Sanità
12:46 pm, 26 Ottobre 23 calendario
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Sanità, 900 euro al giorno: il grande affare dei medici a gettone

Di: Redazione Metronews
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“Contratto di collaborazione in libera professione, con compenso di euro 800 circa per turno con contratto con partita Iva per uno stipendio di €800 – €900 al giorno. Orario: festivo, diurno e notturno“.

È solo uno dei molti annunci di lavoro per medici a gettone presenti sul web. Su un altro sito internet si legge: “si selezionano medici di Pronto Soccorso, medici specialisti in: Pediatria, Ostetricia e Ginecologia, Anestesia e Rianimazione, Radiologia e Psichiatria, nonché medici per servizi di Guardia interdivisionale area medica e chirurgica, in regime di libera professione, per incarichi nelle regioni: Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche. Stipendio: 1.000 euro al giorno. Benefit: orario flessibile, spese di alloggio. Esperienza richiesta: medico specialista 1 anno”. Lavorare come gettonisti “conviene al medico che fa qualche turno sporadico, non vuole essere integrato e vuole tempo a disposizione e guadagnare di più, ma non conviene ai pazienti“. A spiegarlo è Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed. “Chi si reca al pronto soccorso la maggior parte delle volte si ritrova di fronte a una cura della persona che non corrisponde alla specializzazione e al percorso professionale scelto. La convenienza non è professionale e di qualità di salute ma è esclusivamente economici e di tempo di vita del professionista”, ha spiegato Di Silverio.

Tra i medici a gettone molti neolaureati

È una popolazione molto variegata quella dei medici gettonisti che popolano i pronto soccorsi. “Le cooperative non effettuano alcuna selezione a monte“, spiega ancora Di Silverio. “Ci sono quelli che non sono specializzati, coloro che sono specializzati in altre branche e molti neolaureati. Si pone il problema della formazione di questi medici, anche dal punto di vista di erogazioni di cure e di responsabilità. Molte volte questi medici non sono specialisti di medicina d’urgenza”.

Uno scenario da brividi per i pazienti. E il futuro non sembra roseo per il Servizio Sanitario nazionale. “Da una parte – spiega Di Silverio – ci sono i tetti di spesa alle assunzioni e dall’altra la mancanza di attrattività della professione che rende impossibile altre soluzioni. Siamo in una condizione professionale disastrosa”. ha spiegato. Nella Sanità il lavoro si ormai destrutturato. Siamo arrivati a un punto di non ritorno, è necessario riorganizzare completamente il sistema. Ancora una volta quest’anno più del 50% delle borse di specializzazione sono andate deserte”, ha concluso Di Silverio.

Nei pronto soccorso la metà dei medici è a gettone

Insomma, i gettonisti sono sempre di più: un vero e proprio esercito, e sono loro che garantiscono la tenuta dei Pronto soccorso e della medicina d’urgenza. È difficile quantificare il fenomeno “perché le aziende non hanno interesse a pubblicare i dati ma considerando che almeno il 50-60% dei turni del pronto soccorso non è coperto” è evidente che “seppure siano presenti a macchia di leopardo, è lo strumento attraverso il quale i reparti di urgenza evitano di chiudere“, spiega Di Silverio, “senza di loro i servizi o chiudono o diminuiscono”. Ma quanti medici gettonisti sono impiegati nei Pronto soccorso? Secondo quanto dice Fabio De Iaco, Presidente di Simeu – Società Italiana di Medicina d’Emergenza e Urgenza “la portata del fenomeno varia da regione e regione, in Piemonte il 65-70% dei pronto soccorsi è gestito da cooperative, il dato è addirittura più alto in Veneto”. De Iaco assicura che tra loro “ci sono dei professionisti bravissimi, alcuni hanno deciso per scelta di lavorare con le cooperative- spiega sottolineando come “la loro provenienza è la più varia, la più incontrollata e la più improbabile. Andiamo da persone neolaureate che non hanno alcuna esperienza fino a pensionati che magari si rimettono in gioco“. Se una stretta alle cooperative sembra essere nell’agenda del governo è pur vero che “bisogna dare una alternativa. La situazione nei Pronto Soccorso non è cambiata ma c’è un peggioramento graduale continuo ma così il rischio di smontare il modello della medicina di urgenza è altissimo, perché sembra che non serva uno specialista che si occupi dell’emergenza. Noi continuiamo a ripetere che vorremmo una nuova regolamentazione sulle scuole di specializzazione, in maniera da poter avere gli specializzandi accanto a noi”.

Il medico gettonista: “Ho mollato il Ssn, ora mi sento libero”

“Io guadagno più di un medico che lavora nel Ssn semplicemente perché lavoro di più. Però rispetto a un dipendente mi mancano alcune tutele, come le malattie, gli infortuni, le ferie. Poi devo pagarmi l’assicurazione. Inoltre l’importo è lordo, la tassazione è più del 50%. Quindi su 100 mi rimane 45″. Lo dice Giovanni Sella, un medico gettonista che prima lavorava nel Servizio Sanitario Nazionale, come spiega lui stesso: “Ho lavorato 10 anni in pronto soccorso, poi per gli enormi carichi di lavoro mi sono licenziato perché non ce la facevo più. Poi sono diventato medico di famiglia. Ho resistito circa due anni ma non mi piaceva e mi sono licenziato. Sono tornato a fare emergenza, ma da ‘gettonista”.

Sella spiega che “un medico a gettone può guadagnare dai 60 ai 100 euro l’ora. So di posti dove pagavano anche 110 euro l’ora, per turni di 12 ore”. Ora riesce a gestirsi al meglio la propria vita, “mi sento libero. Riesco a fare parecchie ore, organizzandomi ovviamente. Ho ho scelto di organizzare la mia vita anche perché seguo alcuni eventi sportivi, soprattutto nel periodo primavera- estate, dal ciclismo e soprattutto auto e moto, come supporto medico. Lavorare da gettonista mi permette di seguire questa mia passione“. “Lavoro per la Romagna, dove ho un contratto di convenzione. Poi sono stato nelle Marche, in provincia di Rovigo e nel Bellunese”.

Per quanto riguarda le cooperative che offrono questo tipo di servizi “inizialmente nel periodo del Covid c’è stata una corsa per coprire i turni con le cooperative, che arruolavano continuamente medici , e sul territorio nazionale causa carenza di medici si sono abbassati i requisiti per lavorare in emergenza“, spiega ancora Sella evidenziando come “fino a qualche anno fa erano il possesso della specialità in medicina d’urgenza o affini , oppure il corso MET , acronimo che sta per medico di emergenza territoriale. Alcune aziende hanno assunto direttamente medici a gettone al fine di avere un costo leggermente inferiore. Posso dire che in questi ultimi anni la presenza dei medici a gettone è stata comunque fondamentale per garantire molti servizi Sanitari, principalmente nei reparti di emergenza”.

26 Ottobre 2023
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