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1:18 pm, 5 Giugno 23 calendario

“Nel Pacifico clima da Guerra Fredda, conflitto con Usa sarebbe disastro insopportabile”

Di: Redazione Metronews
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Una guerra con gli Usa sarebbe «un disastro insopportabile» per il mondo intero, che è, però, «abbastanza grande perchè Paesi come la Cina e gli Stati Uniti possano svilupparsi insieme».

Clima da Guerra Fredda

L’avviso viene da Pechino: nell’Asia-Pacifico, dice la Cina, sta tornando una «mentalità da Guerra Fredda» corredata da una corsa agli armamenti e continue interferenze negli affari interni di altri Paesi, tutti difetti che la Cina imputa all’influenza di Washington nella regione. Con questo messaggio, il ministro della Difesa cinese, Li Shangfu, si è presentato al pubblico internazionale, dopo la nomina a marzo scorso: dal palco del forum sulla sicurezza nell’Asia-Pacifico – lo Shangri-La Dialogue di Singapore, dove il giorno prima era intervenuto il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin – Li ha parlato delle «nuove iniziative di sicurezza» della Cina.

La portaerei cinese Liaoning

L’Asia-Pacifico non ha bisogno di alleanze «simili alla Nato», nelle parole del ministro della Difesa cinese, che spingono la regione «in un vortice di dispute e conflitti», e Taiwan rimane la linea rossa da non oltrepassare. Come risolvere la questione dell’isola, su cui la Cina reclama la sovranità, «è un affare del popolo cinese e nessuna forza esterna è autorizzata a intervenire», ha scandito il ministro della Difesa di Pechino.
«Se qualcuno oserà separare Taiwan dalla Cina, l’esercito cinese non avrà esitazioni, non temerà alcun avversario e salvaguarderà risolutamente la sovranità nazionale e l’integrità territoriale», ha avvertito con toni netti. La conferenza sulla sicurezza di Singapore è arrivata nel pieno delle polemiche tra Cina e Stati Uniti per gli incontri a distanza ravvicinata, e non privi di rischi, tra mezzi militari cinesi e americani. E’ accaduto due volte in pochi giorni: a fine maggio una manovra di un caccia cinese nei cieli del Mare Cinese Meridionale aveva provocato una turbolenza avvertita all’interno di un aereo da ricognizione statunitense. Sabato scorso, invece, si è sfiorata la collisione tra unità navali cinesi, da una parte, e statunitensi e canadesi dall’altra nello Stretto di Taiwan, proprio mentre a Singapore si dibatteva della sicurezza nell’Asia-Pacifico.
«Manovre pericolose», denunciano gli Stati Uniti, che hanno diffuso un video sull’incontro a distanza ravvicinata tra il cacciatorpediniere Usa a missili teleguidati Chung Hoon e il cacciatorpediniere cinese Luyang III, mentre la Cina punta il dito contro gli Usa e il Canada, presenti nello Stretto di Taiwan con la fregata Hmcs Montreal, per avere «deliberatamente provocato tensioni». Per il ministro della Difesa cinese occorre chiedersi perchè queste cose «sono avvenute vicino allo spazio aereo e alle acque territoriali della Cina, e non vicino allo spazio aereo e alle acque territoriali di altri Paesi? Perchè gli aerei militari e le navi da guerra cinesi non visitano mai altri Paesi», e quindi occorre che «ogni Paese gestisca le proprie navi da guerra e i propri aerei militari».

Possibile dialogo ma la situazione è tesa

Pur ribadendo la linea dura della Cina, Li non esclude una possibilità di dialogo, nonostante abbia rifiutato di avere colloqui con il suo omologo statunitense al forum di Singapore, se si esclude una stretta di mano e qualche battuta con il capo del Pentagono. «Nessuno scambio sostanziale», per Washington. La strada, lascia intendere chiaramente Li, è tutta in salita. «Se non ci rispettiamo l’un l’altro, la comunicazione non sarà efficace», ha detto.

Navi cinesi davanti a Taiwan

Generale dell’Esercito Popolare di Liberazione, l’attuale ministro della Difesa cinese è sottoposto a sanzioni da parte degli Stati Uniti dal 2018, per l’acquisto di aerei da combattimento e altre attrezzature militari dal maggiore esportatore russo, Rosoboronexport: a causa delle sanzioni Li non può andare negli Stati Uniti, e anche un invito in Cina per Austin sarebbe complicato. La sua nomina è stata vista come un segnale di sfida agli Usa, con cui Pechino aveva tagliato il dialogo sul piano militare dopo la visita a Taipei dell’ex speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, ad agosto scorso.

I rapporti tra le due grandi potenze non sono migliorati da allora: al contrario, la diffidenza è aumentata dopo l’abbattimento di un pallone-spia cinese sui cieli degli Usa a febbraio scorso. I tentativi di ricucire i rapporti sono affidati, per ora, a visite segrete – come quella del direttore della Cia, William Burns, svelata settimana scorsa dal Financial Times – e ad altre precedentemente annunciate, come quella dell’assistente al segretario di Stato per l’Asia orientale e il Pacifico, Daniel Kritenbrink, giunto ieri nella capitale cinese. Nessun commento diretto arriva, finora, da Pechino, ma il clima rimane teso. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha sottolineato, senza citare direttamente gli Usa, ma con un riferimento piuttosto chiaro, che «alcuni Paesi intendono lanciare una nuova Guerra Fredda in Asia» e che «affermano di mantenere la pace e la prosperità regionali, ma in realtà continuano a mettere insieme vari blocchi militari e cercano di spingere la Nato nell’Asia-Pacifico». Il pensiero va soprattutto al Quad, il gruppo che gli Stati Uniti hanno con India, Australia e Giappone che mira a un «libero e aperto Indo-Pacifico», e all’Aukus, l’alleanza tra Usa, Gran Bretagna e Australia, vista da Pechino come una manovra per contenere la Cina nel Pacifico. La difesa delle posizioni cinesi è totale: sono stati gli Stati Uniti a provocare per primi, ha detto il portavoce in riferimento all’incontro pericoloso di sabato scorso nello Stretto di Taiwan tra navi militari cinesi e statunitensi, e le misure prese dalle Forze Armate di Pechino sono «del tutto ragionevoli, legittime, professionali e sicure».

5 Giugno 2023
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