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5:00 am, 10 Febbraio 23 calendario

Alessio D’Amato: “Sui rifiuti subito un termovalorizzatore per Roma»

Di: Lorenzo Grassi
Alessio D'Amato
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Con Alessio D’Amato (sostenuto da Pd, Azione/Italia Viva, Lista D’Amato, Più Europa/Radicali/Volt, Demos, Verdi/Sinistra e Psi) Metro conclude una serie di interviste sui temi di maggiore interesse per i cittadini rivolte ai principali candidati alla Presidenza della Regione Lazio nella tornata elettorale che si svolgerà domenica 12 e lunedì 13 febbraio.

Gentile Alessio D’Amato, la vita dei pendolari resta un inferno, con collegamenti insufficienti: come dare una svolta?

«Nel nostro programma i trasporti rappresentano un tema centrale per il quale ci impegneremo da subito con azioni concrete su nuove infrastrutture e mezzi. Nel Lazio alcuni progetti chiave sono già stati definiti e finanziati, come la Cisterna-Valmontone per la quale a breve partiranno lavori. Poi strategicamente sarà importante velocizzare l’iter, anche questo avviato, per la Roma-Latina. In questi anni abbiamo risollevato le sorti di Cotral che, dal baratro in cui versava, è diventata oggi un’azienda sana che può contare su una flotta di mille nuovi mezzi ecosostenibili. Il lavoro è tanto, ma si può ripartire da una base solida, l’obiettivo è quello di portare il Lazio ai livelli di altri Stati europei anche per quanto riguarda la sicurezza stradale che rafforzeremo con il programma “Lazio strade sicure”, per ridurre gli incidenti attraverso la riqualificazione delle strade, campagne di sensibilizzazione nelle scuole, servizi di assistenza psicologica alle persone coinvolte in incidenti stradali, collaborazione con i Comuni e forze di polizia».

È ipotizzabile, come avvenuto in altri Paesi, un’offerta gratuita del servizio di trasporto pubblico locale?

«Nei primi cento giorni di governo realizzeremo un piano che consentirà ai giovani fino a 25 anni e agli anziani over 70 di viaggiare gratis sui mezzi di trasporti pubblico della Regione. È un provvedimento contenuto in modo dettagliato nel nostro programma, sostenuto dalle coperture economiche necessarie e con il quale vogliamo restare al fianco delle fasce più deboli della popolazione, favorendo l’utilizzo del trasporto pubblico a discapito del mezzo privato».

La raccolta differenziata stenta e la realizzazione di nuovi impianti è ostacolata da resistenze dei cittadini: come se ne esce?

«Parliamoci chiaro. Il problema dei rifiuti si risolve solo se si affrontano tutti i temi sul tavolo in maniera organica, ma si deve partire da un punto fermo: il ciclo dei rifiuti va chiuso e per questo il termovalorizzatore va fatto. Di certo con tutte le valutazioni tecnico-scientifiche del caso, ma la direzione è quella, peraltro già presa dal Governo che ha deciso di nominare un commissario (il Sindaco Gualtieri). Dai miei avversari su questo tema sento ancora tentennamenti e incertezze, e così, lo dico chiaramente, non si va da nessuna parte. Qui si parla di decoro e salute pubblica, Roma, la Capitale d’Italia, non può mandare in giro per il Lazio, e in altre regioni i suoi rifiuti perchè non riesce a smaltirli, peraltro con costi enormi a carico dei contribuenti e un impatto ambientale significativo, se consideriamo che i rifiuti non si spostano da soli ma su mezzi che ovviamente inquinano. È una situazione paradossale che va risolta e per farlo, Regione Lazio e Campidoglio devono lavorare insieme senza contrapposizioni».

Si parla da anni di “economia circolare” e di riduzione dei rifiuti alla fonte, ma come è possibile trasformare questi concetti in realtà?

«L’economia circolare fa parte di quelle politiche nuove che vanno attuate con la piena collaborazione di tutti: imprese, istituzioni, territorio e cittadini. È una sfida globale non solo nel campo dei rifiuti. In questo senso mi permetto di dire che La Regione Lazio è stata la prima in Italia ad aver approvato il Piano regionale di Transizione Ecologica, grazie al quale abbiamo programmato gli obiettivi globali di sostenibilità da qui ai prossimi anni e fino al 2050 per un totale di 5,9 miliardi complessivi».

Le Regioni hanno dovuto affrontare il ciclone Covid, che ha amplificato pregi e difetti del SSN. Quale lezione se ne può trarre?

