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6:05 am, 10 Novembre 21 calendario
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«I manga sono un potente strumento salvifico»

Di: Orietta Cicchinelli
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Nota sui social come Pane e Manga, non solo ha fatto della sua passione un mestiere, ma ha dato vita a una scuola, perché altri potessero fare lo stesso. Caterina Rocchi, 28 anni, a capo di una delle realtà di riferimento per la cultura Manga in Italia, la Lucca Manga School (che lei stessa ha fondato dopo aver studiato alla fonte in Giappone), si racconta a Metro.

Come inizia la sua avventura nel mondo dei manga?

«Con la chiamata all’avventura, verso il mondo sconosciuto del sol levante. Mi sono innamorata dei manga al primo sguardo. Anche se già leggevo fumetti non mi ero mai sentita compresa come nei manga, dove ho scoperto un intero genere letterario specificamente fatto per le giovani ragazze. Cosa che in Italia decisamente mancava ai tempi e che ancora non è sviluppato ai livelli del Giappone. Porto molto rispetto per i grandi personaggi della mia infanzia, Dylan Dog, Topolino, Lupo Alberto… Ma una bambina non può capire perché Lupo Alberto voglia stare da solo con la sua gallinella. Quel vuoto è stato colmato dai manga, con protagoniste femminili e più vicine a me nell’età e nelle esperienze.  Non ho mai dimenticato questa influenza formativa».

La stella polare di Pane e Manga?

«Non ho autori di riferimento quanto Maestri. I grandi insegnanti che mi hanno portato a essere da una ragazzetta che pasticciava con le matite a una figura di riferimento per tutti gli aspiranti mangaka italiani. Il primo pensiero va al maestro Ikuo Matsuda, mio 1° insegnante grazie al quale ho debuttato in Giappone, lavorando fianco a fianco con Mikiya Mochizuki, autore di Ken Falco a cui attribuiscono anche l’ispirazione per Fast&Furios. La mia carriera è largamente posata sulle spalle di questi giganti. E in seguito anche a Yoshiyasu Tamura, con il quale sono entrata nel mercato francese».

Consigli ai giovani artisti?

«Trovate un bravo insegnante e dimostrategli di valere il suo impegno. Per me la presenza di bravi insegnanti è stata vitale, è grazie a loro che ho raggiunto dei sogni che all’inizio del mio percorso nemmeno immaginavo. Ho dimostrato loro giorno dopo giorno la mia determinazione, dedicando tutta me stessa ai miei obbiettivi e facendo del mio meglio per attirare la loro attenzione. L’idea di “farsi da soli” può sembrare bella in teoria. Ma in pratica non è molto realistica, e cogliere le occasioni o addirittura crearsele è una skill importante quasi quanto la bravura, se non a volte anche di più».

Caterina, che rapporto ha con i social?

«Vivrei meglio senza… Ma non posso farne a meno. Mi permettono di raggiungere i miei studenti ovunque siano, di divulgare informazioni che trovo importanti, condividere con gli altri i momenti che ci danno speranza. Portano via una fetta importante della mia giornata, rispondendo a messaggi e commenti, creando contenuti. Lo faccio soprattutto perché siamo in un momento in cui possiamo farlo. Possiamo raggiungere tutto il mondo se solo lo vogliamo. E un po’ lo devo alla bambina “strana” che ero, che faticava a fare amicizia e si sentiva sola perché non c’erano persone come me nelle vicinanze. Posso dire adesso, ai ragazzi che sperano di andare un giorno in Giappone e di disegnare manga con i grandi maestri, che si può fare, che l’ho fatto, che io ci sono. Che non sono soli».

I manga come cura

In un’epoca in cui si legge poco per fortuna ci sono i manga. Lo dicono i numeri di eventi quali Lucca Comics, Romics e dintorni. Sempre affollatissimi…
«Non se ne parla molto, ma il fumetto è anche un ottimo strumento per chi ha disturbi vari dell’apprendimento, poiché avere meno testo e immagini che mostrano concretamente ciò che succede nella scena è un aiuto per chi convive con dislessia, deficit di attenzione e altro. Quindi, in un periodo storico dove le diagnosi sono in aumento, trovo la scoperta del fumetto molto naturale. L’unione di immagini e parole è un mezzo potentissimo per comunicare, e il fumetto è una evoluzione dell’illustrazione».

Le storie sulla tela come in un fumetto

«Già agli albori dell’arte si creavano arazzi, affreschi, dipinti che contenevano all’interno una storia che si svolgeva durante la visione del quadro. Seguendo le figure si vede la progressione della storia. Ricordo a lezione di storia dell’Arte un momento in cui ci hanno mostrato un quadro nel quale c’era il processo a Gesù, poi seguendo la strada si vede la processione dove porta la croce, finché risalendo non si trova la collina con la crocifissione compiuta. Ho pensato: questa è una progressione di immagini che racconta una storia nella stessa tela… Questo è un fumetto! In quel momento mi sono resa conto quanto va indietro la tradizione di raccontare storie per immagini, non è assolutamente un fenomeno nuovo».

Prossimi progetti?

«Stanno cominciando i nostri corsi biennali a scuola, quindi tutte le mie attenzioni sono focalizzate sull’organizzare al meglio le lezioni per gli studenti sia in sede che online. Quest’anno abbiamo tante classi quindi lavoro a pieno regime per dirigere questo organismo che è la scuola. Qui ogni studente ha le sue necessità a cui andare incontro. Lavoriamo ogni giorno con i sogni e le speranze di giovani autori, quindi maneggiare queste aree così delicate nella vita di tante persone richiede una certa serietà».

Un sogno nel cassetto by Pane e Manga

«Tornare in Giappone… Sono abituata ad andare ogni anno, inizialmente per studiare ma ultimamente più per lavorare. Ma ormai è un bel po’ che non posso nemmeno più pensare se tornarci. Ora che si sta rilassando la situazione mondiale da una parte vorrei riprendere il volo, dall’altra la scuola ha bisogno di me, quindi devo pianificare con molta attenzione».

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Pane e Manga al secolo Caterina Rocchi

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10 Novembre 2021 ( modificato il 9 Novembre 2021 | 11:42 )
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