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11:10 am, 10 Maggio 24 calendario

Tumori, un paziente su 2 percorre oltre 30 km per curarsi

Di: Redazione Metronews
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In Italia 1 paziente su 4 percorre oltre 30 km per curarsi. E’ il dato che emerge da una ricerca condotta da Cipomo (Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri) su quasi 1000 pazienti con il cancro, con età media di 65 anni, seguiti nelle strutture di oncologia distribuite nelle diverse realtà regionali del Paese.

Tumori, un paziente su 2 percorre oltre 30 km per curarsi

Dati che mostrano “come il 96% dei pazienti abbia sperimentato diverse criticità lungo tutto il percorso di cura, dalla diagnosi ai controlli. La maggior parte dei pazienti ha dichiarato di raggiungere il centro oncologico di riferimento dopo un viaggio medio-lungo. La distanza media – si legge nell’indagine – percorsa dal 32% dei pazienti si aggira tra i 10 e i 30 chilometri, ma per il 20% il luogo di cura è lontano oltre i 30 chilometri. Il 63% dei pazienti ha raggiunto il centro in auto insieme a un familiare o a un amico e il 23% ha dichiarato che, mediamente, il tempo di attesa per la visita supera i 60 minuti”. L’indagine è stata presentata al 28.esimo congresso nazionale Cipomo, in corso a Siracusa fino al prossimo 11 maggio.

“Ricevere una diagnosi di cancro può sconvolgere la vita di un paziente, sia sotto il profilo emotivo che pratico – spiega Luisa Fioretto, presidente Cipomo e socio fondatore della Scuola Humanities in Oncology, direttore del dipartimento Oncologico dell’Azienda Sanitaria Toscana Centro -. Le cure, i controlli e la nuova quotidianeità con la malattia possono mettere alla prova anche i pazienti più resilienti, i quali molto spesso si trovano a dover affrontare ostacoli pratici, inclusi quelli economici, e disagi emotivi. In questo contesto il nostro compito non è quindi solo curare la malattia, ma la persona nella sua interezza. Dalla voce dei pazienti dal Nord al Sud del Paese emerge la necessità di cure assistenziali più orientate alla persona”.

Distanza emotiva per un paziente su 2

Una barriera ‘emotivà tra il medico e il paziente. È quello che avverte il 50% delle persone che affronta un percorso di cura oncologica secondo  Cipomo . Questo 50% dei malati avverte “il bisogno di una maggiore attenzione di quella ricevuta da parte degli operatori sanitari e una migliore qualità della comunicazione medico-paziente”. E’ anche su tali temi e sulla raccolta di esperienze nel libro ‘I medici raccontano. Storie di vita e di malattià che si sono confrontati i primari di oncologia in occasione del 28.esimo congresso nazionale Cipomo, in corso a Siracusa fino al prossimo 11 maggio, a dimostrazione che le competenze scientifiche e la comunicazione non sono due saperi distinti.

Secondo l’indagine, per il 50% dei pazienti la fase più impegnativa è stata quella della diagnosi, seguita dalla cura (22%), dalla recidiva della malattia (15%) e dal follow-up (1%). A pesare sono le distanze, anche emotive. “L’indagine ci ha anche permesso di esplorare quali siano le attività di supporto ed espressive più richieste dai pazienti – sottolinea Paolo Tralongo, direttore del dipartimento di oncologia dell’Azienda sanitaria provinciale di Siracusa -. Tra le preferenze sono state citate attività artistiche espressive, attività fisiche e servizi relativi all’immagine corporea. In sintesi due le questioni significative emerse: una richiesta di maggiore attenzione da parte degli operatori sanitari, in termini di tempo e capacità di ascolto, e di una maggiore diffusione di servizi di psiconcologia”.

I pazienti sembrano dunque avere molto ben chiari i propri bisogni e cosa si aspettano dagli operatori sanitari che li hanno in cura. “C’è un gran bisogno di una buona comunicazione, elemento fondamentale nel percorso di cura – evidenzia Cipomo- Accanto alle competenze tecnicoscientifiche, all’oncologo è richiesto di acquisire anche competenze comunicativo-relazionali. La comunicazione medico-paziente, così come quella con i famigliari e i caregiver, assume sempre di più un’importanza strategica nella lotta ai tumori. E’ alla base della costruzione di una alleanza terapeutica tra il medico e il malato e tra il medico e i caregiver, a beneficio dei pazienti e anche dell’operatore stesso”.

10 Maggio 2024
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