la crisi energetica
8:00 pm, 4 Novembre 22 calendario

Gas, ok trivelle in Adriatico. Renzi: “Quando le proposi io Meloni si oppose, bella conversione…”

Di: Redazione Metronews
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Saranno contenute in un emendamento al decreto Aiuti ter, e non in un decreto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, le nuove misure sulle trivelle con l’obiettivo di aumentare le estrazioni di gas in Italia.

Trivelle, Meloni: “Implementiamo produzione di gas nazionale”

«Il Governo ha approvato un provvedimento per implementare la produzione di gas nazionale, a patto che venga destinato a prezzi accessibili alle aziende energivore italiane – scrive sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni – Mettiamo così in sicurezza il tessuto produttivo e ci rendiamo più indipendenti dalle importazioni di gas. Contestualmente, abbiamo ribadito il nostro impegno in Europa per arrivare ad un corridoio dinamico dei prezzi del gas per limitare la volatilità dei prezzi e mettere in sicurezza le nostre industrie».

«Viene autorizzata l’estrazione da giacimenti nazionali con capacità sopra a 500 milioni di metri cubi. Potenzialmente si stima una quantità di 15 miliardi di metri cubi sfruttabili nell’arco di 10 anni», ha detto ieri il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, al termine del Consiglio dei ministri, parlando della norma che verrà inserita nel decreto Aiuti Ter sullo sfruttamento di nuove estrazioni di giacimenti di gas in Italia. «Tutto questo deve avvenire sotto al 45esimo parallelo – ha aggiunto – con l’eccezione che riguarda il ramo Goro del Po».

Matteo Renzi

Renzi: “Quando lo proposi io Meloni si oppose, bella conversione a U…”

«Ieri la Presidente Meloni ha annunciato che l’Italia tornerà a estrarre gas dall’Adriatico – ricorda però in un post il leader di Italia Viva, Matteo Renzi aggiungendo l’hashtag #TempoGalantuomo – Quando proposi la stessa cosa io, sette anni fa, Meloni si oppose e disse che ero schiavo delle lobby dell’energia. Una bella inversione a U. Non sarà l’ultima, vedrete».

“Basta alle trivellazioni, basta all’inquinamento del nostro mare e basta a un governo ipocrita e servo dei poteri forti”, le parole che usò Giorgia Meloni in quel frangente.

Gas, le norme sulle trivelle

Le nuove misure sulle trivelle hanno l’obiettivo di aumentare le estrazioni di gas in Italia. Il governo in questo modo vuole incrementare la produzione nazionale dopo gli stop degli anni scorsi. Negli ultimi 20 anni infatti i consumi di gas naturale sono rimasti sostanzialmente stabili, pari a circa 76 bcm (miliardi di metri cubi) nel 2021. Nello stesso periodo, la produzione nazionale di gas naturale si è ridotta, per il calo naturale dei giacimenti a l’assenza di investimenti in ricerca e produzione, da circa 15 bcm nel 2001 a circa 3 bcm nel 2021. L’intenzione dell’esecutivo Meloni sarebbe quello di raddoppiare nei prossimi anni il gas estratto dal sottosuolo italiano.

DEEPWATER HORIZON
In principio fu il Deepwater Horizon: l’incidente alla piattaforma petrolifera di British Petroleum, nel Golfo del Messico, ha comportato una stretta sulla normativa riguardante la ricerca di idrocarburi offshore (ovvero in mezzo al mare). Lo sversamento di petrolio in mare durò ben 106 giorni, dal 20 aprile al 4 agosto 2010, con milioni di barili di greggio finiti nelle acque di fronte alla Louisiana, al Mississippi, all’Alabama e alla Florida. Ecco i riflessi che ha avuto l’incidente sulla normativa italiana.

A seguito del clamore che ebbe quel fatto, l’allora governo Berlusconi mise un limite, le 12 miglia che definiscono le acque territoriali, allo sfruttamento dei giacimenti in mare. Si tratta di regole molto più severe, ad esempio, di quelle della California, che rappresenta un modello in materia di difesa dell’ambiente. Nel 2012 il governo Monti ridusse tale limite, portandolo a 5 miglia.
Dopo questa decisione, le regioni più colpite decisero di indire un referendum per tornare ai limiti del governo Berlusconi. Per evitare la consultazione, il governo Renzi reintrodusse le norme berlusconiane. Ma la Corte di Cassazione e poi la Corte Costituzionale respinsero i cinque quesiti a eccezione di uno, quello riguardante la durata delle concessioni.

Il governo Renzi decise che il divieto di sfruttare i giacimenti nelle acque territoriali non valesse per i giacimenti già in uso, che avrebbero potuto continuare a essere sfruttati per la durata della vita utile del giacimento stesso (finchè ci fosse stato gas o petrolio).

IL REFERENDUM DEL 2016
Da qui ebbe luogo il referendum sulle trivelle che si tenne in Italia il 17 aprile 2016 per proporre l’abrogazione della norma sull’estensione temporale delle concessioni fino all’esaurimento della vita utile dei rispettivi giacimenti (entro le 12 miglia). L’85% dei votanti si espresse a favore dell’abrogazione della norma sulla proroga delle concessioni ma il referendum non passò perchè non raggiunse il quorum, avendo votato solo il 31% degli aventi diritto. Una curiosità: quello sulle trivelle va ricordato come il primo referendum abrogativo chiesto da almeno cinque Consigli regionali nella storia della Repubblica italiana. Le altre 66 consultazioni referendarie sono state, invece, indette con la raccolta di firme dei cittadini.

QUANTI SONO I POZZI IN ITALIA
Come indicato dal Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), in Italia ci sono 1.298 pozzi produttivi di gas, dei quali 514 classificati come eroganti (da cui si estrae) e più di 750 non eroganti (non attivi). Le piattaforme marine e le strutture assimilabili (teste pozzo sottomarine) sono attualmente 138, di queste ben 94 sono entro le 12 miglia, ed il 40% delle piattaforme risulta non operativa.

4 Novembre 2022 ( modificato il 5 Novembre 2022 | 14:09 )
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