Roma
6:13 pm, 21 Dicembre 21 calendario
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Omicidio di Diabolik, l’intercettazione: «Lo sa tutta Roma»

Di: Paolo Chiriatti
Killer Diabolik
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Raul Esteban Calderon, il presunto killer di Diabolik, compare in un’intercettazione che parla chiaro: «Lo sa tutta Roma, ma la polizia non ha le prove». La voce è quella di Enrico Bennato, pregiudicato e rivale di Fabrizio Piscitelli negli affari di droga.

Una conversazione che assieme ad altri elementi di prova compone l’ordinanza che il gip Tamara De Amicis ha firmato confermando l’arresto di Calderon per omicidio con l’aggravante del metodo mafioso.

Calderon il killer di Diabolik: «Lo sa tutta Roma»

Enrico Bennato viene intercettato mentre parla con un interlocutore fidato. «…Perchè è morto pure quello. A sedè sulla panchina stava, a fumà la sigaretta. Ha preso ‘na revolverata qua dietro!», racconta Bennato, spiegando anche il movente dell’omicidio: «So’ morti quelli che hanno sparato a Leandro».

Enrico Bennato
Enrico Bennato

Leandro Bennato, fratello di Enrico, è un rivale di Diabolik nella gestione delle piazze di spaccio. Nell’intercettazione si fa riferimento anche all’omicidio Selavdi Sheajh, pregiudicato albanese al servizio di Piscitelli negli affari di droga, ucciso lo scorso giugno su una spiaggia di Torvaianica, in pieno giorno e in mezzo a decine di bagnanti. Anchein questo caso, secondo le parole di Enrico Bennato il killer sarebbe proprio il Calderon, soprannominato Francisco.

Enrico Bennato afferma espressamente che a uccidere Diabolik è stato L’argentino. «Mo’ Francisco do sta?» chiede l’interlocutore. «È scappato via, l’ho mandato via in Spagna. Non lo dì, manco lo sanno che l’ha ammazzato lui quello sulla spiaggia, oh! Ha ammazzato Diabolik. Lo sa tutta Roma… le guardie però non hanno le prove».

«Le parole di Bennato appaiono particolarmente credibili non soltanto per il contesto riservato in cui sono pronunciate all’interno della propria abitazione e rivolte a persone di cui sembra avere piena fiducia ma anche perché egli confessa il proprio coinvolgimento in uno degli omicidi di cui stanno parlando, quello dell’albanese Sheajh e “accusa” altresì suo fratello Leandro, quale mandante dell’omicidio Piscitelli». Queste le considerazioni del gip nell’ordinanza.

Un assassino «professionista»

«È acclarato che Calderon svolga la funzione di killer in maniera per così dire professionale»,  scrive il gip De Amicis nell’ordinanza, spiegando: «Ricorre in primo luogo il pericolo di fuga dell’indagato, in quanto si tratta di soggetto che, a parte ogni considerazione sulla sua nazionalità e sui suoi permanenti legami con il suo Paese di origine ha contatti continuativi con altri Paesi, in particolare con la Spagna».

Tradito dai tatuaggi e dalla bandana

A tradire il presunto killer di Diabolik sono stati anche i tatuaggi sul polpaccio, coperti da una fasciatura durante i momenti dell’omicidio. La squadtra mobile, che bei mesi successivi aveva individuato Calderon come possibile esecutore del delitto, lo aveva filmato scoprendo che sul polpaccio aveva due tatuaggi facilmente riconoscibili e che per questo, secondo l’accusa, erano stati coperti nel giorno dell’agguato.

Inoltre l’uomo che sparò a Diabolik indossava anche una bandana verde che presumibilmente serviva a coprire una stempiatura, «in teoria agevolmente riconoscibile da possibili osservatori dell’azione». Calderon ha un’attaccatura dei capelli molto alta e particolare. Un altro elemento a suo carico.

Il ruolo chiave dell’ex fidanzata per la cattura

Ma gli elementi più incisivi per l’accusa li ha forniti l’ex fidanzata di Calderon, che in un’intercetttazione litiga con il presunto assassino accusandolo di aver utilizzato una pistola che la donna custodiva. Un’arma già usata per alcune rapine.

«M’hai rubato la pistola pè ffà ‘n omicidio de merda!. Lo sai, hai ammazzato Diabolik con la pistola mia, la 9X21, se me fai passà li guai sò cazzi tua Raul, quando te fai trent’anni lo vedi come stai male… Cò questo addio bello… E fa che nessuno mai me viene a bussà perchè dico tutto quello che so». Queste le parole della donna.

«Tu stai male, te rendi conto de quello che dici? Dillo, urlalo brutta tr…», ribatte infuriato Calderon.

«A Raul… Forse non hai capito che lo sanno tutti… Te devi andà a fà trent’anni perché non me li voglio fà io per te… Hai usato la pistola della rapina», lo accusa la ex.

La donna ha poi confermato agli investigatori della squadra mobile la provenienza dell’arma usata per uccidere Piscitelli: «Un giorno ho sentito la notizia dell’omicidio di Diabolik e che l’arma utilizzata era una 7.65. Ho avuto un presentimento e sono andata a controllare il posto dove avevo nascosto le pistole. Ho visto che non c’erano».

«(Calderon, ndr) mi ha detto quello che era successo e cioè di aver ucciso Diabolik, che Leo (Leandro Bennato, ndr) era il mandate».

Il movente e la ricompensa per l’omicidio

Secondo la donna «il motivo era personale, nel senso che Leo era considerato “infamèe” da Diabolik e che stava spargendo o avrebbe potuto spargere questa voce. Raul mi ha detto che aveva avuto centomila euro in contanti da Leo. Siccome era poco,bma Leo non aveva altro contante, gli avrebbe dato 4.000 euro al mese ed avrebbe continuato a lavorare con lui», ha raccontato la donna agli investigatori.

Le indagini sono coordinate dalla Dda di Roma con il procuratore Michele Prestipino e l’aggiunto Ilaria Calò, e il decreto di fermo è stato eseguito dalla Squadra Mobile di Roma.

21 Dicembre 2021
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