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1:00 am, 31 Marzo 16 calendario

Amnesty: Mondiali in Qatar sulla pelle dei migranti

Di: Redazione Metronews
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QATAR Amnesty International ha fornito la prima prova di sfruttamento degli immigrati legata al Campionato mondiale di calcio che si terrà in Qatar. Il resoconto dell’associazione per i diritti umani intitolato “Il brutto di un bel gioco: lo sfruttamento del lavoro nelle sedi della Qatar World Cup del 2022″ svela gli abusi sistematici subiti dai lavoratori migranti – perlopiù dal Bangladesh, dall’India e dal Nepal – durante la costruzione del Khalifa International stadium di Doha. Le interviste rivolte a 132 operai edili e 99 giardinieri paesaggisti hanno portato alla luce violazioni, inclusi lavori forzati, sistemazioni squallide e mancati pagamenti. “Il campionato mondiale non è un catalizzatore per il cambiamento, ma per gli abusi”, ha dichiarato a Metro Mustafa Qadri, ricercatore di Amnesty International sui diritti dei migranti nei paesi del Golfo persico.
Perché avete deciso di pubblicare questo rapporto?
Quando, lo scorso 2010, la FIFA ha scelto il Qatar come sede dei campionati mondiali del 2022, sapeva o avrebbe dovuto sapere che la maggior parte dei lavori di costruzione lì impiega lavoratori migranti soggetti a sfruttamento grave e sistematico. Il rapporto odierno dimostra che le promesse fatte dal Qatar e dalla FIFA in risposta a precedenti avvertimenti non sono state mantenute. Come conseguenza i preparativi per i Mondiali sono agli stadi iniziali ma già basati sulla sfruttamento e l’abuso dei lavoratori migranti, questo ancora prima che la costruzione di sette grandi stadi, probabilmente a metà del 2017,abbia inizio. La FIFA non può più rimanere indifferente alla questione dei diritti umani in questo Paese, ma il primo stadio a venire completato è già stato macchiato dallo sfruttamento.
Cosa dicono gli operai coinvolti?
Quasi tutti quelli contattati erano spaventati all’idea di parlare. Hanno spiegato come la povertà e la disoccupazione li abbiano spinti a cercare lavoro per sostenere le proprie famiglie, come i reclutatori abbiano mentito loro sulla la paga e il tipo di lavoro che avrebbe dovuto fare, e come siano poi stati minacciati dai datori di lavoro se si lamentavano delle proprie condizioni. Molti hanno menzionato la perdita di speranza di venire pagati quello che è dovuto loro. Ad alcuni operai nepalesi è stato addirittura negato di visitare i propri cari dopo il terremoto della scorso aprile nel loro Paese, colpito da migliaia di morti e milioni di sfollati. Un operaio ha detto che è come vivere in prigione e l’unica cosa che lo fa andare avanti è il pensiero dei suoi figli.
Che tipo di abusi hanno subito i lavoratori che hanno costruito lo stadio internazionale di Khalifa?
Gli abusi si sono rivelati una pratica prevalente secondo i 234 lavoratori con cui abbiamo parlato. Molti di questi erano parte di pratiche sistematiche perpetrate dalle compagnie, per esempio ognuno degli interpellati viveva in alloggi inferiori agli standard. Tutti, meno sei dei 234 uomini intervistati, hanno dichiarato che al loro arrivo in Qatar hanno saputo che i rispettivi stipendi sarebbero stati inferiori a quanto era stato promesso loro, a volte anche anche meno della metà. Tutti hanno affermato che avevano dovuto pagare le agenzie di reclutamento delle rispettive nazioni con cifre che ammontavano tra i 500 e 4300 dollari per ottenere il lavoro in Qatar. Da notare che i loro introiti ammontano a 150 dollari mensili. In base a questo possiamo affermare che i lavoratori impegnati nelle costruzioni di altri siti necessari ai Mondiali in Qatar corrano i medesimi rischi di abuso. Amnesty international ha anche trovato le prove di lavoro forzato: lo staff di un’agenzia che procura forza lavoro è ricorsa alla minaccia di multe, trattenuta della paga, consegna degli operai alla polizia e divieto di di lasciare il Qatar per garantirsi il lavoro degli immigrati. Ciò cui abbiamo assistito in modo indiscriminato è la riduzione del salario rispetto a quanto pattuito con i reclutatori, la confisca dei passaporti e la coercizione a vivere nello squallore.
Il rapporto cita il sistema della sponsorizzazione (kafala) tipico del Qatar: in cosa consiste?
