Cinema
5:30 am, 30 Giugno 22 calendario

La mia ombra è tua, due generazioni a confronto

Di: Patrizia Pertuso
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CINEMA Una storia d’amore di 40 anni fa. Un viaggio. Un 25enne appena laureato. E un burbero scrittore 60enne. La mia ombra è tua è il film diretto da Eugenio Cappuccio, tratto dal romanzo di Edoardo Nesi e presentato in anteprima al 68esima edizione del Taormina Film Fest.

La mia ombra è tua, il film

Ricominciamo da capo. La storia d’amore di 40 anni fa è quella che vede coinvolti Vittorio Vezzosi, il burbero scrittore 60enne di cui sopra interpretato da Marco Giallini, e Milena/Isabella Ferrari. Il 25enne appena laureato con il massimo dei voti in Lettere antiche, invece, si chiama Emiliano De Vito (Giuseppe Maggio) ed è proprio lui, assistente alla scrittura di Vezzosi, che, a bordo di una vecchia jeep, intraprende il viaggio da Roma a Milano per portare lo scrittore alla Fiera-mercato degli anni Ottanta e Novanta: Vezzosi/Giallini è stato invitato dal suo “perduto amore” di un tempo, Milena/Ferrari, per tenere un discorso. Occhio: lo scrittore da oltre 20 anni si è rinchiuso in un isolamento quasi totale e, quindi, questa occasione rappresenta una “ghiottoneria” per quanti vorranno scoprire tutto sulla sua vita, letteraria e non. Ma anche uno choc per lo scrittore stesso che è costretto a “tornare” nel mondo sociale.

In jeep dal Centro al Nord Italia

Durante il viaggio raccontato in La mia ombra è tua (https://www.youtube.com/watch?v=4JNi_ZRGcPU) e seguito avidamente in diretta dal mondo social, stimolato casualmente da un’influencer, succede di tutto. E di tutto succede anche quando la “strana coppia” arriva a destinazione. Perché alla Fiera si troveranno di fronte ad una folla oceanica smaniosa di ascoltare il Vezzosi fare i conti con il suo passato, e soprattutto con lo sguardo del nostro Paese, attanagliato dalla nostalgia e perso nel ricordo di sé.

Lo scrittore isolazionista e il laureato disoccupato

A raccontare i personaggi ci pensa il regista, Eugenio Cappuccio.

«Ne “La mia ombra è tua” film, come nel libro, – spiega il regista – elementi portanti di questo quadro dalle coordinate date, sono i suoi solidi protagonisti, lo scrittore isolazionista e spiaggiato Vittorio Vezzosi, Marco Giallini, un tempo acclamato ma ora in crisi di creatività, bloccato da anni nella scrittura di un “sequel”, e il giovane “brillante laureato in lettere, disincantato e disoccupato” che accetta quel lavoro di “assistente alla scrittura” per mero bisogno di quattrini, Emiliano De Vito, interpretato da Giuseppe Maggio. Figure agli antipodi, non solo per anagrafe. Entrambi con una mancanza di centratura asfissiante, professionale, affettiva, che li destabilizza e in quel processo ho cercato di coniugarli con le due meravigliose attrici che compongono il quartetto, Isabella Ferrari e Anna Manuelli».

Due generazioni in viaggio in La mia ombra è tua

Il tema del viaggio è una costante di molte storie (se non di tutte, se per viaggio si intende qualcosa di simbolico). Questo, prosegue Cappuccio, «sarà un viaggio dal Centro al
Nord d’Italia, Milano, paradigma del “fare”, con le sue ridefinizioni e ricollocazioni, nel
cambiar spazi e tempi di reazione alle cose della vita, accettandone, nella indiretta metafora,
curve, dossi, sventati incidenti e memento di profonde ferite mai sanate, a costituire
“l’anima” “del vecchio e il giovane uniti on the road” e del film. Una strada che deve portare
Vezzosi alla sua resa dei conti, quella con la sua incapacità di ri-produrre ancora “arte”, per
paura o depressione lo scopriremo, cristallizzato, come i vetrosi frammenti della droga, che
gli dà, con le sue “botte”, ancora spurie forze, e a Emiliano, l’energia per uscire dal suo
bozzolo di nerd spocchioso e accidioso».

Maschi fragilissimi contro femmine compiute

In La mia ombra è tua, ci sono da una parte due figure maschili, dall’altra due donne. «Le importantissime figure femminili che seguono i passi del racconto – continua Cappuccio
costituiscono la sfida, con le loro istanze, di un’anima meno avvitata su se stessa, che i due uomini cercano. Con gli attori ho tentato di costruire il ritratto di due fragilissimi maschi d’oggi, separati da oltre trent’anni di sostanziale incomunicabilità colpevole, due tipi “interrotti” che, chilometro dopo chilometro, divengono “maestri speculari” del reciproco salto nel vuoto di una nuova Età personale. Alla ricerca, sostanzialmente, di amore ed equilibrio. E il tutto per costituire il senso che forse c’è ancora qualche spazio di umano, per permettere alle generazioni, padri, madri, figli e figlie, un passaggio di testimone, il conferimento di una qualche eredità non sterile, interiormente ricca, e non esclusivamente basata sulla trasmigrazione di “cose” o danaro. Missione ambiziosa, nella quale ho sentito vicinissima la Fandango per tutto il cammino».

Giallini: «Per amore si deve fare tutto»

Marco Giallini, dal canto suo, racconta Vezzosi come un uomo che «vorrebbe fermare un momento irripetibile», dedito – a modo suo – all’amore: «se una donna ti chiede con amore un gelato alle due notte – dice – tu esci e vai a prenderlo».

Ferrari: «I sentimenti che ci legano li abbiamo messi nel film»

«Marco è un uomo speciale e molto carismatico – afferma, invece, Isabella Ferrari – a cui voglio molto bene: mi fa ridere e divertire sempre. Ecco, abbiamo cercato di mettere tutti questi sentimenti nel film».

PATRIZIA PERTUSO

 

30 Giugno 2022 ( modificato il 29 Giugno 2022 | 17:31 )
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