Neuroscienze
10:13 pm, 9 Maggio 24 calendario
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Neuralink, Musk e il “paziente zero”: «Cento giorni di successo»

Di: Redazione Metronews
Neuralink
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Neuralink, Musk e il “paziente zero” Noland, di 29 anni: «Cento giorni di successo». Questo il commento sul microchip impiantato sul ragazzo.

Neuralink, Musk e il “paziente zero”: «Cento giorni di successo»

«Cento giorni di successo». Li definisce così Elon Musk, riferendosi all’esperienza del “paziente zero” Noland. Neuralink, la compagnia del magnate che si occupa di interfacce cervello-computer, ha appena postato su X un resoconto su di lui e sui progressi del primo impianto in un essere umano di un chip sviluppato dai ricercatori della compagnia.

Obiettivo: ridare autonomia alle persone paraplegiche

Obiettivo degli scienziati «fornire un’interfaccia ad alte prestazioni che migliorerà il controllo dei dispositivi digitali per le persone con tetraplegia, sbloccando il loro potenziale personale e professionale». In altre parole restituire loro autonomia. Lo studio in cui è stato arruolato e seguito il primo paziente, Noland Arbaugh, si chiama Prime e punta a dimostrare che “Link” – questo il nome dell’impianto – è «sicuro e utile nella vita quotidiana. Monitoreremo le sue prestazioni tecniche da remoto e quantificheremo qualsiasi beneficio fornito cronometrando la durata dell’uso indipendente e valutando come influisce sulla qualità di vita dei partecipanti», spiegano da Neuralink.

La sperimentazione

Cosa raccontano questi primi 100 giorni da quanto il 29enne è stato sottoposto all’intervento di inserimento del chip al Barrow Neurological Institute di Phoenix? Nell’aggiornamento lo spiega lo stesso Noland: l’impianto, dice, «mi permette di vivere secondo i miei tempi, senza bisogno di avere qualcuno» che li detti. Prima il paziente utilizzava uno stick per tablet che doveva essere posizionato nella sua bocca da un operatore sanitario. «Questo strumento – spiegano gli esperti – può essere utilizzato solo in posizione verticale e con l’uso prolungato può provocare fastidi, affaticamento muscolare, piaghe da decubito; impedisce anche il linguaggio normale».

Cosa riesce a fare Noland

Il chip «mi ha aiutato a riconnettermi con il mondo, coi miei amici e la mia famiglia. Mi ha dato la possibilità di fare di nuovo le cose da solo, senza bisogno” degli altri “a tutte le ore del giorno e della notte». Nelle settimane successive all’intervento, Noland ha utilizzato il Link per controllare il suo laptop da varie posizioni. Ha giocato ai videogiochi online con gli amici (scacchi e altri), naviga in Internet, trasmette in live streaming e utilizza altre applicazioni, il tutto controllando un cursore con la mente. Ha persino usato il sistema per «giocare a Mario Kart su una console», cosa che «non era riuscito a fare dopo la lesione al midollo spinale».

 

9 Maggio 2024
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