«La prima lezione è sicuramente quella che riguarda le risorse: la Regione Lazio ha svolto un lavoro gigantesco per contrastare il Covid, e questo è sotto gli occhi di tutti. Siamo stati un modello in Europa e nel mondo. Oggi lo possiamo dire: abbiamo lottato e vinto una guerra con l’impegno di tutti, tirando fuori il massimo da ogni singola struttura a disposizione, con le risorse che avevamo. Per questo vedere che l’attuale Governo Meloni non ha messo un euro in più sulla Sanità è un segnale davvero preoccupante. È stato anche definanziato il miliardo di euro che era stato stanziato dal Governo precedente per le liste di attesa, mentre si è voluto finanziare il mondo del calcio, questo mi fa rabbia».

La tendenza generale è ad un impoverimento delle cure sul territorio e all’aumento del ricorso al privato. Non c’è altra strada?

«La strada è proprio quella che deve portare alla sanità territoriale: bisogna utilizzare al meglio i fondi del Pnrr, portare al massimo la digitalizzazione nei percorsi sanitari e dare una spinta alle cure domiciliari per gli anziani. Noi abbiamo tirato fuori la Regione da un dissesto economico che ha causato il blocco del turn-over al 90%. Dal 2015 ad oggi abbiamo iniziato la stabilizzazione dei precari e portato il reclutamento del Lazio al doppio rispetto alla media italiana. Sono stati approvati e finanziati progetti per sei nuovi ospedali. Da presidente della Regione proporrò la creazione di una “Cittadella della Salute” tra le più grandi d’Europa, formando un quadrilatero tra Forlanini, Bambino Gesù, Spallanzani e San Camillo».

I parchi regionali sono senza risorse né organici adeguati. Come valorizzare la risorsa naturale?

«Nel Lazio le risorse naturali rappresentano un valore aggiunto: i parchi sul nostro territorio non solo devono essere tutelati ma possono diventare motivo di attrazione turistica. Noi vogliamo valorizzare l’ecosistema della nostra Regione. Pensiamo al mare: abbiamo 350 km di coste, oltre 34 mila imprese, 140 mila occupati, 8 miliardi di fatturato, il 34 % di quello che produce l’intero settore italiano. Ecco perchè nel mio programma ho proposto la creazione di un Assessorato all’economia del mare. Uno strumento che nessuna Regione italiana ha mai adottato e che possa far diventare il Lazio una “nave del futuro” per sfruttare al massimo le potenzialità di questa risorsa e sostenere le aziende del settore, creando sviluppo e lavoro anche in altri ambiti legati appunto al turismo».

I cambiamenti climatici mettono sempre più in crisi il mondo dello sci: va sostenuta una fruizione alternativa e più sostenibile delle montagne?

«Questo è un settore particolarmente provato, prima dal Covid e senza dubbio, ma da diverso tempo, anche dai cambiamenti climatici che purtroppo, è sotto gli occhi di tutti, hanno tolto la neve alle nostre montagne e dalle piste da sci nel corso della stagione invernale, qui sugli Appennini e anche al Nord. Probabilmente va ripensato un modo alternativo e più sostenibile per le nostre montagne, penso a quelle del reatino per esempio. Ma per fare questo occorre anche un cambiamento culturale, affinché chi sceglie la montagna, d’estate o in inverno, comprenda che abbiamo di fronte un ecosistema più fragile rispetto a prima in cui i nostri comportamenti fanno la differenza. Le istituzioni in questo devono essere in prima linea e dare il buon esempio, promuovendo iniziative e campagne informative e di sensibilizzare tutti, per aiutare a rispettare e tutelare le nostre belle montagne».

Il Governo ha approvato l’Autonomia differenziata per le Regioni. È il modo giusto per riformare l’architettura degli Enti locali?

«Assolutamente no. Insistere sull’autonomia differenziata è dannoso per Roma e il Lazio, creando dei cittadini di serie A e cittadini di serie B. Perchè con il calcolo della spesa storica, ci sarebbero meno risorse per settori cruciali come la sanità o l’istruzione e i trasporti. Quella avanzata dal Governo Meloni è una proposta senza senso che farebbe perdere migliaia di posti di lavoro con conseguenze negative sulle famiglie e sulle imprese in modo particolare per il per il tessuto medio e piccolo. È un provvedimento sul quale daremo battaglia e che non deve assolutamente passare per il bene di tutto il Paese».

Si parla di elezione diretta dei vertici da estendere a Governo e Quirinale.

«È uno dei punti del programma del Governo Meloni che però presuppone anche una riforma della Costituzione. Io, e lo dico per far capire quanto è importante la nostra Costituzione per me e non solo, ho deciso di aprire i punti fondamentali del programma della mia coalizione proprio citandone un articolo. Ecco questo per dire che la Costituzione è parte della nostra storia, e che forse prima di pensare a come e dove modificarla sarebbe meglio risolvere i problemi del nostro Paese che, ora più che mai, ha bisogno di essere sostenuto per uscire dalla crisi economica degli ultimi anni».

10 Febbraio 2023 ( modificato il 9 Febbraio 2023 | 16:42 )
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