Usa, grande attesa per il lancio di Crew Dragon
Grande attesa negli Usa per la missione Demo-2, impresa a metà di Nasa e SpaceX di Elon Musk, che rappresenta il primo trasporto di astronauti in orbita dal suolo americano da quasi un decennio, prevista sabato (rimandata per maltempo) dal Kennedy Space Center, la stessa location dell’ultima missione Usa verso la Luna. Come John Kennedy che il 12 settembre del 1962 alla Rice University di Houston, in Texas, rivelò l’intenzione Usa di andare sulla Luna, Trump ha usato il discorso sullo Stato dell’Unione dello scorso 4 febbraio per annunciare agli americani la nuova sfida dell’uomo all’universo. Durante il suo intervento in Congresso, il comandante in capo si era rivolto a un ragazzino di 13 anni, Iain Lanphier, arrivato dall’Arizona con il sogno di entrare un giorno nella Space Force. “Iain, per favore, alzati”, lo aveva esortato il presidente, che aveva poi parlato del programma “Artemis”, ‘sorella’ di Apollo, con cui la Nasa punta a inviare astronauti sulla Luna entro il 2024 e su Marte nel prossimo decennio. All’inizio i tempi erano più lunghi, si parlava di 2028, ma Trump ha chiesto di accelerare, accorciando di almeno quattro anni la scadenza.
Luna. L’ultimo viaggio sulla Luna è stato quello dell’Apollo 17, nel 1972. Questa volta la Nasa vuole trasportare prima le macchine e poi gli astronauti, inviando due “rover” non pressurizzati per le escursioni spaziali e progettati per essere pilotati a distanza. Rispetto alle missioni Apollo, gli astronauti resterebbero sulla Luna il doppio del tempo, circa 6 giorni e mezzo, durante i quali verrebbero svolte quattro “passeggiate” per effettuare campionamenti del suolo e, soprattutto, del ghiaccio. Nel Polo Sud del satellite terrestre, secondo la Nasa, ci sarebbero zone rimaste sempre nell’ombra, dove il ghiaccio potrebbe essersi conservato per migliaia d’anni. Ma interessano anche le “zone di luce”, come quelle sul bordo del cratere Shackleton, che potrebbe immagazzinare una quantità straordinaria di energia solare.
Il sogno di Marte. La missione rappresenta il trampolino di lancio per l’obiettivo ancora più ambizioso di Trump, che si salda al sogno del fondatore di Tesla, Elon Musk, primo investitore privato della storia a collaborare con la Nasa: portare un giorno milioni di persone a vivere su Marte, come in un romanzo di Ray Bradbury. La sinergia con i privati, come dimostra la collaborazione con Musk, è considerata importante per finanziare un progetto che prevede un costo medio tra i 6 e gli 8 miliardi di dollari a “viaggio”, parte dei quali verrebbero coperti dai 20 miliardi in dotazione alla Nasa. Trump l’anno scorso ha tentato di attingere soldi dal Fondo di riserva “Pell Grant”, che fornisce sussidi per gli studenti a basso reddito, ma ha trovato l’opposizione dei democratici. Il presidente tornerà alla carica: lo spazio è il dominio su cui vuole riaffermare il primato americano rispetto a Cina e Russia. Non è in gioco solo la leadership tra le stelle, ma il controllo dei sistemi satellitari di comunicazione civile e militare, e di navigazione, a cominciare dai Gps di ultima generazione. Quanto Trump tenga a rendere lo spazio un “suo” dominio, lo conferma l’ostinazione con cui aveva chiesto alla Nasa di ideare un nuovo logo, per segnare un cambio di passo e associarlo alla sua presidenza. Il simbolo, presentato alla Casa Bianca, ha generato ironie perché ricorda lo stile Star Trek.
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