TFF 2023
5:43 pm, 23 Novembre 23 calendario

Al TFF il Patologico di Dario D’Ambrosi cura i disturbi dei vip del cinema

Di: Patrizia Pertuso
condividi

CINEMA Dario D’Ambrosi e il suo Teatro Patologico tornano all’attacco. Stavolta lo fanno attraverso il cinema con un film, Io sono un po’ matto… e tu?, che sarà presentato al Torino Film Festival per la sezione Fuori Concorso/ Ritratti e Paesaggi. D’Ambrosi è abituato a passare dal teatro al cinema con una certa disinvoltura, accompagnato dai suoi “mattacchioni” del Teatro Patologico, un gruppo di persone affette da disturbi fisici e psichici.

Lo stesso attore e regista, prima di debuttare al Cafè La MaMa nel Lower East Side, a New York, si era fatto rinchiudere nel 1979 per tre mesi all’ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano per studiare il comportamento dei degenti: lo racconta nel suo libro Tutti non ci sono, edito da LeCommari.

Poi, dopo l’esordio come attore con Ellen Stewart nel teatro americano da lei fondato nel 1961 con il monologo che ha dato il titolo al libro (lo spettacolo ora andrà in Sud America a rappresentare l’Italia al Festival mondiale di Teatro a Santiago del Cile, poi farà tappa a Buenos Aires, a Bogotà e a Caracas in gennaio), D’Ambrosi ha lavorato tra cinema, tv e teatro e contemporaneamente ha avviato il suo percorso di ricerca fondando il Teatro Patologico.

D’Ambrosi, ci spieghi: lei parla di Io sono un po’ matto… e tu? come di un film girato in 24 ore…

«La disponibilità degli attori è stata di 24 ore. Claudio Santamaria ci ha lavorato 4 ore, Edoardo Leo 2  come Claudia Gerini: ho contato le ore degli attori che necessariamente sono state combinate con le possibilità dei ragazzi a secondo del loro stato fisico: si tratta di persone che prendono psicofarmaci. E’ stata una cosa difficile, ma sono molto contento del risultato perché questo è un film che dà un messaggio molto forte».

Qual è il messaggio?

«Ho voluto raccontare alcune patologie come l’insonnia, la ludopatia, l’anoressia, l’ossessione paranoica, la balbuzie. Disturbi quotidiani, non i soliti psicotici:  patologie nelle quali chiunque veda il film può ritrovarsi. Pensi che in Italia ci sono 17 milioni di persone che soffrono di un disturbo psichiatrico mentre quelli coinvolti direttamente o indirettamente nella malattia mentale siamo 42 milioni. Praticamente, un paese che naviga con la malattia mentale. Nel film Io sono un po’ matto… e tu? sono i vip a soffrire di queste patologie, ma sanno che in giro per Roma ci sono dei tutor psichiatrici che possono curarli e questi tutor sono i miei ragazzi del Teatro Patologico».

Quali sono i disturbi di cui soffrono i vip nel suo film?

«Raul Bova soffre d’insonnia, Claudia Gerini è ludopatica, gioca continuamente in una tabaccheria fino ad arrivare a non pagare più le bollette, Claudio Santamaria è su una sedia a rotelle, è un paranoico convinto di non poter camminare ma non ha alcun disturbo reale, Vinicio Marchioni soffre di balbuzia, Edoardo Leo di claustrofobia, Marco Bocci è un dipendente sessuale, non può stare senza fare sesso – devo dire che la sua parte è veramente demenziale -, Stefano Fresi pensa di essere anoressico, si vede magro come una piuma…».

Anche stavolta con lei c’è Domenico Iannacone: ormai siete una coppia di fatto…

«Domenico fa una piccola partecipazione: interpreta il tabaccaio dal quale Claudia Gerini va a giocare i suoi gratta e vinci.

Stefania Rocca invece è sua moglie.

«Sì, è mia moglie e arriva addirittura a cacciarmi di casa: mi accusa di avere “un cervello bruciato come i miei malati”, “un melone vuoto al posto della testa” salvo poi ricredersi dopo aver visto il lavoro che porto avanti in teatro».

Dei suoi “mattacchioni” del Patologico, come li chiama lei, chi c’è nel film?

«Tutti e trenta. Abbiamo fatto un lavoro incredibile. A volte penso sia stato un miracolo riuscire a gestire tutto, con 47 costumi pensati per il film senza nessun bugdet. Ecco, questo è un messaggio da mandare al ministro Sangiuliano che afferma che ci sono film per realizzazione dei quali si spendono milioni e milioni. Non è questo il caso. Abbiamo fatto un film con pochissime risorse. Certo, tutti gli amici vip hanno partecipato gratuitamente altrimenti non ce l’avremmo fatta. Mi auguro ora che Io sono un po’ matto… e tu? trovi la distribuzione adatta perché possa riuscire a portare avanti la ricerca scientifica con i miei ragazzi».

Si riferisce al progetto All Mad Free?

«Sì, si tratta di un protocollo da sviluppare attraverso una macchina neuro feedback: è una macchina che, con l’apposizione di elettrodi, valuta le variazioni cerebrali. Voglio dimostrare che attraverso il teatro i ragazzi hanno dei benefici non solo fisiologici ed emotivi ma anche cerebrali. E’ la prima volta al mondo che si sperimenta questa cosa che presenterò alle Nazioni Unite il 15 giugno 2024».

Certo che voi “Zitti e buoni” proprio non ci sapete stare…

«“Zitti e buoni” è il pezzo che più si addice al Teatro Patologico. Devo ringraziare i Måneskin che ci hanno donato questo brano straordinario che nel film ci sta benissimo».

Allora niente “zitti e buoni”: D’Ambrosi lanci un appello al Ministro visto che prima l’ha citato.

«Non ho mai pensato di fare un film che scalasse le classifiche degli incassi. Questo è un film girato in poco tempo ma ciò non toglie la bellezza, la validità e l’importanza di quello che racconta. Al Ministro chiederei un grandissimo aiuto sotto tutti i punti di vista perché il lavoro che si fa con questi ragazzi si può migliorare non solo a livello fisico e mentale. Quando sta bene un ragazzo come loro, non sta bene solo lui: stanno bene anche le famiglie, il condominio, il quartiere. Se non si cura la parte “malata” di una società non si cura la società intera».

PATRIZIA PERTUSO

 

23 Novembre 2023
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo