m5s nella tempesta
12:22 pm, 15 Luglio 22 calendario

M5S, caos dopo lo showdown. Ipotesi ritiro dei ministri e voto online

Di: Redazione Metronews
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L’ipotesi sul tavolo nel M5S di Conte, dopo la sfiducia sul decreto Aiuti che ha scatenato la crisi di Governo, è via la fiducia a prescindere, anche se il premier Mario Draghi dovesse decidere di restare. Magari ritirando i ministri. 

Ma sul tavolo ora ci sarebbe anche la possibilità di un voto online della base per decidere se dare la fiducia a Draghi oppure no.

Sul tavolo M5S anche il ritiro dei ministri

“Il Consiglio nazionale si riunirà di nuovo oggi e faremo le nostre valutazioni”, ha detto la capogruppo del M5S al Senato, Mariolina Castellone, arrivando alla sede del Movimento in via di Campo Marzio risponde a chi gli chiede se si stia valutando il ritiro della delegazione del Movimento dal governo prima di mercoledì, quando il premier Mario Draghi tornerà alle Camere per la fiducia.

Uscendo dalla sede di via Campo Marzio, alla domanda sulle dimissioni ha replicato il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli: «Si è dimesso il presidente del Consiglio, di fatto è il governo dimissionario. Ci stiamo confrontando e analizzando la decisione di ieri del presidente del Consiglio di dimettersi e il successivo rinvio alle Camere. E’ un confronto ovviamente interno, cominciato già ieri e che continuerà nelle prossime ore con tutti gli organi del M5S, dal presidente al Consiglio nazionale alla delegazione di governo che adesso si è incontrata con il presidente Conte. Faremo tutte le nostre valutazioni».

Caos totale

Nel Consiglio nazionale M5S ieri sera, finito tardi e senza una risposta, secondo l’Adnkronos, non sono mancate frizioni e momenti di grande tensione. Nell’intervento all’assemblea congiunta di mercoledì sera il leader Giuseppe Conte aveva detto che sì, il voto dei M5S al dl aiuti non ci sarebbe stato causa inceneritore a Roma ma il sostegno sarebbe rimasto con le risposte opportune da parte di Draghi al documento in 9 punti targato M5S. Sulla stessa linea, ieri, la capogruppo al Senato Mariolina Castellone, assicurando che, in caso di verifica di maggioranza, “c’è tutta la nostra disponibilità a dare la fiducia al governo”.

Ma il vento in casa 5 Stelle sta cambiando, perché, è la convinzione che sta maturando soprattutto nei fedelissimi di Conte, il popolo grillino non capirebbe un doppio passo sulla fiducia, ovvero prima il no da duri e puri e poi il sì. Dunque no a un’eventuale voto di verifica della maggioranza, magari preannunciando lo stop all’ex numero uno della Bce con un segnale forte, ovvero sfilando in anticipo la delegazione M5S al governo. Ed è stata proprio questa linea “ondivaga” a sollevare i dubbi di alcuni in Consiglio. Serve una strategia se si vuole lasciare una linea ben definita senza lasciare spazio all’improvvisazione, l’accusa sotto traccia. Mentre il ministro Federico D’Incà ha ribadito ieri che il problema è a monte: non si doveva arrivare a questo punto, con il rischio di consegnare il Paese al centrodestra.

Ma a surriscaldare il clima è stato soprattutto il capogruppo alla Camera Davide Crippa, che ha accusato Conte di aver tagliato fuori il Consiglio nazionale dalla decisione dell’Aventino parlamentare, prendendola solo con i soliti noti, leggi i vicepresidenti. Perché, l’accusa mossa, il Consiglio nazionale era stato sospeso in attesa della telefonata tra Conte e Draghi, ma nel pomeriggio c’è stata un’accelerazione, con l’ex premier arrivato in Consiglio nazionale “con la decisione in tasca, in barba ai dubbi sollevati in mattinata”, ha puntato il dito Crippa.

15 Luglio 2022
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