CALCIO
3:20 pm, 20 Febbraio 24 calendario

Calcio in lutto, è morto a 63 anni Andy Brehme

Di: Redazione Metronews
Brehme
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Addio Brehme. Un grave lutto per l’Inter, per la Germania e per il calcio: è morto all’età di 63 anni Andreas  Brehme, terzino sinistro dei nerazzurri nello scudetto dei record di Trapattoni e campione del mondo con la Germania a Italia ’90. Gli è stato fatale un arresto cardiaco nella sua casa di Monaco di Baviera: trasportato d’urgenza in ospedale, è deceduto poco dopo.

Brehme era arrivato all’Inter nel 1988

“Andy” era arrivato in nerazzurro su segnalazione di Lothar Matthaeus, nel 1988, e a Milano vinse lo scudetto nel 1989, una Supercoppa Italiana e una Coppa Uefa nel 1991, collezionando 154 presenze, 12 gol e infiniti assist sfornati indifferentemente con entrambi i piedi. «Lo conosco da 20 anni e ancora non so se è destro o mancino», disse di lui Franz Beckenbauer, un altro calciatore simbolo della Germania scomparso a inizio gennaio. «E’ stato il miglior calciatore con cui ho giocato», il giudizio dell’amico Matthaus.

Brehme lascia la compagna Susanne Schaefer, che ha chiesto di rispettare la privacy della famiglia, e due figli adulti avuti dal precedente matrimonio con Pilar.

Brehme, l’Inter con il lutto al braccio

«Un giocatore magnifico, un grande interista. Ciao Andy, per sempre leggenda”: lo ha ricordato così l’Inter annunciando la decisione di giocare con il lutto al braccio la partita di Champions contro l’Atletico Madrid. Brehme era rimasto un grande tifoso nerazzurro al punto che poche ore prima di morire su Instagram aveva postato un «match day» per la sfida di San Siro con un’immagine stilizzata di se stesso in campo negli anni ’80 con la maglia del club milanese.

«Terremo sempre Andreas Brehme nei nostri cuori come campione del mondo e ancor di più come persona molto speciale», ha scritto in una nota il Bayern Monaco, «farà sempre parte della nostra famiglia. Riposa in pace, caro Andy!».

Nato ad Amburgo, Brehme aveva iniziato la carriera nel Barmbek-Uhlenhorst e nel Saarbruckenper per poi giocare cinque stagioni nel Kaiserslautern e per due nel Bayern Monaco. In Baviera vinse il titolo (1986-1987) e una Supercoppa di Germania (1987), prima di approdare all’Inter su segnalazione dell’amico Lothar Matthaus, anche lui un ex Bayern.

Il Trap lo piazzò in mediana ma quasi subito decise di arretrarlo a terzino sinistro, al posto di Beppe Baresi. E in quel ruolo entrò nella leggenda di una formazione divenuta un “mantra” per ogni tifoso della Beneamata: Zenga, Bergomi, Brehme, Matteoli, Ferri, Mandorlini, Bianchi, Berti, Diaz, Matthaus, Serena.

Il ricordo di Walter Zenga e degli amici

Tra i primi a ricordarlo proprio Zegna  (“Non dovevi farmi questo, Amico mio ma so che da lassù ci proteggerai e come al solito ti metterai lì e tirerai i rigori uno col destro e uno col sinistro…”) e lo Zio Bergomi «Un compagno vero, una bella persona in campo e fuori». Karl-Heinz Rummenigge, lo ha ricordato come un compagno «estremamente leale e affidabile”: «Il suo amore per la vita era contagioso. Il fatto che se ne sia già andato all’età di 63 anni mi rende molto triste».

Con la maglia della Nazionale tedesca, Brehme disputò tre Europei (Francia 1984, Germania Ovest 1988 e Svezia 1992) e tre mondiali (Messico 1986, Italia 1990 e Stati Uniti 1994). A Italia ’90 trasformò il rigore decisivo nella finale con l’Argentina che gli valse anche il terzo posto al Pallone d’oro. A sei minuti dalla fine, sullo 0-0, fu fischiato il penalty e il rigorista Matthaeus preferì lasciarglielo perchè aveva dovuto cambiare lo scarpino destro nel primo tempo.

Dopo l’Inter ci fu una parentesi spagnola al Real Saragozza, prima del ritorno al Kaiserslautern per altre cinque stagioni con il bilancio di Coppa di Germania (1995-1996), un campionato di seconda divisione (1996-1997) e una Bundesliga da comprimario (1997-1998).

Dopo il ritiro ci fu una breve parentesi da allenatore, al Kaiserslautern, all’Unterhaching e, come vice di Trapattoni, allo Stoccarda.

Gli anni successivi erano stati difficili per problemi economici: il divorzio dalla moglie Pilar nel 2010, il pagamento degli alimenti che lo costrinse a ipotecare la casa di Montecarlo con debiti per oltre 200mila euro. A salvarlo fu il Bayern Monaco che, grazie al presidente onorario Beckenbauer, gli offrì un ruolo di osservatore. Lo scorso anno era uscita la sua autobiografia intitolata «Ambidestro, da San Siro a Roma» in cui raccontava la sua parabola di calciatore.

20 Febbraio 2024
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