TERRORISMO/BRUXELLES
12:21 am, 24 Marzo 16 calendario

Cruciale la tempistica dopo la cattura di Salah

Di: Redazione Metronews
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ROMA. Dopo l’arresto di Salah ci si aspettava che i giochi non fossero finiti e infatti ieri Bruxelles è stata teatro di un attacco coordinato: aeroporto internazionale e metro di Maelbeek. I risultati dell’attentato sono stati sin da subito evidenti ma le dinamiche, ormai la questione più interessante, sono ancora tutte da approfondire. Il rimando al 13 novembre parigino è forte, soprattutto per le connessioni che da sempre sono state evidenziate tra la Francia e il Belgio. Ma quello che è interessante notare è come in quell’occasione siano stati colpiti 3 luoghi del tempo libero e del divertimento (stadio, caffè e teatro) mentre ieri a Bruxelles 2 luoghi della mobilità (aeroporto, metropolitana). Ad eccezione dello Stade de France, gli obiettivi di entrambe le città possono essere definiti soft e poco “securizzabili”, di elevatissimo impatto sociale anche se differenti per il tipo di infrastrutture colpite. Questo tipo di bersagli richiede ingentissimi costi organizzativi, logistici, economici e sono tutti “time consuming” se securizzati al massimo livello, laddove fosse possibile farlo. 
Ad ogni modo, una prima riflessione è di carattere più generale e riguarda le prospettive future dell’evoluzione strategica di Daesh. Se il colpire questo tipo di obiettivi facesse infatti parte di una strategia, è ragionevole chiedersi quali potrebbero essere i prossimi obiettivi sulla medesima linea. Gli aspetti che rappresentano la quotidianità delle nostre vite, oltre al divertimento e la libertà di mobilità, sono la sanità e l’educazione che potrebbero rivestire un ruolo parimenti simbolico a forte impatto mediatico e sociale. 
Sulla questione specifica di Bruxelles la domanda spontanea è quale relazione ci sia tra questi attacchi e l’arresto di Salah. Diverse sono le possibilità. Nei giorni scorsi si diceva che Salah stesse collaborando con le autorità belghe, anche per evitare l’estradizione, e quindi o non sapeva nulla o stava  esercitando una diversa forma di martirio consapevole a garanzia di questi attacchi che appartengono alla medesima rete del prigioniero. È anche possibile che gli attacchi appartengano a un’altra rete, diversa da quella di Salah. In questo caso sarà interessante capire se fossero stati pianificati e, forse, solo accelerati dopo l’arresto del super ricercato (come risposta all’arresto o per il dubbio che Salah potesse fare nomi). Magari proprio per far vedere che se c’è un “pentito” il terrorismo è più forte e non viene colpito da queste defezioni. E magari per screditare il pentito e “recuperarlo” forzandone la “bruciatura” presso le istituzioni, come “martire collaterale”.  Se fosse verificata l’esistenza di una rete esterna a quella di Salah sarà centrale comprendere se questa è una rete simile, per tipologia di legami, a quella di Salah o si tratta di una rete organizzata con modalità diverse rispetto a quelle parentali, amicali, di vicinato e diretta da una catena di comando e controllo non locale. 
In ogni caso sarà cruciale capire la tempistica della elaborazione del piano: un utilizzo reattivo di un piano in cantiere attivato dopo l’arresto di Salah o una reazione dell’ultimo momento, con materiali già a disposizione.
MARCO LOMBARDI, direttore di Itstime, l’osservatorio sui temi della sicurezza e del terrorismo dell’Università Cattolica di Milano
ALESSANDRO BURATO

24 Marzo 2016
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