Regionali Lazio
5:09 am, 7 Febbraio 23 calendario

Donatella Bianchi: “Trasporti a metà prezzo per i pendolari in difficoltà”

Di: Lorenzo Grassi
Donatella Bianchi
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Con Donatella Bianchi (sostenuta dal M5S e dal Polo progressista di sinistra ed ecologista) Metro inizia una serie di interviste con domande sui temi di maggiore interesse per i cittadini rivolte ai principali candidati alla Presidenza della Regione Lazio nella tornata elettorale che si svolgerà domenica 12 e lunedì 13 febbraio.

Gentile Donatella Bianchi, la vita dei pendolari resta un inferno, con collegamenti insufficienti: come dare una svolta?

«Quando sono salita sulla Viterbo-Roma, qualche giorno fa, ho capito l’inferno dei pendolari, il disagio quotidiano di linee in uno stato indecente. I collegamenti devono essere resi più vicini alle esigenze di mobilità che richiedono quotidianamente i cittadini, va migliorata l’offerta e le prestazioni dei servizi per il trasporto pubblico locale e regionale e ottimizzato lo scambio intermodale con quello privato. Altro aspetto nodale è dotare le stazioni di quanto necessario per consentire il viaggio dei pendolari in modalità di interscambio mezzo privato-mezzo pubblico. Penso a parcheggi, bici stazioni, e un allineamento e coordinamento con linee Atac di penetrazione nel territorio. Per il sistema ferroviario sono necessarie soluzioni importanti, come la revisione infrastrutturale di alcune linee ancora a binario singolo o la riapertura di vecchie tratte oggi in disuso, ma significative per la circolazione di merci e persone».

È ipotizzabile, come avvenuto in altri Paesi, un’offerta gratuita del servizio di trasporto pubblico locale?

«Non è solo ipotizzabile, è realizzabile: nel mio programma metto nero su bianco la proposta di dimezzare il costo degli abbonamenti del trasporto regionale alle fasce Isee più fragili e di offrire il trasporto gratuito per gli under 25 e gli over 65. Una proposta sostenibile per il bilancio regionale».

La raccolta differenziata stenta e la realizzazione di nuovi impianti è ostacolata da resistenze dei cittadini: come se ne esce?

«Il coinvolgimento dei cittadini e una corretta informazione sono centrali: ne ho parlato sabato scorso con i comitati di Santa Palomba e delle aree che saranno interessate dalla costruzione dell’inceneritore. Non possiamo pensare di scaricare su alcune comunità il peso di una sistema che va rivisto integralmente. Il ciclo del rifiuto parte anzitutto da un’implementazione della raccolta differenziata, mentre i tifosi dell’inceneritore mentono ai cittadini confondendo la raccolta con lo smaltimento. Occorre far crescere il Lazio su questo fronte, fanalino di coda tra le regioni italiane. Ma gli altri candidati, Rocca e D’Amato, anziché investire su questa necessità, si occupano solo di perorare la causa dell’inceneritore – quindi dello smaltimento: ma così l’immondizia sotto le case dei cittadini non verrà tolta dalle strade».

Si parla da anni di “economia circolare” e di riduzione dei rifiuti alla fonte, ma come è possibile trasformare questi concetti in realtà?

«La questione è semplice. Investire in impiantistica di prossimità e tecnologie meno impattanti, come l’ossicombustione. Non è un miraggio, ma una delle linee programmatiche perorate anche dall’Ue. Da noi però il mondo è capovolto. Preferiamo partire dalla fine del ciclo del rifiuto, ovvero lo smaltimento, senza trovare soluzioni adeguate per la raccolta. Eccoci quindi ad essere ostaggio di una megaopera inquinante, finanziata dai soldi dei cittadini (perché l’Ue non paga tecnologie che guardano al passato) e che sempre a loro costerà molto in termini di tasse per le emissioni prodotte. Un’opera che arriverà nei prossimi anni e con cui si dice di poter risolvere il problema dell’immondizia per strada – oggi. Un’opera che per essere messa a regime dovrà consumare una quantità tale di rifiuti da rendere necessaria l’importazione di pattumiera dal resto dell’Italia e dell’Europa – trasformando Roma da Caput Mundi a Caput Immondiziae».

