Festa del Cinema 2022
3:35 pm, 19 Ottobre 22 calendario

Festa del Cinema, i film di oggi da Spielberg a Ocelot

Di: P.P.
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CINEMA Alla Festa del Cinema di Roma oggi è il giorno di Steven Spielberg nella sezione autonoma Alice nella Città. Sarà, infatti, proiettato stasera, in anteprima italiana The Fabelmans, già vincitore del Premio del Pubblico al Toronto International Film Festival. Stasera alle 20.30 alla Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone e alle 21 all’Auditorium Conciliazione sarà proiettato il nuovo attesissimo film di Spielberg scritto con il drammaturgo Premio Pulitzer, Tony Kushner.

Alla Festa del Cinema c’è The Fabelmans di Steven Spielberg

Il protagonista è Sammy Fabelman, interpretato da Gabriel LaBelle, un ragazzino che sogna di fare cinema la sua vita e che, crescendo, si dovrà confrontare con la vita del padre ingegnere (Paul Dano) e con i suoi continui trasferimenti lavorativi. A far da cornice alla sula vita,  l’antisemitismo dei bulli a scuola e la crisi matrimoniale dei sui genitori, provocata dal legame della madre Mitzi (Michelle Williams) con lo “zio” Bennie (Seth Rogen).

Una storia, dunque, che riflette la vita di Spielberg.

«Era importante – affermava il regista dopo la vittoria del Premio a Toronto – che gli attori mi ricordassero in tutto le persone che mi hanno fatto nascere, che mi hanno cresciuto e che mi hanno permesso metaforicamente di seguire i miei sogni.  Michelle (Williams, ndr) mi ha conquistato da quando l’ho vista in Blue Valentine e mi è sempre rimasta in testa come interprete ideale di Mitzi. Mentre in Paul (Dano, ndr) ho trovato lo stesso pragmatismo, la pazienza, la  profonda gentilezza e il genio che mio padre aveva anche nel suo lavoro, il computer design».

«Ricordo che, mentre il numero di morti di Covid aumentava – ha proseguito Spielberg -, continuavamo a guardare i resoconti di ciò che stava accadendo in tutto il paese e nel mondo e continuavo a pensare: “Cosa significherà per l’umanità? Quanto lontano ci porterà questa pandemia?” E continuavo a pensare: “Beh, se devo raccontare una storia che ho sempre voluto raccontare su come sono diventato adulto in questa famiglia molto particolare con una madre e un padre molto particolari, questo potrebbe essere il momento migliore. E’ qualcosa che devo tirare fuori da me adesso»

Alla Festa il secondo italiano in concorso, Fabrizio Ferrario

Alla Festa del Cinema di Roma sempre oggi è il giorno del secondo film italiano in concorso nella sezione Progressive, I morti rimangono con la bocca aperta di Fabrizio Ferraro. Il film, proiettato alle 15,30 al Teatro Studio G. Brogna presso l’Auditorium Parco della Musica., vede protagonisti quattro partigiani che fuggono in mezzo alla neve sull’Appennino dell’Italia centrale, nel 1944. Sono inseguiti, cercano un rifugio, incontrano una ragazza.

Drammaticamente ambientata in un contesto storico e politico ben preciso, la storia dei quattro partigiani si connette, seppur non esplicitamente, con un presente ancora fragile e falcidiato da guerre presenti o echeggianti. Fabrizio Ferraro, regista e sceneggiatore con alle spalle una formazione in Scienze del Cinema e Filosofia del Linguaggio, sceglie il bianco e nero per riportarci indietro nella storia, alternando campi larghi a primi piani, dialoghi serrati a voci narranti, intervallati da grandi silenzi e poderosi fruscii. Un film che si rivolge al passato per interrogare il presente.

«Perché i partigiani? – spiega Ferraro – Perché in un contesto distruttivo e nichilistico come quello della guerra sono stati “vita”».

«Cosa ci dicono i morti e perché difficilmente ci mettiamo ad ascoltarli? Continuamente ci dicono qualcosa anche di questo nostro presente, un piano fisso bianco. Certo – ha spiegato Ferraro – le immagini potranno aiutarci purché si astengano dal dire. Allora, forse, finalmente riusciranno a incontrare la vita pulsante nel momento stesso del suo farsi e a farci sentire che le nostre grandi paure non vengono mai dal futuro ma dal passato, come ci ricorda Primo Levi».

«Siamo in un’epoca di guerra anche oggi – ha detto Ferraro ala presentazione del suo film -, in una economia di guerra. E non dobbiamo farci trascinare dagli slogan, dalle parole d’ordine della distruzione e del nemico a tutti i costi. Dobbiamo riuscire a intercettare le ragioni, anche quelle del nemico, per riuscire a produrre un mondo dove si possa coesistere».

Nei dialoghi del film si sente parlare in diversi dialetti: «Si – ha aggiunto il regista – la sonorità doveva portare la ricchezza, i mondi di origine dei partigiani, le tradizioni di tutta Italia che si uniscono per portare in dote la vita». Ferraro si augura infine che dal suo film giunga il messaggio di guardare al passato (come esempio) e «al contatto con gli elementi naturali, alla volontà di reagire per poter essere sempre vivi ma soprattutto liberi, come in questo caso».

Prodotto in Italia e Spagna, il film vede nel cast Emiliano Marrocchi, Domenico D’Addabbo, Fabio Fusco, Olimpia Bonato e Antonio Sinisi.

L’invasione russa della Lettonia nel film di Kairis e l’Iraq secondo Akin

Si resta ancora nell’ambito “storico” con la proiezione di January di Viesturs Kairis (ore 18.30, Sala Petrassi), film in concorso ambientato nel gennaio del 1991 quando i carri armati sovietici invasero la Lettonia per reprimere l’indipendenza dichiarata il 4 maggio dell’anno prima.

Il regista parla del presente e della forza incontenibile della giovinezza, ritrovando la libertà e l’entusiasmo della Nouvelle Vague e della Novà vlna, rendendo anche omaggio alla figura carismatica di Juris Podnieks, uno dei più promettenti registi lettoni, che morì a quarantadue anni nel 1992.

La storia del rapper Xatar alla Festa del Cinema con Fatik Akin

Alle 21.30 nella Sala Petrassi, per la sezione Grand Public, arriva Rheingold’, scritto e diretto da Fatih Akin con Emilio Sakraya e Xatar, pioniere della musica rap in Europa e autore dell’autobiografia da cui è tratto il film. Nel 2010, in Iraq, tre uomini vengono scaricati da un camion, incarcerati e torturati brutalmente. Sono ricercati per aver rapinato un carico d’oro in Germania. Uno di loro, Xatar, ricorda, dall’infanzia da curdo ai confini con l’Iraq, l’arresto dei genitori musicisti, poi Parigi, Bonn, l’emarginazione, la passione per la musica, il rap, Londra, il traffico di droga, l’amore, l’idea del colpo che ti risolve la vita, la caccia.

Il Premio Kineo e GCHR Movie for Humanity Award ad Akin

Il regista Fatih Akin, che viene premiato oggi con il Premio Kineo e GCHR Movie for Humanity Award per il suo impegno costante nella difesa dei diritti umani – come testimonia anche il suo precedente film Il padre (2014), sul genocidio degli Armeni – racconta di Rheingold: «Xatar e io abbiamo molti amici e conoscenti in comune; quindi siamo stati a lungo nelle orbite l’uno dell’altro. Era solo questione di tempo prima che ci incontrassimo davvero. Quando finalmente è accaduto, ho voluto saperne di più. Così ho preso la sua biografia. Mentre la leggevo, ho visto il potenziale per un film epico».

Tre titoli nella sezione Freestyle della Festa del Cinema

Tre i titoli in programma nella sezione Freestyle. Jazz Set di Steve Della Casa e Caterina Taricano sarà presentato alle 18 al Teatro Studio Gianni Borgna: il film ospita alcune delle più belle canzoni dei cantautori italiani riproposte dai migliori strumentisti italiani. Spiegano i registi: «Realizzando questo documentario abbiamo messo al centro la musica e soprattutto chi la esegue, volendo realizzare un film nel quale si approfondisce il tema del rapporto tra la musica e le parole, risolto virtuosamente da tutti i grandi artisti che hanno partecipato a questa impresa».

Alle 21 nella stessa sala sarà la volta di Lola di Andrew Legge. Grazie a un abilissimo lavoro di montaggio e “trucco” dei materiali d’epoca da parte del regista e sceneggiatore (al debutto nel lungometraggio), della dop Oona Menges (figlia di Chris Menges) e del montatore Colin Campbell, il film ridà vita al mockumentary, tra commedia distopica e dramma spionistico.

Dopo una lunga esperienza nel teatro d’avanguardia, Mario Martone esordisce sul grande schermo con Morte di un matematico napoletano: sarà questo il titolo al centro dell’incontro fra il regista partenopeo e il pubblico della Festa che si terrà alle 16.30 nella Sala Petrassi. Uscito in sala nel 1992, il film ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fra i quali il David di Donatello e il Nastro d’argento come miglior regista esordiente e il Leone d’argento – Gran premio della giuria. Morte di un matematico napoletano sarà proiettato in replica alle ore 18.15 presso la Sala Kodak della Casa del Cinema.

Ad Alice nella Città il nuovo film di Michel Ocelot

Si intitola Il Faraone, il Selvaggio e la Principessa ed è il nuovo film di Michel Ocelot, maestro dell’animazione, che sarà presentato oggi nella sezione Alice nella Città (http://alice.mymovies.it/news/767/tutto-il-programma-di-alice-nella-citt224-2022/). Si tratta di una sorta di epopea ambientata nell’antico Egitto con tanto di costumi ottomani, palazzi turchi, divinità splendenti, orribili tiranni e li immancabili principi e principesse.

Domani alla Festa Giovanna Gagliardo con Good Morning Tel Aviv

Good morning Tel Aviv, il docufilm di Giovanna Gagliardo sarà domani alla Festa del cinema di Roma, ed è la pellicola che meglio sintetizza lo spirito della città più cosmopolita, complessa, gay friendly e sostanzialmente nuova del Medio Oriente e, probabilmente, del mondo intero. Antitesi vivente e laica della religiosa Gerusalemme la Tel Aviv della regista è una città che non ha un passato e che si inventa continuamente un presente.

«A New York dicono: se ce la fai qui, ce la farai ovunque. Noi a Tel Aviv diciamo: se non te la spassi qui, non te la spasserai da nessun’altra parte», ha spiegato Giovanna Gagliardo il cui film parte dall’idea di dar vita a qualcosa in cui la città si racconta, nell’arco di una giornata, «con tutte le sue contraddizioni e le sue domande che restano deliberatamente aperte perché tutto quello che si crede di sapere su Tel Aviv è sbagliato, anche perché è una città in continua mutazione, un laboratorio».

La regista che dopo i sopralluoghi è stata interrotta dal lock down è tornata a Tel Aviv alla fine dello scorso anno: lasciando da parte il suo sguardo e il suo giudizio ha raccolto decine e decine di ore di girato, scegliendo di lasciar parlare i protagonisti in ebraico (sottotitolato), anziché in inglese, seconda lingua in Israele: «Mi sembrava più genuino, anche se il montaggio è stato ovviamente più faticoso, con un consulente-traduttore che supervisionava i tagli».

Di Tel Aviv la Gagliardo racconta gli aspetti libertari («A Gerusalemme si prega e ci si sposa, a Tel Aviv si scopa», sottolinea una delle ospiti di una cena in terrazza tra amici), ma anche i non pochi problemi, dalla coesistenza complicata con gli arabi israeliani che si sentono cittadini di serie B: «Tel Aviv è una città carissima, i grattacieli e i loro prezzi inarrivabili rischiano di far diventare la città un posto per ricchi miliardari che ci vivono pochi mesi l’anno costringendo gli abitanti ad andarsene altrove» afferma la Gagliardo. Ma la domanda delle domande è soprattutto una: «Tel Aviv è una bolla?» come viene definita anche nel docufilm. «L’aspirazione di chi ci vive – conclude la regista – è che tutta Israele diventi come Tel Aviv, ma se questo un giorno sarà possibile non dipende ovviamente solo da lei».

 

 

 

 

19 Ottobre 2022
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