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4:26 pm, 28 Settembre 23 calendario

Nel 2030 gli italiani saranno un milione in meno rispetto al 2022 e sempre più anziani

Di: Redazione Metronews
Nel 2030 gli italiani
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Nel 2030 gli italiani saranno 58,1 milioni contro i 59 milioni al 1 gennaio 2022. In linea con le tendenze emerse negli ultimi otto anni – segnala l’Istat – la popolazione residente in Italia è in decrescita: sino al 2030 con un tasso di variazione medio annuo pari al -2. Ma nel medio termine con una tendenza ancora più accentuata: da 58,1 milioni a 54,4 milioni tra il 2030 e il 2050 (tasso di variazione medio annuo pari al -3,3) fino a 45,8 milioni nel 2080. Sono le nuove previsioni – aggiornate al 2022 – dell’Istat sul futuro demografico del Paese, previsioni che «restituiscono tendenze difficilmente controvertibili, pur se in un quadro nel quale non mancano elementi di incertezza». Tra il 2050 e il 2080 la popolazione diminuirebbe dunque di ulteriori 8,5 milioni (-5,7 in media annua) con una perdita complessiva di 13,2 milioni di residenti rispetto a oggi.

Nel 2030 gli italiani in netto calo

«L’evoluzione della popolazione totale – spiega l’Istat – rispecchia il principio, tipico delle previsioni demografiche, di risultare tanto più incerta quanto più ci si allontana dall’anno base». Nell’ipotesi più favorevole, pertanto, «la popolazione potrebbe subire una perdita di “soli” 6,2 milioni tra il 2022 e il 2080, di cui 2,5 milioni già entro il 2050. Nel caso meno propizio, invece, il calo di popolazione sfiorerebbe i 20 milioni di individui tra oggi e il 2080, 6,8 milioni dei quali già all’orizzonte del 2050. Sembra inevitabile, quindi, che la popolazione diminuirà, pur a fronte di evidenze numeriche profondamente diverse, una dall’altra, che richiamano nell’immagine scenari non solo demografici ma anche sociali ed economici di impatto altrettanto diverso». Il progressivo spopolamento investe tutto il territorio, pur con differenze tra Nord, Centro e Mezzogiorno.

Tre ultra 65enni per ogni under 14

Nel 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,5% del totale della popolazione italiana (da un minimo del 33,2% a un massimo del 35,8%). E «comunque vadano le cose, l’impatto sulle politiche di protezione sociale sarà importante, dovendo fronteggiare fabbisogni per una quota crescente di anziani». Precisa l’Istat. I giovani fino a 14 anni di età («sebbene nello scenario mediano si preveda una fecondità in parziale recupero»), potrebbero rappresentare entro il 2050 l’11,2% del totale, registrando «una moderata flessione in senso relativo ma non in assoluto: sul piano dei rapporti intergenerazionali si presenterà un rapporto squilibrato tra ultrasessantacinquenni e ragazzi, in misura di oltre tre a uno».

Il Sud invecchierà di più

Tra le future trasformazioni demografiche va evidenziato il marcato processo di invecchiamento del Mezzogiorno. «Per quanto tale ripartizione geografica presenti ancora oggi un profilo per età più giovane – avverte l’istituto – l’età media dei suoi residenti transita da 45,3 anni nel 2022 a 49,9 anni nel 2040 (scenario mediano), sopravanzando il Nord che nel medesimo anno raggiunge un’età media di 49,2 anni, partendo nell’anno base da un livello più alto, ossia 46,6 anni. Guardando alle prospettive di lungo termine, il Mezzogiorno rallenterebbe ma non fermerebbe il suo percorso, raggiungendo un’età media della popolazione prossima ai 52 anni. A quel punto, invece, sia il Nord (50,2 anni) sia il Centro (50,8) avrebbero già avviato un percorso di rallentamento del processo di invecchiamento, che nel caso del Centro potrebbe addirittura portare all’avvio di un primo processo di ringiovanimento della popolazione».

La famiglia si restringe

Nel giro di venti anni nel nostro Paese si prevede un aumento di oltre 850 mila famiglie: da 25,3 milioni nel 2022 si arriverebbe a 26,2 milioni nel 2042 (+3,4%). Ma si tratterà di famiglie «sempre più piccole, caratterizzate da una maggiore frammentazione», il cui numero medio di componenti scenderà da 2,32 persone nel 2022 a 2,13. Lo rileva l’Istat, sottolineando come anche le famiglie con almeno un nucleo (ossia contraddistinte dalla presenza di almeno una relazione di coppia o di tipo genitore-figlio) varieranno la loro dimensione media da 2,95 a 2,78 componenti. L’aumento del numero di famiglie deriverà prevalentemente da una crescita delle famiglie senza nuclei (+17%) che salgono da 9 a 10,6 milioni, arrivando a rappresentare nel 2042 oltre il 40% delle famiglie totali. Al contrario, le famiglie con almeno un nucleo presentano una diminuzione di oltre il 4%: tali famiglie, oggi pari a 16,3 milioni (il 64,3% del totale), nel 2042 scenderanno a 15,6 milioni, costituendo così solo il 59,5% delle famiglie. Secondo l’Istat, «un tale calo delle famiglie con nuclei deriva dalle conseguenze di lungo periodo delle dinamiche socio-demografiche in atto in Italia. L’invecchiamento della popolazione, con l’aumento della speranza di vita, genera infatti un maggior numero di persone sole, il prolungato calo della natalità incrementa le persone senza figli, mentre l’aumento dell’instabilità coniugale, in seguito al maggior numero di scioglimenti di legami di coppia, determina un numero crescente di individui e genitori soli».

