Sudan: 56 morti in scontri tra esercito e paramilitari
Continua ad aggravarsi in Sudan il bilancio degli scontri tra le forze armate e le Forze di supporto rapido (Rsf). Secondo quanto riferisce su twitter, il Comitato centrale dei medici sudanesi, le persone uccise sono almeno 56. I feriti sono circa 600. Nella capitale Khartoum ci sono stati 25 morti e 302 feriti. Tra le vittime ci sono sia civili sia militari.
Tajani: “Cessino le ostilità”
«Alla vigilia della riunione G7 in Giappone in cui ho chiesto di dare priorità all’Africa, gli scontri in Sudan minacciano civili e mettono in discussione la democrazia. Invitiamo i leader militari sudanesi ad interrompere le ostilità per riprendere il dialogo politico». Lo scrive in un tweet il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Gli scontri tra l’esercito sudanese e il potente gruppo paramilitare Rapid Support Forces (Far) continuano nelle vicinanze del quartier generale delle Forze armate, nel centro di Khartum, e in altre località del Sudan. Le Forze armate hanno riferito che una delle torri del loro quartier generale è stata data alle fiamme, in un’azione che non ha lasciato vittime, e hanno negato le affermazioni delle Far, che hanno rivendicato la conquista della struttura. Contesi palazzo presidenziale, TV di Stato e quartier generale dell’esercito. Fonti aeroportuali egiziane hanno segnalato la chiusura dello spazio aereo sudanese.
I combattimenti sono tra le unità dell’esercito fedeli al leader de facto del Sudan, il generale Abdel Fattah al-Burhan, e le Forze di Supporto Rapido (Rsf), comandate dal vice leader del Sudan, Mohamed Hamdan Dagalo, noto anche come Hemetti. Come comandante dei Janjaweed, Hemetti è stato accusato di un numero impressionante di crimini contro l’umanità per i massacri perpetrati nel Darfur e nel Kordofan. Sia l’esercito che le Forze di Supporto Rapido sostengono di avere il controllo dell’aeroporto e di altri siti chiave di Khartoum.
Ong italiana “Music for peace” bloccata a Khartoum
Un gruppo di cinque italiani, tra cui un bambino di 8 anni, è bloccato a Khartoum. Stefano Rebora, presidente dell’ong Music for Peace ha spiegato che “la situazione è sicuramente tesa”, parlando dal compound, dalle finestre del quale “abbiamo visto colpi di tank e scontri a fuoco, proprio su Africa Road che porta all’aeroporto”.
“Siamo in stretto contatto con l’ambasciata e con l’ambasciatore, che sta facendo un lavoro eccellente”, prosegue il presidente dell’ong, notando che gli scontri sono effetto dell’ultimatum di 24 ore che le forze governative hanno lanciato ai paramilitari e che non è stato rispettato.
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