GOVERNO
5:31 am, 8 Maggio 18 calendario

Le 6 cose che l’Italia non aveva ancora visto

Di: Redazione Metronews
condividi

Roma  Comunque vada, sembra proprio che siamo di fronte a una legislatura, la XVIII, ricca di novità, primati e prime volte. Per quanto in Italia siamo abituati a elezioni anticipate, cambi di governo in corso, governi balneari, crisi prolungate e via discorrendo, stavolta la situazione politica presenta davvero alcune novità oggettive. E questo senza ancora sapere come davvero andranno i prossimi mesi, viste le posizioni dure e contrastanti assunte dal Presidente Mattarella e dai più numerosi movimenti politici. 
1. Governo comunque. Prima novità è già la proposta politica di Mattarella: che lui abbia assunto con decisione la responsabilità di dire che in assenza di maggioranza un governo lo deve comunque nominare, e che esso sarebbe a termine. 
2. Governo neutrale. Ma sono soprattutto i contorni definiti di questo governo a rappresentare un inedito: non per il fatto di essere a tempo, o di scopo, ma per ciò che spinge il presidente a definirlo un «governo neutrale». Mattarella ha infatti assunto l’impegno che i suoi membri non si potrebbero candidare alle successive elezioni, e ha imposto che essi siano pronti a dimettersi subito in qualsiasi momento si formasse in Parlamento una maggioranza in grado di dare vita a un governo politico. 
3. Governo nato morto. Qualora come preannunciato le forze politiche non dessero la fiducia a questo governo,si tratterebbe di un governo nato sapendo di non vedere la luce se non per il disbrigo di pochi affari correnti per due o cinque mesi. 
4. Legislatura più breve. Così come sarebbe nata morta questa legislatura, la più breve della storia repubblicana. Fino ad oggi il record negativo era stato conservato dall’undicesima, quella dei governi Amato e Ciampi, durata in totale 722 giorni, dall’aprile 1992 all’aprile 1994, la fine della prima Repubblica. Ma se si votasse a luglio, a settembre o anche all’inizio del 2019 l’attuale legislatura resterebbe molto al di sotto di quella durata. 
5. Il Parlamento più costoso. Risultando così anche la più costosa della storia: ipotizzando un ritorno alle urne il 24 settembre, e calcolando solo le retribuzioni lorde dei 630 deputati e dei 318 senatori, più le indennità di carica e assegni di fine mandato, la cifra per le casse dello Stato si aggirerebbe oltre i 136,2 milioni di euro. Il tutto con commissioni per ora non operative e attività legislativa ferma, finché non si formi un governo e tanto più se si sciolgono le Camere. 
6. Incomunicabilità. Stallo determinato dal fatto che mai prima il Parlamento era stato spaccato in 3 blocchi così rigidi nel non trovare accordi, neanche con DC, PCI e MSI.
OSVALDO BALDACCI

8 Maggio 2018
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo