Lutto
6:25 pm, 24 Luglio 23 calendario

Addio a Marc Augé, antropologo dei nonluoghi

Di: Patrizia Pertuso
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PARIGI L’antropologo Marc Augé è deceduto la notte scorsa. A darne notizia è Romain Huret, presidente dell’EHESS, l’École des Hautes Études en Sciences Sociales sul sito della stessa scuola.

La lettera di Romain Huret

Huret scrive un accorato messaggio di addio in cui sottolinea la grandezza dell’antropologo scomparso. «Nella sua prefazione al riassunto editoriale di Jacques Revel e Nathan Wachtel sulla nostra scuola, Una scuola per le scienze sociali (1996), Marc Augé ci ha invitato a evitare qualsiasi “cortocircuito ideologico” e a rimanere all’altezza delle esigenze scientifiche della nostra istituzione in cui “nessuna disciplina è impercettibile agli altri” e “i modi di intelligibilità sono meno opposti di quanto si completino. Questa grande ambizione per le scienze sociali che ha saputo incarnare come presidente dal 1985 al 1995 – scrive Romain Huret – fa capire la mia tristezza nell’annunciare la sua morte nella notte tra il 23 e il 24 luglio. Non basteranno poche righe per riassumere il suo lavoro e il suo lavoro alla guida della Scuola, e avremo tempo per tornare collettivamente alla sua carriera». Non basterebbero nemmeno tante righe per riassumere chi era Marc Augé. Ma Huret ci prova e riesce a far capire la grandezza di questo studioso appena scomparso.

Marc Augé  nel ricordo del presidente dell’EHESS

«Questo ex studente dell’Ecole Normale Supérieure, laureato in lettere classiche, è stato insegnante al Lycée Paul Valéry di Parigi, poi distaccato presso l’Office for Scientific and Technical Research Overseas (ORSTOM) – ricorda il presidente dell’EHESS -. Nel 1973 ha difeso il dottorato di stato, prima di essere eletto due anni dopo a una direzione di studi sulla teoria del potere e dell’ideologia. All’EHESS, ha trovato un luogo particolarmente favorevole all’interdisciplinarietà. Al suo arrivo ha tenuto un seminario con Gérard Althabe, Maurice Godelier, Françoise Héritier e Nathan Wachtel sulle logiche sociali e le loro trasformazioni. Ricercatore insaziabile, era interessato tanto alle aree culturali, in particolare alla Costa d’Avorio, quanto ai “non luoghi” o alla metropolitana di Parigi».

«Nel 1985 è stato eletto Presidente della Scuola – scrive ancora Huret -. Sotto la penna di Frédéric Gaussen, Le Monde ha scritto non senza malizia “Un antropologo a capo della Scuola!” sottolineando un cambio di epoca con quella elezione di un rappresentante di una disciplina diversa dalla storia. Il cambiamento è stato duraturo poiché Marc Augé è rimasto dieci anni a capo di questo luogo reale, che amava moltissimo. “In questa Scuola una e plurale”, ha lottato contro ogni forma di “consenso” e di “pigrizia di pensiero”. A nome di tutti voi porgo le mie più sentite condoglianze ai suoi cari e alla sua famiglia».

Il cordoglio dagli organizzatori del Festival della Filosofia

Da più parti arrivano messaggi di cordoglio. «Con Augé se ne va un amico e un maestro che ha dato al Festival della filosofia e al suo pubblico – sottolineano i curatori del festival culturale di cui lo stesso Augé era stato membro per anni – come a tanti pubblici sparsi in tutto il mondo, alcuni insegnamenti dai quali non si torna indietro, come l’idea che le nostre pratiche culturali siano immerse in sistemi simbolici che è indispensabile studiare con gli strumenti dell’antropologia: una disciplina che Augé, grande specialista del terreno africano, ha praticato anche rivolgendo quel particolare tipo di sguardo alle nostre società, nella convinzione che, per essere intelligibili, i processi culturali implichino che nella loro analisi ci rendiamo “stranieri a noi stessi”».

Augé, antropologo della surmodernità

Marc Augé era nato il 2 settembre 1935 a Poitiers, in Francia. È stato un antropologo, etnologo, scrittore e filosofo. Ha introdotto il neologismo nonluogo, utilizzato per indicare tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici. Ha coniando il termine idéo-logique che può essere inteso come quella logica interna alla rappresentazione che una società fa di se stessa e teorizzando un’antropologia della surmodernità. Ha fatto ricerca in Africa, Costa d’Avorio e Togo; dopo gli anni Ottanta è stato in America Latina. Dal 2012 era membro del comitato d’onore dell’Associazione Fare arte nel nostro tempo / Making art in our time. È stato direttore dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) a Parigi e ha diretto fino al 1970 l’Ufficio della ricerca scientifica e tecnica d’oltremare (ORSTOM – ora Istituto di Ricerche per lo Sviluppo, IRD).

Alcune delle sue opere tradotte in italiano

Tra le sue opere tradotte di recente: Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità (Milano 1993); Tra i confini. Città, luoghi, interazioni (Milano 2007); Il mestiere dell’antropologo (Torino 2007); Il bello della bicicletta (Torino 2009); Il metro’ rivisitato (Milano 2009); Per un’antropologia della mobilità (Milano 2010); Straniero a me stesso (Torino 2011); Futuro (Torino 2012); Per strada e fuori rotta (Torino 2012); Le nuove paure (Torino 2013); Etica civile: orizzonti (con L. Boella, Padova 2013); I paradossi dell’amore e della solitudine (Modena 2014); L’antropologo e il mondo globale (Milano 2014); Il tempo senza età. La vecchiaia non esiste (Milano 2014); Fiducia in sé, fiducia nell’altro, fiducia nel futuro (Roccafranca 2014); La forza delle immagini (Milano 2015); Le tre parole che cambiarono il mondo (Milano 2016); Un altro mondo è possibile (Torino 2017); Sulla gratuità. Per il gusto di farlo! (Milano 2018); Chi è dunque l’altro? (Milano 2019); Condividere la condizione umana. Un vademecum per il nostro presente (Milano 2019). PATRIZIA PERTUSO

24 Luglio 2023
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