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9:55 pm, 21 Dicembre 22 calendario
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Caso Omerovic, agente arrestato per tortura

Di: Redazione Metronews
Caso Omerovic agente arrestato
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Agente arrestato per tortura nel caso Omerovic, il rom sordomuto di 28 anni precipitato lo scorso 25  luglio dalla finestra del suo appartamento a Primavalle. Altri tre poliziotti sono indagati per falso.

Caso Omerovic, agente arrestato per tortura

Dopo quasi cinque mesi c’è una svolta nelle indagini che riguardano la caduta di Hasib Omerovic, il rom che la scorsa estate rischiò di morire dopo un volo di diversi metri mentre un gruppo di agenti del commissariato di Primavalle era entrati in casa sua. Erano lì per identificarlo, in seguito a diverse segnalazioni di abitanti del quartiere che avevano indicato Omerovic come un molestatore di minorenni. Una procedura anomala quella dei poliziotti, presa senza avvisare preventivamente i loro superiori.

Secondo l’accusa l’agente finito ai domiciliari, l’assistente capo A.P. di 51 anni, avrebbe compiuto una sorta di spedizione punitiva. Il pomeriggio del 25 luglio, questa la ricostruzione del pm Stefano Luciani l’agente ammanettò Omerovic con un cavo elettrico e lo legò a una sedia, ricoprendolo di insulti, schiaffeggiandolo e minacciandolo con un coltello. Tutto davanti agli occhi della sorella disabile del rom. La ragazza è affetta da ritardo mentale, ma le valutazioni dei periti e le testimonianze che ha reso in tribunale la descrivono come capace di rendersi conto di ciò che le accade intorno e di riportarlo. Il gip che fa firmato l’ordinanza ha scritto che quelle violenze hanno indotto Omerovic  a cercare una via di scampo lanciandosi attraverso la finestra.

I colleghi indagati per falso

Gli agenti che erano con l’assistente capo sono ora indagati per falso: sono una ragazza di 21 anni e due ragazzi di 28 e 34 anni. Quest’ultimo però ha collaborato con gli investigatori della Squadra Mobile che hanno lavorato sul caso su mandato della Procura. Ai colleghi ha confermato le violenze che già la sorella di Omerovic aveva raccontato agli inquirenti. Ha detto che aveva cercato di far smettere l’assistente capo, mentre l’altro agente rimaneva impassibile e la collega di 21 anni cercava di calmare la sorelle di Omerovic.

Le due testimonianze divergono su un punto cruciale. L’agente sostiene che il rom non volesse suicidarsi né tantomeno che sia stato spinto dall’assistente capo. La sorella di Omerovic insiste nel dire che il fratello è stato gettato nel vuoto con la forza.

Un punto delicato e sul quale gli investigatori stanno ancora lavorando. Quello che secondo la loro ricostruzione è certo, riguarda le violenze volontarie dell’assistente capo, presunto ideatore della spedizione punitiva. Anche per questo il reato contestato al momento è la tortura e non il tentato omicidio.

Non hanno giocato a favore dell’arrestato le foto che lui stesso aveva scattato con il cellulare durante il blitz, per dimostrare che nessuno aveva lanciato Omerovic attraverso la finestra. Nelle immagini si vedono i segni ai polsi del 28 enne, provocati dal filo elettrico che l’assistente capo aveva usato per immobilizzare il rom. Omerovic era poi uscito dal coma, ma sta ancora scontando le conseguenze della caduta.

Nel firmare gli arresti domiciliari il gip Ezio Damizia ha descritto l’indole violenta dell’agente 51 enne. che in passato era già stato oggetto di provvedimenti per il suo carattere violento, anche con un richiamo scritto. Comportamenti che secondo il giudice giustificano la misura restrittiva e la sospensione dal servizio.

21 Dicembre 2022
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