Mostre Milano
5:01 pm, 9 Aprile 24 calendario

Gli Oggetti d’Evasione dei detenuti-designer in mostra alla Fabbrica del Vapore

Di: Patrizia Pertuso
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Oggetti d’evasione: questo il titolo scelto per la mostra che, nell’ambito del Fuorisalone 2024, si inaugurerà alla Fabbrica Del Vapore il 15 aprile alle 15 e che vedrà esposti i lavori realizzati dai detenuti-designer di carcere di Bollate. Il progetto firmato da Susanna Ripamonti, Lorenzo Coppola, Giacomo Ghidelli e Alessandro Guerriero, si avvale della collaborazione con Naba (Nuova Accademia di Belle Arti), con Milano Makers e con la rivista Carte Bollate.

Gli Oggetti d’Evasione in mostra

Il punto di partenza è di provare a costruire in carcere tutti quegli oggetti d’uso comune il cui ingresso in un istituto penitenziario è vietato: dalla semplice grattugia al dispenser per bicchieri di plastica, dal porto rotolo per la carta igienica al posacenere “da branda”.

Gli autori di questi lavori sono designer-detenuti della casa circondariale di Bollate: a loro, il compito di creare oggetti “eccentrici, cangianti, più piccoli e virtuosistici, spazi costruiti intorno alla persona, intimamente legati al suo corpo, alla sua vita, al suo piacere. E al suo dolore”, come si legge nella presentazione della mostra.

Eccoli, dunque, gli oggetti che, nati da un universo claustrofobico e punitivo, vedono la luce nello spazio della Fabbrica del Vapore. Oggetti legati a storie personali composta da solitudini e necessità, desiderio di libertà e di luce.

«Gli oggetti raccolti con i metodi della ricerca antropologica»

«Questi reperti, frutto di un accurato lavoro di scavo – spiegano gli organizzatori –  sono stati raccolti con i metodi tipici della ricerca antropologica, condotta da specialisti, che analizza il contesto e le storie individuali di chi li ha prodotti, tessendo un racconto della quotidianità della vita detentiva e indagandone i significati. Lo sguardo antropologico si è confrontato con quello più strettamente estetico, trattandoli come particolari forme di design, con la rilettura di questo materiale che è stata affidata a una classe di studenti della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano».

Tutti i lavori sono stati realizzati nel carcere di Bollate

«Ricollocando la loro produzione all’interno delle specifiche dinamiche del carcere, inteso come luogo chiuso, che produce forme culturali che proprio nell’incontro con l’esterno, in questo attraversamento dei confini, dal dentro al fuori, dalla cella al museo, non annulla le distanze ma le rende transitabili, leggibili. In questa ricerca – proseguono gli organizzatori -, resa possibile dalla particolare progettualità della casa di reclusione di Bollate, il carcere è inteso come luogo privilegiato, in cui si trova quella rara ricchezza che consiste nel lasciare a ciascuno il proprio tempo e il proprio spazio di lavoro, anche di lavoro astratto o di lavoro utopico: ciascuno scopre di sé ciò che non sa e nella scoperta può meravigliarsi, vivere emozioni contrastanti, esprimere l’indeterminatezza del presente. Diventare esattamente ciò che si è».

«Quegli oggetti concepiti come racconti»

«Questo luogo – concludono – è un crocevia di idee lontane, un miscuglio di esperienze biografiche, affettive ed estetiche diverse. Qui il pensiero dell’uomo, il progetto sull’uomo, il lavoro sull’uomo acquistano senso perché qui è possibile trattare simultaneamente tutte le arti insieme: qui è possibile amare più gli uomini che le discipline. Qui, si parla di umanità come metodo di lavoro; allora il nostro metodo parallelo è quello di procedere per intuizione. Una scelta, una selezione soggettiva. Una ipotesi un po’ morale nei contenuti e un po’ istintiva del progetto. Una ipotesi cosciente della sua parzialità, in cui si è posto lo sguardo sull’intensità degli oggetti concepiti quali racconti, quali elementi “caldi”; della storia delle persone senza libertà».

La mostra resterà aperta al pubblico fino al 21 aprile.

PATRIZIA PERTUSO

9 Aprile 2024
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