Sempre più da soli

L’idea di famiglia suggerisce la presenza di quantomeno due persone, ma in realtà tra le famiglie è sempre esistita una componente di persone che vivono da sole. Tra vent’anni sarà composto da una persola sola il 37,5% delle famiglie. Se in passato si trattava in prevalenza di giovani uomini usciti dalla famiglia di origine per motivi di lavoro, da diverso tempo ormai è la quota di anziani che vivono da soli a caratterizzare questa «micro-famiglia». Fenomeni consolidati, quali l’aumento della speranza di vita e dell’instabilità coniugale, fanno sì – avverte l’Istat – che questa tipologia familiare crescerà nel complesso del 17%, facendo aumentare il suo contingente da 8,4 a 9,8 milioni nel giro di venti anni. Peraltro, gran parte dell’aumento del numero complessivo di famiglie è dovuto alla crescita, assoluta e relativa, delle persone sole. Le differenze di genere sono sostanziali. Gli uomini che vivono soli avranno un incremento del 13%, arrivando a superare i 4,2 milioni nel 2042. Per le donne sole si prevede una crescita ancora maggiore (+21%), che ne determina un aumento da 4,6 a 5,6 milioni. Le famiglie monocomponente, a causa della loro composizione per età, hanno un importante impatto sociale, considerando che è soprattutto nelle età più avanzate che le persone sole aumentano in modo significativo. Se già nel 2022 la quota di persone sole di 65 anni e più rappresenta circa la metà di chi vive da solo (48,9%), nel 2042 raggiungerebbe quasi il 60%.

Fragilità campanello di allarme

Tra i 9,8 milioni di persone che si prevede vivranno sole nel 2042, 5,8 milioni avranno 65 anni e più, con una crescita del 42% rispetto al 2022. È quanto emerge dalle previsioni dell’Istat. Il vivere soli ha caratteristiche diverse per uomini e donne. Nel 2022 tra gli uomini che vivono soli oltre tre su dieci hanno più di 64 anni, mentre tra le donne questo rapporto sale a più di tre su cinque (63,5%). Negli anni le previsioni mostrano uno scenario in cui l’incidenza di over65 nel complesso delle famiglie unipersonali cresce in modalità così rilevante da rappresentare un potenziale campanello di allarme legato alla fragilità di questi soggetti, che in molti casi necessiteranno di cure e sostegno. Per gli uomini soli con 65 anni e più si prevede un aumento di 600 mila unità entro il 2042, per le donne sole coetanee si valuta invece un aumento di ben 1,1 milioni. I primi arriverebbero a rappresentare in tale anno il 41,3% del totale degli uomini soli, le seconde addirittura il 72,8% delle donne sole.

Sorpasso delle coppie senza figli

Coppie con figli destinate a diminuire sostanzialmente nei prossimi anni. È quanto prevede l’Istat «in virtù dei bassi livelli di fecondità e sulla base delle ipotesi prodotte nello scenario mediano su questo tema»: tale tipologia familiare, che oggi presenta più di tre famiglie su dieci (31,9%), nel 2042 potrebbe scendere a un quarto del totale delle famiglie (25,3%). Tra il 2022 e il 2042 la loro consistenza diminuirebbe del 18%, passando da 8,1 a 6,6 milioni. Tenendo in considerazione l’età dei figli, la diminuzione più consistente si registrerà tra le coppie con almeno un figlio di età compresa tra 0 e 19 anni (-22%). Scendendo da 5,1 milioni di famiglie nel 2022 a 4 milioni nel 2042, la loro quota passerà dal 20% al 15,2% del totale delle famiglie. In venti anni le coppie senza figli aumenteranno da 5,2 a 5,7 milioni, con un incremento del 9% e una quota sul totale che salirà dal 20,6 al 21,7%. Un accorciamento così significativo della distanza numerica tra le coppie con figli e quelle senza, oggi pari a 2,8 milioni ma nel 2042 pari ad appena 900mila unità, lascia presagire che «nel lungo termine nel Paese si potrebbe assistere a un sorpasso delle seconde sulle prime». La tipologia familiare della coppia con figli è quella che subirà il maggior cambiamento nei prossimi vent’anni. Per quanto il Mezzogiorno potrebbe rimanere l’area del Paese con la proporzione più alta di coppie con figli, si prevede un calo di oltre sette punti percentuali (dal 36,1% nel 2022 al 28,5% nel 2042) per tale tipologia familiare in questa ripartizione. Analoga riduzione si prevede nel Centro (dal 29,7% al 23%), mentre nel Nord la riduzione rimane sotto i sei punti percentuali (dal 30% al 24,2%).

28 Settembre 2023
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