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3:58 pm, 8 Giugno 23 calendario

Meloni: “Sui migranti più attenzione ai Paesi sotto pressione”

Di: Redazione Metronews
Paesi sotto pressione
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«Bisogna dare attenzione ai Paesi maggiormente sotto pressione», lo ha ribadito la premier Giorgia Meloni parlando del patto su migrazione e asilo all’esame del Consiglio Affari interni della Ue in corso in Lussemburgo: «Stiamo lavorando per cercare delle soluzioni, per arrivare a un punto di accordo. Speriamo ci si possa trovare a metà strada per difendere gli interessi di tutte le nazioni. Sono convinta che arrivare a una definizione del patto sia prioritario ma bisogna anche dare attenzione ai Paesi più sotto pressione. La grande sfida credo sia lavorare in quadro più generale, per questo guardo con grande attenzione al prossimo Consiglio europeo. Il vero tema è difendere i confini, combattere la tratta, coinvolgere i Paesi di transito e di origine con una cooperazione seria, investimenti, difendendo il diritto a non dover migrare».

“Pensare ai Paesi sotto pressione”

«Siamo consapevoli che un dialogo aperto e proficuo sia fondamentale per arrivare a soluzioni europee su sfide complesse. La Germania sa che senza l’Italia è molto più difficile avere una politica dell’immigrazione che funzioni meglio rispetto a quella attuale – ha aggiunto la presidente del Consiglio – l’Italia in questi mesi abbastanza in solitudine corre in lungo e in largo sul Mediterraneo per salvare le vite umane. I flussi sono aumentati. C’è una situazione complessa e non solo in Africa, c’è una congiuntura molto sfavorevole di fronte alla quale l’Italia fa un lavoro straordinario. La grande sfida è farla insieme in Europa». «La sfida della migrazione e dei rifugiati la possiamo superare solamente assieme nell’Ue, scaricare i problemi su altri sono tentativi destinati a fallire», ha convenuto il cancelliere tedesco Olaf Scholz in visita a Roma.

Il piano in 6 punti di Piantedosi

«Quella italiana è una posizione di responsabilità, ma che che dobbiamo avere anche verso i cittadini italiani e verso anche tutti i cittadini europei ai quali non possiamo proporre una riforma che sarebbe destinata nei fatti a fallire. Quindi riteniamo che ci siano ancora molte cose da fare», ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel suo intervento al Consiglio Affari Interni Ue. Piantedosi è tornato a porre l’accento sulla Tunisia e ha presentato un piano in sei punti per rispondere alla necessità di affrontare la dimensione esterna. «Per l’Italia è cruciale mantenere alta l’attenzione sulla situazione tunisina, come testimonia la missione del presidente Meloni e la nostra richiesta di avere un punto specifico anche in occasione del prossimo Consiglio europeo», ha spiegato. «È chiaro che tutto ciò richiede un attento e costante lavoro sul terreno lungo alcune direttrici ben chiare – ha elencato il ministro italiano – protezione delle frontiere sensibili lungo le rotte migratorie; rafforzamento dei sistemi di asilo e di accoglienza dei Paesi intermedi; miglioramento della capacità di gestione sul territorio africano delle persone più vulnerabili; sostegno alle comunità locali per impedire che si trasformino in elementi di facilitazione dell’immigrazione illegale; previsione di idonei canali di ingresso legale nell’Unione europea sul modello dei corridoi umanitari da noi attuati oramai da diversi anni; sviluppo di robuste iniziative per attuare i rimpatri e la reintegrazione degli immigrati da Paesi come la Tunisia verso gli Stati di origine».

L’opposizione della Polonia

«La proposta finale» di compensazione economica di solidarietà dai Paesi Ue che non accettano ricollocamenti di migranti «è di 20 mila euro e spero che potremo raggiungere un accordo». Lo ha dichiarato Maria Malmer Stenergard, ministra alla Migrazione della Svezia, Paese che presiede il Consiglio Ue, al suo arrivo al Consiglio Ue Affari interni a Lussemburgo, dove è in discussione il Patto Ue sulla migrazione e l’asilo. «Il documento che stiamo negoziando qui in realtà è un ritorno a ciò che esisteva nel 2015 è un passo indietro, non siamo andati in avanti in modo positivo. Anzi, io so che bisogna difendere le frontiere esterne, dobbiamo sapere chi entra sul nostro territorio. Noi siamo convinti che questo meccanismo non ci aiuterà così com’è stato concepito. C’è tutta una serie di condizionalità e qui si va oltre il limite di solidarietà perchè si prevede contributo finanziario di 22 mila euro. Io non credo che non sarà mai accettato da noi in Polonia», ha subito replicato il ministro dell’Interno della Polonia, Bartosz Grodecki, nel suo intervento al Consiglio Ue. «Non siamo assolutamente in grado di motivarlo alla nostra società che ha già accolto milioni di profughi dall’Ucraina e adesso dovranno pagare di tasca loro. Non va bene perchè questo sarà un vero problema, non è più un meccanismo di solidarietà», ha aggiunto.

8 Giugno 2023
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