Migranti
6:59 pm, 15 Novembre 16 calendario

Le deportazioni di Trump in continuità con Obama

Di: Redazione Metronews
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USA «Dobbiamo stare in guardia dall’ascesa di un gretto nazionalismo ed è pericoloso dividerci lungo le linee razziali». Così il presidente Usa Barack Obama sul suo successore. «La campagna elettorale di Trump è stata disgustosa», ha rincarato il presidente della Commissione Ue Juncker; mentre il segretario Onu, Ban Ki-moon, si è augurato che Trump «comprenda la gravità e l’urgenza di affrontare il cambiamento climatico». Non si placano dunque le dure reazioni internazionali ai proclami del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Ultima quella di essere pronto, non appena insediato, a cacciare via tra i due e i tre milioni di immigrati irregolari con precedenti penali. Eppure secondo Alejandro Pedraza, professore presso il Centro per le relazioni internazionali della National autonomous University of Mexico, Trump sta solo attuando una piena continuità con la politica di espulsioni adottata dal presidente Barack Obama, «che ha già deportato più di tre milioni di immigrati».
Quali ricadute ci sarebbero sul Messico e l’America Latina se Trump desse seguito ai suoi propositi?
Una distorsione nei rapporti, visti solo in termini di migrazioni. E poi c’è preoccupazione anche per i flussi legali, come quelli dei lavoratori temporanei.
Ritiene giusta la politica di Trump per la deportazione dei criminali?
Ha una sua ragione e non è una novità. Anche Obama ha deportato più di tre milioni di migranti che hanno commesso crimini. Non si può comunque trattare di una deportazione di massa, perché ogni posizione va analizzata caso per caso.
Quindi l’annuncio di Trump è in piena continuità con la politica di Obama?
Decisamente sì. Anzi, nel caso di Obama, si sono raggiunti livelli ancora più critici perché abbiamo visto persino genitori separati dai figli. Cosa che Trump per ora non ha sostenuto.
Quale messaggio arriverà ai migranti?
Che sarà più difficile entrare negli Stati Uniti e rimanere in quel Paese. Tuttavia ricordo che la tendenza alla migrazione verso gli Stati Uniti è in calo dal 2005 e vi è stato un arresto quasi totale nella migrazione dal Messico agli Usa. Inoltre i messicani fanno notizia perchè sono il gruppo più identificabile, ma stiamo parlando di una fascia da 3 a 5 milioni di persone che vivono illegalmente negli Stati Uniti, mentre ce ne sono circa 11 milioni provenienti dal resto del mondo.
C’è il rischio di un’ondata di discriminazione nei confronti dei migranti?
Sì, Trump ne ha fatto una forma di militanza politica. Ha additato i messicani come il gruppo che ha goduto di impunità negli Stati Uniti. Ma discriminazione e ignoranza sui migranti sono fenomeni sociali pre-esistenti alle ultime elezioni.
La deportazione potrebbe essere un problema per il Messico?
No, perchè in realtà la deportazione di massa si è verificata soprattutto nel 2013 e gli effetti non si sono sentiti. Anche perché molti di questi migranti erano temporanei.
Secondo lei Trump costruirà il famoso muro?
Già ha detto che potrebbe essere una recinzione, anche perchè c’è pure un fiume e non si può costruire sull’acqua. Sapeva bene che sarebbe stata una promessa elettorale che non avrebbe potuto soddisfare. Credo che ci sarà invece una maggiore cooperazione Messico-Usa per la sicurezza dei confini.
DANIEL CASILLAS, METRO WORLD NEWS

15 Novembre 2016
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