Cinema, il pubblico italiano premia al box office “The Zone of Interest”
Il pubblico italiano continua a premiare La Zona d’interesse (The Zone of Interest), che alla seconda settimana di uscita passa da 294 a 396 sale e raggiunge i 274.000 spettatori, con un incasso di 1.883.232 euro (dati Cinetel). Conferma così il secondo posto al box office, con percentuali addirittura in aumento rispetto alla prima settimana, merito anche di un fortissimo passaparola tra il pubblico, che ne elogia la straordinaria qualità artistica, l’importanza e l’attualità.
Il film di Glazer, candidato a cinque Oscar, è secondo al box office
Candidato a cinque Premi Oscar nelle categorie più prestigiose, il film di Jonathan Glazer, al suo debutto nei cinema italiani, aveva registrato la migliore apertura a livello internazionale dopo la Francia.
Per Spielberg e Cuarón The Zone of Interest è un capolavoro
All’entusiasmo di pubblico e critica si uniscono le voci di maestri del cinema, primi fra tutti il Premio Oscar Steven Spielberg che considera La Zona d’interesse «il miglior film sull’Olocausto dai tempi del suo» e il Premio Oscar Alfonso Cuarón per cui l’opera di Jonathan Glazer è «il film del secolo».
Anche in Italia, alcune tra le più importanti voci del panorama culturale hanno espresso pareri appassionati, spesso definendolo un “capolavoro”.
The Zone of Interest è ispirato al romanzo di Martin Amis
The Zone of Interest, liberamente ispirato al romanzo del 2014 di Martin Amis, è ambientato in una deliziosa villetta, un giardino paradisiaco e mette a fuoco l’agghiacciante serenità di una famiglia, ispirata a quella del gerarca di Auschwitz, Rudolf Höss che, tra gite in barca e feste in piscina, ignora l’orrore al di là del muro, in uno sconvolgente ritratto della banalità del male.
Dietro le mura di una villa paradisiaca si nasconde l’orrore di Auschwitz
L’unico vero “punto di riferimento” con l’esterno si nasconde dietro quelle mura di cinta che la villa ha in comune con una fabbrica illusoria e con una ciminiera al confine con la casa. La guerra, infatti, non è mai raccontata dal campo di concentramento di Auschwitz, ma si affaccia ancor più prepotentemente in questa sua presenza-assenza tra le mura della villa.
La realtà della casa si scontra con ciò che c’è, che si sente o che si intravede, senza mai diventare visibile.
La villa che fa da spartiacque tra questi due mondi esiste davvero e, per l’occasione è stata totalmente ristrutturata affinché il film potesse essere girato senza troupe, grazie all’uso di telecamere nascoste all’interno della casa, tanto che gli attori hanno dichiarato di non aver mai avuto così tanta libertà come su questo set.
P.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA