Roma
7:16 pm, 15 Dicembre 22 calendario

Residenza agli occupanti fragili al via, migliaia le richieste

Di: Redazione Metronews
Residenza agli occupanti fragili
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Parte la prossima settimana la procedura per il riconoscimento della residenza agli occupanti fragili, e sono migliaia le richieste previste. Chi vive in occupazione, in situazioni informali o in alloggi popolari, potrà avanzare la domanda per ottenere la residenza anagrafica e l’allaccio dell’utenze. Di conseguenza potrà accedere a una serie di servizi pubblici sotto casa, come sanità e scuola.

Residenza agli occupanti fragili al via, tante le richieste

La misura interesserà migliaia di persone che vivono nelle occupazioni “socio-abitative”. Si tratta di scuole, ex caserme, stabili abbandonati e alloggi popolari. Ieri l’assessore capitolino al Decentramento Andrea Catarci, dopo un lavoro di settimane con il prefetto Bruno Frattasi, ha emanato la circolare che disciplina la direttiva del sindaco Roberto Gualtieri.

Il provvedimento che le opposizioni di centrodestra avevano contestato,  era finito sotto la lente della prefettura. Tra i nodi  c’era l’eventualità di infiltrazioni criminali tra i richiedenti. La circolare opera in deroga all’articolo 5 del cosiddetto decreto Lupi. La legge del 2014 impedisce il riconoscimento anagrafico della residenza a coloro che vivono in occupazione. Prevede però per i sindaci la possibilità di attuare deroghe. E la direttiva di Gualtieri si è mossa in questo senso.

«Ringrazio il prefetto per il lavoro svolto insieme. La circolare emessa è condivisa parola per parola con la prefettura, c’è stata un’ottima sinergia e ora lo strumento è operativo», ha spiegato l’assessore Catarci.

Chi ha diritto a fare richiesta

Sono due i grandi gruppi che potranno presentare domanda: persone e nuclei familiari svantaggiati dal punto di vista sociale (che abbiano quindi in carico disabili, minorenni, anziani dai 65 anni in poi). Persone e nuclei familiari in condizione di svantaggio economico, ovvero con un reddito cumulativo annuo non superiore ai 21.200 euro.

La fascia di reddito di povertà è quella individuata dalla Regione Lazio, secondo i parametri di riferimento territoriale. Saranno esclusi coloro che negli ultimi cinque anni abbiano riportato una condanna per reati, per lo più legati alla criminalità organizzata o alla mafia, in doppio grado di giudizio.

Potranno far domanda anche tutti i migranti, richiedenti asilo e rifugiati, in possesso del permesso di soggiorno, seppure non siano in grado di certificare il reddito. La richiesta può essere presentata recandosi agli uffici anagrafici del Municipio di riferimento, oppure può essere inviata tramite pec.

I richiedenti dovranno compilare un modulo, in autocertificazione, in cui si chiede di indicare di quale dei due gruppi si fa parte (svantaggio sociale o svantaggio economico) e in cui si autodichiara di non avere condanne per i reati contemplati. Nelle successive 48 ore, con la formula del silenzio assenso, se l’interessato non riceve alcuna comunicazione dagli uffici municipali, può ritenere riconosciuta la residenza.

Avrà poi 60 giorni di tempo per richiedere l’allaccio delle utenze (è obbligatorio) e consegnare la relativa documentazione, in presenza, agli uffici anagrafici di zona. Nei 45 giorni successivi alla domanda, gli uffici capitolini faranno le verifiche amministrative sulle autocertificazioni.

L’assessore Catarci: «Le richieste saranno evase, inutile accalcarsi»

«Tengo a far sapere che la misura c’è e resta, stiamo organizzando gli uffici, la circolare sarà operativa per sempre e non c’è la necessità di accalcarsi con le richieste nei primi giorni», ha chiarito l’assessore Catarci, aggiungendo: «Nei prossimi mesi la procedura sarà disponibile interamente online. Stiamo predisponendo la procedura digitale, grazie al sistema capitolino e al collegamento virtuale con l’anagrafe nazionale».

Critici i consiglieri di Azione

Critici i consiglieri comunali di Azione Flavia De Gregorio, Francesco Carpano e Dario Nanni: «La decisione di raddrizzare la direttiva ed escludere dai casi di concessione dell’occupazione abusiva, ad esempio, categorie criminose ci dice che la direttiva è stata congegnata con superficialità. Inoltre ora si prevede un’autocertificazione di fragilità da parte delle famiglie occupanti. Torniamo al problema dei problemi: chi controlla? Possiamo imbastire un sistema basato solo sull’auspicio di buona fede degli occupanti? Occorrono figure che possano esercitare i dovuti controlli senza timore di incorrere in problemi giudiziari o peggio, ma soprattutto ci vuole una visione complessiva e definitiva sulla questione, che ad oggi non vediamo».

15 Dicembre 2022
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