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8:07 pm, 17 Gennaio 24 calendario

Frenata cinese, nel 2023 Pechino ha registrato la crescita più debole degli ultimi trent’anni

Di: Redazione Metronews
frenata cinese
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Nel 2023 la Cina ha registrato la crescita più debole degli ultimi trent’anni – escluso ovviamente il periodo pandemico – in un momento in cui la crisi immobiliare e l’incertezza stanno minando la ripresa della seconda economia mondiale. Il gigante asiatico, penalizzato da tre anni di restrizioni sanitarie per il Covid revocate a fine 2022, ha iniziato una timida ripresa dell’economia all’inizio dello scorso anno. Ma la spinta si è esaurita e sta incontrando una serie di ostacoli, tra cui la scarsa fiducia dei consumatori e delle imprese, che sta penalizzando i consumi. Una crisi immobiliare senza precedenti, la disoccupazione giovanile record e il rallentamento dell’economia globale stanno inoltre paralizzando i tradizionali motori della crescita cinese. In questo contesto, il prodotto interno lordo del Dragone crescerà comunque del 5,2% annuo nel 2023, come annunciato dall’Ufficio nazionale di statistica Nbs. Un ritmo che farebbe invidia alla maggior parte delle grandi economie ma che è comunque il più lento per la Cina dal 1990 (3,9%), escludendo il periodo Covid.

Frenata cinese con percorso ad ostacoli

«L’anno scorso la Cina ha registrato la ripresa più deludente che si potesse immaginare. Ma si tratta comunque di una ripresa», osserva l’analista Shehzad Qazi, della società di ricerca China Beige Book, sottolineando però che nel 2024 sarà necessario un sostegno più robusto all’attività. Nel 2023, «promuovere lo sviluppo» dell’economia è stato «un compito arduo», ha ammesso alla stampa un funzionario della Bns, Kang Yi. A dicembre le vendite al dettaglio, un indicatore chiave dei consumi delle famiglie, hanno rallentato (+7,4% su base annua), dopo la forte accelerazione di novembre (+10,1%). Gli analisti intervistati da Bloomberg si aspettavano un ritmo più sostenuto (+8%). Sempre a dicembre, la produzione industriale ha registrato una leggera accelerazione (+6,8% su base annua), dopo il +6,6% del mese prima. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, a dicembre è salito leggermente al 5,1%, rispetto al 5% di novembre. Tuttavia, questo dato dipinge un quadro incompleto della situazione economica, poichè è calcolato solo per i lavoratori urbani e di fatto esclude milioni di lavoratori nelle aree rurali, una popolazione più vulnerabile al rallentamento economico e la cui situazione è stata esacerbata dalla crisi immobiliare. Per molto tempo, questo settore ha rappresentato più di un quarto del Pil cinese ed è stato una delle principali fonti di occupazione.

Prezzi degli immobili in calo

Dal 2020, il settore immobiliare ha risentito dell’inasprimento da parte di Pechino delle condizioni di credito per gli sviluppatori immobiliari, al fine di ridurre il loro indebitamento. I problemi finanziari di gruppi emblematici (Evergrande, Country Garden, ecc.) hanno poi alimentato la sfiducia degli acquirenti, in un contesto di alloggi incompiuti e di calo dei prezzi al metro quadro. Le misure di sostegno di Pechino al settore hanno finora avuto scarso effetto. Secondo i dati della Bns, a dicembre le principali città cinesi hanno registrato ancora una volta un calo mensile dei prezzi degli immobili. Delle 70 città che compongono l’indicatore ufficiale di riferimento, 62 sono state colpite (rispetto alle 33 del gennaio 2023, segno del peggioramento della situazione). In una nota, gli analisti della banca d’investimento Goldman Sachs hanno sottolineato che «il calo è stato particolarmente significativo» nelle città di piccole e medie dimensioni. Per molto tempo, i cinesi hanno visto l’acquisto di immobili come un investimento sicuro per i loro risparmi. Il calo dei prezzi degli immobili è un duro colpo per i loro portafogli.

17 Gennaio 2024
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