio turno.
OSVALDO BALDACCI
© RIPRODUZIONE RISERVATA