Festival Milano
1:29 pm, 12 Dicembre 23 calendario

Il Festival di arte romanì debutta a Milano

Di: Patrizia Pertuso
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Film, video, libri, spettacoli di marionette, di flamenco e una mostra collettiva: per la prima volta in Italia arriva a Milano il Festival di arte romanì nell’ambito di una iniziativa del Comune promossa per contrastare l’antiziganismo e promuovere la cultura rom e sinti, in collaborazione con l’associazione Upre Roma, il movimento Kethane e il corso di Terapeutica artistica dell’Accademia delle Belle Arti di Brera. Il titolo scelto per questo festival è “Del Sarenge” che, in romanès, significa “condivisione”, “donare a tutti”.

Del Sarenge – Festival di arte romanì a Milano

Quello che la comunità romanì di Milano vuole donare è il suo immenso patrimonio culturale e artistico, troppo spesso celato dietro un vetro scuro di pregiudizi. Ora, quella oscurità viene illuminata dai racconti, dalle foto, dalle marionette e dalle danze rom e sinti.

“La nostra missione – si legge nella nota del Festival – è il riconoscimento dell’arte e della cultura romanì come parte integrante della cultura dell’arte europea e italiana, e la promozione del contributo che il popolo romanì storicamente ha portato alle società nelle quali viviamo; lo fa anche oggi in condizioni di enorme discriminazione, combattendo per un mondo migliore per tutti”.

Il Festival inizierà il 15 dicembre nello Spazio Lab della Triennale

Del Sarenge – Festival di arte romanì inizierà il 15 dicembre nello Spazio Lab della Triennale, proseguirà il giorno seguente e terminerà il 20 dicembre.

Il primo appuntamento sarà quello con la proiezione del video Baktalo Romano Dives – quando la Terapeutica Artistica incontra l’arte romanì. Le docenti dell’Accademia delle Belle Arti che conducono il progetto nel campo chiamato Villaggio delle Rose, quello in via Chiesa Rossa, Isabella Maj e Silvia Mornati racconteranno le azioni condivise degli studenti progettate per il corso biennale specialistico di Terapeutica Artistica.

Al Festival di arte romanì le splendide marionette di Rasid Nikolic

Seguirà poi lo spettacolo The Gipsy Marionettist con Rasid Nikolic che costruisce e muove le sue teste di legno. Nato nel 1989 nell’ex Jugoslavia, durante il conflitto balcanico è stato costretto a trasferirsi in Italia con tutta la sua famiglia. Cresciuto in un campo nomadi, a 9 anni ha imparato dal nonno a intagliare il legno e a 16 anni ha iniziato a viaggiare e suonare per tutta Europa con le sue marionette. Intanto, ha studiato Marionette Movimento e Design dal 2005 come autodidatta fino a diventare docente all’Accademia di Belle Arti di Torino.

Rasid Nikolic ha imparato dai burattinai spagnoli, francesi e ucraini diversi stili di costruzione e design. Le sue storie e i suoi personaggi sono il risultato di un rapporto con la sua appartenenza alla cultura rom e balcanica e il suo alter ego The Gipsy Marionettist ricorda le sue radici relazionandolo con il pubblico con il quale spiega e condivide la sua cultura.

Il film Il Villaggio delle rose di Hanna Heilborn

Sarà invece una regista svedese che trascorso 5 anni con una famiglia nel Villaggio delle rose, Hanna Heilborn, a presentare, per la prima volta in Italia, il film Il villaggio delle rose in cui mostra la vita quotidiana della famiglia che l’ha accolta e anche tutto ciò che arriva da fuori, tra discriminazioni e pregiudizi. Alla proiezione seguirà un dibattito al quale, oltre alla stessa regista, parteciperanno anche i protagonisti, Dijana Pavlovic e la famiglia di Iaio Deragna.

Questi tre eventi si terranno dalle 10 alle 12.30 per gli alunni dell’IC Arcadia fra i quali anche i bimbi del Villaggio delle rose; dalle 14.30 alle 17 per gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera mentre dalle 20 alle 22.30 sarà previsto l’ingresso gratuito al pubblico.

La finestra letteraria su Gina Ranjicič. Una poetessa rom

Dalle 18 di venerdì 15 dicembre, invece, si aprirà una “finestra letteraria” ad ingresso gratuito con una lettura spettacolo con Dijana Pavlovic, Paolo Cagna Ninchi, Toni Deragna, Albert Calderaru al violino, Gabriele Guarneri alla tastiera per presentare la biografia in versi Gina Ranjicič. Una poetessa rom.  Un racconto in poesia della vita travagliata e passionale della bellissima Gina (vissuta tra il 1830 e il 1891) che costituisce un documento del tutto straordinario come prima opera poetica in lingua romanès che è anche, non a caso, la prima opera di una donna rom. Per questo i testi verranno letti in lingua originale e nella loro traduzione italiana.

La Ranjicič, pur appartenendo alla cultura romanì che ha sempre fatto della trasmissione orale il suo canale comunicativo,  scriveva, oltre che in romanès, anche in tedesco e in turco.

Il Festival di arte romanì inaugura una collettiva nel passante di Porta Garibaldi

Il 16 dicembre, dalle 11, grazie all’associazione Arte Passante che offre lo spazio di 17 vetrine nel passante di Porta Garibaldi, sarà inaugurata la collettiva Una storia parallela con musica balcanica dei Nema Problema e lo spettacolo The Gipsy Marionettist di Rasid Nikolic.

La mostra è divisa in diverse sezioni: Rom sinti e la scrittura, Arte, mestieri e artigianato, Milano e i rom, I Gypsies, Il ring di Rukeli, Baktalo Romano Dives, Favole rom e Rukeli.

A raccontarle a Metro ci pensa Dijana Pavlovic, portavoce del movimento Kethane il cui obiettivo è unire rom e sinti d’Italia che vogliono rivendicare il loro posto nella società con l’ambizione di migliorare la propria condizione portando il contributo positivo dei valori della propria cultura nella società italiana.

Dijana Pavlovic illustra le sezioni della mostra

«Nella prima sezione – spiega Dijana Pavlovic – saranno presentati quattro libri: quello di Jucki Herzembergher e quello di Aldo Deragna; entrambi hanno 70 anni: il primo è un giostraio mentre Iaio è un rom istriano la cui famiglia è stata deportata in Sardegna durante la Seconda Guerra Mondiale. Non sono mai andati a scuola ma hanno sentito la necessità di scrivere la loro storia. Così, hanno imparato a leggere e a scrivere usando le chat sul cellulare. Hanno preso quaderni, matite e hanno scritto i loro libri. Quello di Jucki è in forma di diario, partendo dalla storia della sua famiglia di giostrai: ha scritto le parole così come le ha sentite su cinque quaderni che poi ha incollato fra loro».

«Verranno anche presentati – prosegue la Pavlovic – il primo romanzo di Morena Pedrali, una giovanissima sinta di origini circensi, e quello di Laura Grecale, fotografa e poetessa sinta».

Per Arte, mestieri e artigianato saranno presentati gli abiti di Noel Maggini: di origine sinta, vive e lavora a Prato. Diplomato nella scuola di moda Loretta Oltremari, ha lavorato per importanti case di moda prima di lanciare il suo marchio. Considerato un prodigio dell’alta moda italiana, ha fatto dell’intersezionalità il suo motto. I suoi abiti hanno calcato i palchi e i red carpet più importanti del panorama nazionale ed internazionale.

Milano e i rom ruota intorno alle foto di Paolo Poce e al libro Buttati giù zingaro di Paolo Cagna Ninchi, presidente dell’Associazione Upre Roma, tradotto da un testo su Rukeli da cui è nato poi Razza di zingaro firmato da Dario Fo e dallo stesso Cagna Ninchi.

La due sezioni dedicate a Rukeli, il pugile che danzava sul ring

A Rukeli sono dedicate due sezioni. Ne Il ring di Rukeli, opera condivisa di Ronni Bionda, Stefano D’Odorico, Isabella Maj, Lorenc Marini, si racconta la sua storia.

«Era un sinto tedesco – racconta la Pavlovic – , campione di pugilato negli anni ’30. Era talmente agile sul ring che di lui si diceva che danzasse invece di combattere. Aveva battuto un ariano ma la sua vittoria fu annullata con una motivazione a dir poco fantasiosa: non aveva combattuto seguendo lo stile ariano che pervedeva di star fermo sul ring e sferrare cazzotti. Rukeli alora si dipinse i capelli di biondo, si cosparse di farina tutto il corpo e tornò sul ring. Riuscì a sopportare 4 round ma poi fu battuto. Arrestato, fu sterilizzato per evitare che la stirpe avesse un seguito e mandato nei campi di lavoro. Lì un kapo lo riconobbe e cominciò a fargli fare combattimenti nel campo: se si fosse fatto battere avrebbe vissuto. Rukeli muore nel 1944, aveva 36 anni. Solo nel 2000 la Germania gli ha restituito il titolo e ora è l’idolo deipugili rom e sinti».

Alla sua figura è dedicata anche Rukeli, la sezione che ospita le opere dei reclusi nel carcere di Bollate curate da Renato Galbusera: i loro disegni costituiranno la parte illustrativa del nuovo libro per bambini La storia di Rukeli di prossima uscita.

Il Festival di arte romanì tra Favole rom, Gypsies e opere condivise con studenti

Sempre indirizzata ai bambini (e non solo) la sezione Favole rom con le illustrazioni tridimensionali dei bimbi del Cot di via Novara e gli studenti di Terapeutica Artistica, a cura di Stefano D’Odorico, Isabella Maj, Silvia Mornati.

Ne I Gypsies del fotografo e giornalista rom Varadi Béla, vincitore nel 2010 del Gran Premio al Festival del documentario The faces of poverty, e allestitore all’ultima Biennale di Venezia del padiglione polacco, vengono esposti i suoi lavori come fotografo di moda e documentarista, mentre Baktalo Romano Dives ospita le opere condivise con docenti e studenti della Terapeutica Artistica di Brera e gli alunni del IC Arcadia accanto a opere di Luna De Rosa, Anna Garau, Fiorello “Miguel” Lebbiati.

La mostra collettiva resterà aperta fino al 15 gennaio 2024.

Del Sarenge – Festival di arte romanì si chiude con il flamenco di Miguel Angel Vargas

L’ultimo appuntamento, sempre ad ingresso libro, con Del Sarenge -Festival di arte romanì si terrà il 20 dicembre alla Fondazione Feltrinelli in via Pasubio, dalle 18 con un concerto-spettacolo in cui il flamenco di Miguel Angel Vargas sposa la musica sinta dei Romane Ciave, la tradizione balcanica del fisarmonicista Jovica Jovic, le poesie di Jovan Nikolic, la voce e la chitarra di Dijana Pavlovic e Dragan Ristic.

«Ci tengo a sottolineare – conclude Dijana Pavlovic – che questo Festival nasce grazie a un bando finanziato dal comune di Milano contro l’antiziganismo: ha un’importanza fondamentale perché si riconosce l’esistenza dell’antiziganismo e lo si identifica come una forma specifica di razzismo». Era ora, verrebbe da aggiungere.

PATRIZIA PERTUSO

 

 

12 Dicembre 2023
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