Le Regioni hanno dovuto affrontare il ciclone Covid, che ha amplificato pregi e difetti del SSN. Quale lezione se ne può trarre?

«La pandemia ci ha fatto prendere ancora maggior coscienza di quanto sia stata devastante la progressiva politica dei tagli attuata nel corso degli anni. Soprattutto, ci ha mostrato i limiti di un sistema “ospedalecentrico”. Bisogna ripartire dalla medicina territoriale ma anche da una pianta organica del personale. Nel Lazio mancano 10 mila medici; operatori sanitari e infermieri spesso lavorano in situazioni di precarietà. Eppure sono proprio quelle donne e uomini che durante i giorni bui della pandemia abbiamo incensato, chiamato “eroi” e “angeli”. Salvo poi scordarci di loro. No, non lo permetto».

La tendenza generale è ad un impoverimento delle cure sul territorio e all’aumento del ricorso al privato. Non c’è altra strada?

«L’unica strada è il potenziamento e la riqualificazione della rete ospedaliera pubblica e il rafforzamento della medicina territoriale e dei servizi diagnostici e terapeutici di prossimità, con una complementarietà del privato al pubblico e non una sudditanza di quest’ultimo verso il privato. Questo fa il paio con la modernizzazione e la digitalizzazione delle prestazioni e dei servizi sanitari, il miglioramento dei Pronto Soccorso ed una nuova governance sanitaria regionale attraverso una riperimetrazione territoriale delle Aziende sanitarie locali per renderle più rispondenti alle esigenze dei cittadini».

I parchi regionali sono senza risorse né organici adeguati. Come valorizzare la risorsa naturale?

«Serve una riforma della legge sulle aree protette, la 394, che parametri i parchi regionali a quelli nazionali. L’obiettivo è raggiungere un’efficacia di gestione che permetta di raggiungere i goals della strategia della biodiversità, ovvero arrivare al 30% di territorio protetto entro il 2030. Infine, intervenire in questa materia consente anche di mettere a sistema un’opportunità di rilancio che, oltre ad essere ambientale, è anche socio-economico: per farlo, però, servono competenze ed investimenti».

I cambiamenti climatici mettono sempre più in crisi il mondo dello sci: va sostenuta una fruizione alternativa e più sostenibile delle montagne?

«La sempre più crescente scarsità di neve e lo “sballo” stagionale, dovuti al cambiamento climatico, impongono un ripensamento sulla fruizione delle montagne e un cambio di approccio del mondo dello sci. Non è più ragionevole usufruire a qualsiasi costo di territori preziosi per mettere a rischio la loro stessa sopravvivenza. Per questo non si può non pensare a nuove possibilità di fare turismo in alta quota. È giusto che le imprese del settore siano tutelate, ma dobbiamo evitare che i fondi previsti dal Pnrr per ampliare la superficie sciabile si trasformino in un volano per la realizzazione di progetti impattanti. Sono diversi i territori che promuovono iniziative a basso impatto. Proprio quelle andrebbero promosse».

Il Governo ha approvato l’Autonomia differenziata per le Regioni. È il modo giusto per riformare l’architettura degli Enti locali?

«Assolutamente no. È una norma Spacca-Italia, promossa da chi – come Meloni – si è riempita la bocca con la tutela dell’interesse nazionale, salvo poi pagare dazio alla Lega di Salvini e compromettere la coesione e l’integrità sociale del Paese. Avremo dunque Regioni e cittadini di serie A e altri di serie B. Rocca che dice di questa mossa del suo schieramento politico? Fa sorridere che il Lazio debba oggi essere retrocesso per un baratto politico tra FdI e Lega: a Meloni serviva l’allineamento di Salvini su giustizia (viste le bizze di Forza Italia) e presidenzialismo, il leader della Lega dal canto suo ha uno scalpo da esibire in Lombardia e nella sfida interna per il mantenimento della leadership. A rimetterci, però, sono i cittadini: 20 sistemi regionali diversi e di qualità differente, su temi decisivi come istruzione e sanità. Inaccettabile».

7 Febbraio 2023
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