Libertà di stampa
9:57 pm, 11 Aprile 24 calendario
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Giornalisti e diffamazione, rispunta l’ipotesi carcere

Di: Redazione Metronews
Giornalisti e diffamazione
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Giornalisti e diffamazione, rispunta l’ipotesi carcere. Lo prevede un emendamento del senatore  Berrino (Fdi) inserito nel ddl Giustizia.

Giornalisti e diffamazione, rispunta l’ipotesi carcere

Si è infiammato il giovedì del Senato, quando la Commissione Giustizia di Palazzo Madama ha lasciato filtrare la notizia di una serie di emendamenti, a firma di Gianni Berrino di Fdi, che chiedono di inasprire le pene per il reato di diffamazione a mezzo stampa.

La proposta prevede la detenzione fino a 4 anni e mezzo di reclusione per i giornalisti e multe fino a 120 mila euro per «condotte reiterate e coordinate» relative alla diffusione di notizie false.

Giornalisti: «Un passo verso Paesi come la Cina»

Una mossa che ha scatenato la reazione della Fnsi e del sindacato dei giornalisti Rai Usigrai, che ha commentato: «Il partito della presidente Meloni dopo la par condicio à la carte, fa un altro passo verso paesi come Russia, Cina, Bielorussia o Iran: i giornalisti rischiano fino a 4 anni e mezzo di carcere».

Maggioranza divisa

In attesa di un chiarimento nella maggioranza già lunedì, la presidente della Commissione Giustizia, la leghista Giulia Bongiorno, ha gettato acqua sul fuoco: «Vedremo il da farsi. Come Lega riteniamo importante focalizzare l’attenzione su titolo e rettifica dell’articolo, per il resto nei prossimi giorni ci saranno delle riunioni di maggioranza», ha spiegato, evitando la parola carcere.

Dentro Forza Italia si è smarcato il senatore Pierantonio Zanettin: «A noi non interessano le pene detentive, ma la rettifica e che venga ripristinato il buon nome del diffamato, mezzi per fare questo ce ne sono tanti e devono essere diversi dal carcere».

Consulta disattesa

L’emendamento disattende le linee guida finora condivise sul ddl Balboni, in primis la consapevolezza che il testo dovesse recepire le indicazioni europee sulla libertà di stampa, e anche quanto aveva sentenziato la Consulta, l’ultima volta nel 2011, quando fu chiesto al legislatore di eliminare il ricorso alla carcerazione nella legge di settore.

Nessuno, almeno a quanto assicurano Lega e Forza Italia, si aspettava di dover tornare a discutere della detenzione come pena da infliggere ai giornalisti.

Berrino in serata ha tentato di giustificarsi: «Le condotte che mantengono una punizione detentiva, non sono relative alla libertà di stampa, ma ad un uso volutamente distorto e preordinato al killeraggio morale della libertà di stampa».

(Immagine d’archivio)

11 Aprile 2024
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