@Piuttosto_che: «Oggi è meglio ridere di noi»

Di sold out in sold out in giro per l’Italia, Pierluca Mariti – classe 1989, in arte @Piuttosto_che – porta sul palco la creatività e l’ironia che lo hanno reso popolare sui social. Tra balletti, ricette finite male, parodie e poste del cuore che non risolvono problemi, con un profilo che viaggia sui 220 mila follower, il suo show “Ho fatto il Classico” approda al Teatro Brancaccio di Roma il 15 gennaio, per poi far tappa anche a Napoli (il 16), al Teatro Colosseo di Torino (il 22), al Teatro Puccini di Firenze (31 gennaio).

@Piuttosto_che (alias Pierluca Mariti), se lo aspettava tanto successo?

«No! Durante la pandemia la mia speranza era accelerare le cose e avere più tempo libero per esibirmi nei locali, non mi ero reso conto del potere di internet. Attraverso il mio profilo Instagram, @Piuttosto_che quel che era nato come un passatempo creativo, in pochi mesi, ha assunto le dimensioni di un lavoro. E mi sono ritrovato a poter fare un tour».

Quanto c’è di autobiografico in “Ho fatto il Classico”?
«In tutto ciò che facciamo parliamo di noi. Io prendo spunto dalla mia vita e, in generale, parto da stati d’animo che mi appartengono. Tuttavia questo non è il racconto della mia vicenda da liceale. Piuttosto una lettura antologica, ironica e dissacrante dei grandi classici onnipresenti nei programmi scolastici, per guardarli con la lente dell’attualità, senza la pretesa di voler trarre grandi insegnamenti di vita, ma con la voglia di ridere del presente in un viaggio, fra Ludovico Ariosto e Britney Spears, attraverso le parole del passato».

“Tell Mama” è una delle sue rubriche più seguite: al centro questioni di cuore…
«Questo perché ci stiamo rendendo conto come trentenni che la realtà è molto diversa da quel che c’era stato prospettato: “studia che avrai una bella vita e una bella carriera”, ci dicevano. Invece, no… E l’amore le relazioni, poi, sono diverse dalle commedie Anni ‘90 che vedevamo. Difronte a questo disvelamento, a questa presa di coscienza, non ci resta che ridere!»