Il sistema di sponsorizzazione della kafala è il fulcro della maggior parte delle sfruttamento del lavoro documentato da Amnesty international. Gli uomini e le donne che vengono in Qatar in cerca di impiego lo fanno sotto questo sistema di sponsorizzazione che consente ai datori di lavoro di esercitare un forte controllo sulle loro vite. Ogni lavoratore migrante del Qatar deve avere uno sponsor, il quale deve essere anche il datore di lavoro. Gli operai hanno bisogno del permesso dello sponsor per cambiare lavoro e lasciare il paese, e se la sponsorizzazione viene ritirata i lavoratori possono essere espulsi in qualsiasi momento senza alcun processo in grado di contrastare l’espulsione. È facile per i lavoratori migranti venire sfruttati perché contraggono ampi debiti per finanziare il trasferimento in Qatar, mentre le famiglie sono completamente dipendenti dei loro guadagni. Per questo è estremamente difficile sfuggire a situazioni di sfruttamento; questo perché gli individui responsabile degli abusi che subiscono sono anche quelli che possono concedere loro il permesso per lasciare il Qatar e cambiare lavoro. La forma corrente di questo rapporto costituisce una violazione della libertà di trasferimento.
Che tipo di impatto può avere su questa situazione il rapporto di Amnesty?
Gli amanti del calcio possono fare la grande differenza. I fan di questo sport che leggono il rapporto devono dire alla FIFA e ai grandi sponsor come Adidas, Coca-Cola e McDonald’s che non tollereranno questa situazione. Gli sponsor che hanno speso 1,6 miliardi di dollari per associare i loro marchi al Campionato mondiale del 2022 hanno bisogno di proteggere i propri investimenti, messi a rischio degli abusi menzionati. Il Qatar si è mosso per ostacolare questa forma di sfruttamento in risposta a una campagna dei membri di Amnesty international, dei sindacati e di altri attivisti. Per questo i fan del calcio possono fare la grande differenza, mettendo bene in chiaro che vogliono che venga fatto qualcosa.
Che conseguenze ci possono essere sui Campionati mondiali del 2022?
Una mancata presa di provvedimenti influenzerà sicuramente la World Cup. Se la FIFA non interverrà, ogni donna, uomo, bambino che visiterà il Qatar per assistere ai Mondiali del 2022 si imbatterà verosimilmente in lavoratori migranti – in hotel, negozi, stadi – i cui diritti sono stati violati. Nessun amante del calcio vuole assistere a una partita tenuta in uno stadio costruito sull’abuso e lo stadio di Khalifa è quello che ospiterà la semi finale di campionato. Una delle semifinali del 2014 fu guardata da 390 milioni di persone…
Cosa dovrebbe comportarsi la FIFA?
La FIFA afferma di prendere i diritti umani seriamente ma stiamo ancora aspettando di vederla promuovere provvedimenti solidi per assicurare che tali diritti vengano rispettati durante la preparazione dei Campionati mondiali. Dovrebbe spingere pubblicamente le autorità a pubblicare un piano di riforma sistematica, assicurarne l’esecuzione e portare avanti una sua indagine indipendente. Dovrebbe pubblicare i risultati di queste indagini e di qualsiasi azione presa per mettere a posto le cose. La FIFA dovrebbe anche pubblicare un ordinamento dei diritti umani contenente mosse concrete e resoconti periodici per garantire che la World Cup del 2022 non venga fondata sullo sfruttamento della forza lavoro.
Come si possono evitare queste violazioni in futuro?
Gli abusi che abbiamo documentato sono sistematici. Le riforme limitate e ritardatarie del 2015 hanno solo scalfito la superficie di un sistema che costringe i lavoratori migranti alla mercé dei loro datori di lavoro. Il sistema deve cambiare e le nuove regole hanno bisogno di molto più supporto da parte del Qatar, con la supervisione della FIFA. L’altro problema è l’esecuzione: molti degli abusi che abbiamo documentato sono già contro la legge, ma le compagnie continuano a farla franca. Nonostante abbiamo dato alle autorità del Qatar la prova che queste hanno trasgredito la legge, le suddette autorità hanno fatto capire che non verranno presi provvedimenti contro le violazioni. Se il Qatar è serio circa i diritti dei lavoratori e non sta solo facendo relazioni pubbliche, dovrebbe essere davvero preoccupato che queste riforme non stiano ancora funzionando.
DMITRY BELAYEV, METRO WORLD NEWS

31 Marzo 2016
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