Messina Denaro
3:05 pm, 20 Luglio 23 calendario
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Nuova inchiesta per Corona: indagato per lo “scoop” di Messina Denaro

Di: Redazione Metronews
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I guai giudiziari per Fabrizio Corona non finiscono mai. L’agente fotografico è indagato per ricettazione per aver tentato di vendere 768 file segretissimi sulle indagini che hanno portato all’arresto del boss Matteo Messina Denaro al direttore del sito Mowmag, Moreno Pinto. File trafugati da un maresciallo dei carabinieri di Mazara del Vallo, Luigi Pirollo, e dal consigliere comunale del centrodestra Giorgio Randazzo. Un piano naufragato perché Pinto ha avvertito le autorità.

Lo «scoop pazzesco» di Corona

Il militare e il politico sono finiti ai domiciliari e Corona, la cui casa milanese è stata perquisita dai carabinieri, è indagato. «Mi sono comportato come un cittadino onesto, ma siccome mi chiamo Fabrizio Corona si sospetta che abbia fatto qualcosa di losco» ha fatto sapere attraverso il suo avvocato Ivano Chiesa.

In realtà, per settimane dopo l’arresto di Messina Denaro, Corona sarebbe stato «molto attivo», e al telefono (intercettato) parlava di «uno scoop pazzesco» di cui era in possesso un «consigliere regionale di Castelvetrano» (Randazzo, sebbene questi sia un semplice consigliere comunale di Mazara del Vallo), grazie a non meglio specificati carabinieri che avevano proceduto alla perquisizione dei covi del latitante e che avrebbero voluto «vendersi il materiale».

I 768 file

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il militare sarebbe entrato illegalmente nel sistema informativo dell’Arma facendo una copia dei file sull’inchiesta che ha portato all’arresto di Messina Denaro il 16 gennaio scorso, e li ha consegnati a Rattazzo. Il politico ha poi cercato di farli arrivare, su consiglio di Corna, a Pisto proponendogli l’acquisto.

L’incontro a tre per vendere i file

Momento clou della vicenda il 25 maggio quando Pisto, Randazzo e il fotografo si sono riuniti. Il giornalista è riuscito a copiare i file e anche a registrare l’incontro ma poi, ha raccontato, ha deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine. Per gli inquirenti, lo “scoop” che tentava di piazzare Corona faceva leva su documenti veri, ma venivano utilizzati per arrivare a conclusioni fasulle, ma `vendibili: il ritardo nella perquisizione del covo di Messina Denaro che a quel punto sarebbe stato svuotato. Falso, appunto.

20 Luglio 2023
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