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5:09 pm, 19 Gennaio 23 calendario

Nel primo covo c’era un taccuino mastro. E spunta un terzo covo

Di: Redazione Metronews
Nel covo
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È stato individuato un terzo covo del boss Matteo Messina Denaro, sempre a Campobello di Mazara, nel Trapanese. Questa volta a trovarlo sono stati gli uomini della Polizia che hanno scoperto un appartamento vuoto in cui avrebbe vissuto il capomafia sino a giugno scorso, prima di trasferirsi nella casa di vicolo San Vito. Isolata tutta la zona in attesa dell’arrivo della Scientifica. Gli agenti sono riusciti ad arrivare al covo attraverso chi ha eseguito il trasloco. Intanto nel primo covo, quello in via CB 31, è stato rivenuto un taccuino definito “mastro” dagli investigatori. Mentre proseguono senza sosta le indagini del Ros dei Carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica di Palermo, in particolare per individuare fiancheggiatori e favoreggiatori di cui ha potuto usufruire il latitante, diversi spunti provengono da questo taccuino che farebbe emergere una fitta rete di relazioni, anche sentimentali, che il superboss avrebbe intrattenuto negli ultimi mesi. Ma – sempre analizzando gli appunti – alcuni risalirebbero anche al 2016. Proseguendo le ispezioni in via CB 31 gli investigatori hanno trovato un «ambiente occultato» in cui vi era altra documentazione, tra cui svariati «pizzini» con nomi, numeri di telefono, spese di viaggio. Nel secondo covo – quello in via Toselli – sono terminati i rilievi scientifici nel vano segreto, nascosto da una porta blindata e occultato da un armadio, alla ricerca di tracce organiche e impronte digitali. L’esito non è ancora stato consegnato ma alcune impronte sarebbero state rilevate e si attende il riscontro. A coordinare le indagini il procuratore della Repubblica, Maurizio de Lucia e l’aggiunto Paolo Guido.

Nel covo si continua a cercare

Intanto l’ex latitante Matteo Messina Denaro, recluso nel supercarcere dell’Aquila, ha scelto di non presentarsi in videoconferenza all’udienza in programma nell’aula bunker del carcere di Caltanissetta nel processo d’appello in cui è imputato quale mandante delle stragi del 1992. Un passaggio processuale significativo nel giorno del compleanno di Paolo Borsellino che oggi avrebbe compiuto 83 anni. In primo grado il boss è stato condannato all’ergastolo. Il videocollegamento era stato allestito, ma lui non c’era. La telecamera era fissa sulla stanza della struttura di massima sicurezza, con un banco dietro il quale era seduto l’agente e, accanto, una sedia vuota. Adesso si attende la prossima udienza fissata per il 9 marzo. Il boss ha formalizzato la nomina dell’avvocata, Lorenza Guttadauro, sua nipote: la penalista, infatti, è figlia della sorella Rosalia e di Filippo Guttadauro. Il nonno paterno – padre di Filippo – è lo storico boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro. La decisione è stata comunicata nel corso dell’udienza nella legale è stata sostituita dall’avvocato d’ufficio Salvatore Baglio che ha seguito il primo grado e che ha chiesto la concessione di un termine a difesa rappresentando che la notifica dell’ordinanza cautelare all’imputato e la contestuale nomina dell’avvocato di fiducia è avvenuta oggi.

Sigilli alla casa della madre di Bonafede

Nelle stesse ore a Palermo è stato convalidato l’arresto di Giovanni Luppino, il commerciante di olive, incensurato, arrestato insieme al boss che aveva accompagnato in auto nella clinica di Palermo dove erano in programma terapie chemioterapiche. Luppino non si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha negato che conoscesse il reale profilo del passeggero: «A me è stato presentato come Francesco, cognato di Andrea Bonafede. È stato quest’ultimo a portarmelo e – riferisce il legale riportando alcuni passaggi delle risposte di Luppino – per spirito di solidarietà mi sono prestato ad accompagnarlo a Palermo per la seduta di chemio». Al gip che gli ha chiesto se lo avrebbe accompagnato ugualmente sapendo la reale identità, il legale riferisce che Luppino ha risposto: «Solo un pazzo poteva accompagnarlo sapendo che era Matteo Messina Denaro. Per me era Francesco è solo lunedì al momento del blitz dei carabinieri mi è stato detto chi fosse». E a Campobello di Mazara sono scattati i sigilli per la casa della madre di Andrea Bonafede, l’uomo che ha prestato la sua identità a Messina Denaro, proprietario dell’abitazione di vicolo San Vito, dove il padrino ha passato gli ultimi sei mesi della sua latitanza. Dopo la scoperta ieri del secondo rifugio-bunker in via Maggiore Toselli, sono state estese le ricerche e adesso è scattato il sequestro dell’immobile di via Marsala, da tempo non utilizzato dalla donna, a caccia di tracce e documenti del capomafia di Castelvetrano.

19 Gennaio 2023
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